Per quale motivo secondo Hayek e gli altri autori austriaci un livello così basso dei tassi di interessi ha come conseguenza il prodursi di un boom e di una successiva crisi? In definitiva, osservando l'evoluzione dell'inflazione durante il periodo 2001/2008, questa non è mai stata su livelli preoccupanti (solo verso la fine del 2007 si avvicinava al 5%); l'economia cresceva in maniera robusta, il livello dei prezzi non procurava particolari preoccupazioni.
Leggendo i fatti con lenti austriache, si può sostenere che il basso livello dell'inflazione dei prezzi dei beni finali abbia fuorviato i policymakers. Il problema infatti di ragionare sul livello generale dei prezzi è il non sapere molto circa l'evoluzione sottostante dei prezzi relativi.
Hayek su questo è molto chiaro, quando alla fine della prima lezione di Prezzi e Produzione, quando critica espressamente chi considera obiettivo di politica monetaria il tenere stabile il livello dei prezzi; ogni cambiamento nella quantità di moneta, qualunque sia l'influenza sul livello dei prezzi, deve sempre influenzare i prezzi relativi:
Hayek fa quindi notare come un ciclo di boom e bust si possa sviluppare anche in presenza di sostanziale stabilità dei prezzi; il ciclo opera al di sotto, quando l'aumento nella quantità di moneta cambia la convenienza degli imprenditori nello scegliere dei metodi di produzione più lunghi, maggiormente indiretti usando il linguaggio di Bohm-bawerk (come mettevamo in evidenza nel capitolo sul ciclo, la riduzione del saggio di interesse provoca ipso facto un aumento relativo del saggio di salario reale, aumentando la convenienza a sostituire lavoro con capitale); l'abbassamento del tasso rende poi convenienti progetti di investimento che con un tasso più elevato non lo erano; in special modo progetti la cui durata è più estesa nel tempo.
Se si considera un indice mondiale delle azioni (come fa T. Polleit in un paper del 2008 "Credit Crisis"), si constata un picco dell'indice a 240 nel 2000 (su una base di 100 nel 1995), un crollo a 120 nel 2003, per poi risalire fino a 280 alla metà del 2007. I prezzi delle abitazioni sono invece saliti, in termini reali, di oltre il 30% tra il 2003 e il 2007, in paesi come gli Usa, il Regno Unito e altri paesi europei.
Un altro effetto importante del livello tassi è nell'incrementare l'incentivo all'assunzione di rischio da parte degli operatori finanziari: "Allorché i tassi di interesse divengono insolitamente bassi, può diventare difficile realizzare i rendimenti promessi da tali contratti. Le società finanziarie
reagiscono quindi assumendo rischi maggiori nella speranza di generare i ritorni necessari a mantenere la redditività [...] Di conseguenza, un basso livello dei tassi di interesse accresce
Tutto ciò (il boom del mercato delle abitazioni, il boom della spesa per consumi finanziata con l'indebitamento e la ricerca di rendimento) ha contribuito a distorcere la struttura macroeconomica di vari paesi. I segnali più evidenti al riguardo sono stati la drastica espansione dell'edilizia residenziale, quella dei consumi di beni durevoli, specie autoveicoli, e quella delle dimensioni
del settore finanziario