Gli operai Indesit sono determinati. “Non abbiamo intenzione di cedere, non permetteremo che le nostre lavatrici vengano prodotte all’estero. In quarant’anni Indesit Company ha richiesto impegno e sacrifici e abbiamo risposto sempre in maniera eccellente: raggiungendo la massima efficienza in tempistiche e qualità”. Giovedì i lavoratori campani hanno manifestato contro i 1.425 licenziamenti annunciati, questo è il diario della loro protesta.
Ore 7:00 Stamattina la sveglia ha suonato presto come ogni giorno. E, con la solita dedizione, dalle 7,55 alle 8,55 ci si ritrova sui propri posti di lavoro per effettuare un’ora di lavoro.
Ore 8:55 Terminata la prima ora di lavoro ci raduniamo all’ingresso dello stabilimento, tutti. Uniti da una forte determinazione. I visi sono tesi, emozionati, negli occhi di ciascuno si legge rabbia ma anche tanta commozione,”Non possono portarci via il lavoro”, dice qualcuno. “ Abbiamo fatto tanto…”
Determinati e decisi a sfidare anche il sole caldo, che finalmente riscalda giugno, oggi dimostreremo la nostra forza di volontà, la nostra fermezza.
CLICCA SULLA FOTO
Ore 9:15 La folla è numerosa. Ci sono tante bandiere, qualcuno indossa magliette realizzate ad hoc con frasi come “Caserta non si tocca”, altri invece con intelligente ironia hanno in testa cilindri rossi realizzati con cartoncini a voler rappresentante il fez, il cappello rosso diffuso nella Turchia degli Ottomani. “Noi siamo i turchi napoletani!”, dicono.
Ore 9:30 Il corteo è in movimento, il cammino è lungo, il percorso difficile, ma nessuno sembra essere spaventato. Ci sono operai Indesit, impiegati, dirigenti, c’è parte dei lavoratori dell’indotto. A saperla leggere, c’è tutta la storia dell’area sud dell’impresa.
Qualcuno ha portato tamburi e marca il ritmo, ci sono megafoni e ci sono dei veri Leoni a guidare il corteo: figli dell’Indesit che stimolano i manifestanti, che li guidano. Viene percorsa la la statale Via Appia 7/Bis. “Indesit è italiana non turca”, urliamo.
ore 10:30 Attraversiamo Teverola e c’è una graditissima sorpresa: il sindaco della cittadina si unisce al corteo, regge uno striscione con i manifestanti e li affianca. Urla e applausi, ci sentiamo meno soli. “Teverola non si Tocca!” è il grido che accompagna il corteo.
Ore 11:28 Entriamo ad Aversa, un gruppo di studentesse affacciate ad un balcone applaudono il corteo, urlano frasi di vicinanza e affetto nei confronti di quei lavoratori che sfidano il caldo e la stanchezza. Alcuni negozianti di bar locali raggiungono il corteo, distribuiscono bottiglie d’acqua gratuitamente. I nostri visi sono stanchi ma decisi, gli occhi sono determinati.
Ore 12:00 Dopo una marcia lunga più di 6 chilometri i manifestanti arriviamo nella piazza antistante la stazione ferroviaria di Aversa. Non entriamo in stazione, nessun gesto violento. Solo la serietà e la coerenza che ci contraddistingue. È presente il sindaco della città normanna e i sindacalisti delle sigle di categoria dei metalmeccanici. Ci sono diversi interventi.
“In molti pensavano che oggi non ce l’avremmo fatta ad arrivare fino alla stazione di Aversa”, afferma parlando ai lavoratori il segretario di Caserta della Uilm Antonello Accurso, “qualcuno diceva che in tanti si sarebbero fermati per strada, ed invece così non è stato; anzi numerose persone si sono unite a noi, per solidarietà, lungo il tragitto. Questo è un segnale chiaro: non ci fermeremo fin quando Indesit non cambierà l’impostazione del suo piano industriale”.
“Indesit è patrimonio di tutta la regione Campania e tutta la regione Campania è pronta a difenderla.” Siamo tutti stanchi, ma soddisfatti. Continuano le urla, continua la musica, continuerà la determinazione perché “Indesit non si tocca, Caserta non si tocca”.
di Valentina Arces