Come avrete capito io passo molto tempo al computer, principalmente per documentarmi, scrivere e segnalare. Ogni tanto però non ce la faccio più, non ho voglia di aprire certe pagine, non ho voglia di leggere brutte notizie, di arrabbiarmi, di sentirmi di nuovo in dovere di fare qualcosa… Penso che molte persone sappiano di cosa parlo.
Esempi di oggi. Innanzitutto, questo articolo del Fatto, che cita uno studio secondo cui quando si investe in sicurezza nei treni bisogna stare attenti a non spendere di più del potenziale risparmio in risarcimenti alle vittime. Una sicurezza eccessiva costa troppo. Come se si potesse mettere un prezzo alla vita umana – per di più, un prezzo che si potrebbe spalmare tra tutti gli utenti o tutti i contribuenti, e diventerebbe irrisorio per le tasche di un singolo. La logica economicista invece ha la precedenza – non è la prima volta.
Poi c’è il Messaggero Veneto. È utile per conoscere quello che succede localmente, non lo nego, ma dal punto di vista giornalistico è pessimo. Oltre all’imprecisione e alle scelte spesso trash degli argomenti da trattare c’è l’evidente manipolazione che opera. Giorni fa un giornalista raccontava l’investimento grave di una ciclista sottolineando che non portava il casco, che per legge non è obbligatorio, e che era già “stata vista sfrecciare” per il suo paese, come se questa voce avesse un qualche significato oggettivo (cosa vuol dire “sfrecciare” in bicicletta?) e in qualche modo giustificasse il suo investimento.
Poi ci sono stati i toni trionfali all’apertura del Tiare shopping, neanche fossero stati pagati per scriverne (neanche). E adesso questo: “il comune multa Telethon“. Cioè: i volontari della manifestazione parcheggiano dove non possono, i vigili hanno la sfacciataggine di fare delle multe e sicuramente, istiga la giornalista, non la passeranno liscia. Non possono passarla liscia: hanno multato la ricerca! Hanno multato l’altruismo! Non è la prima volta che leggo articoli del genere: un’altra volta si denunciò l’ardire di multare automobili parcheggiate in divieto per un funerale. Non si vorrà mica multare la gente che soffre! Che scarsa sensibilità, che cuore di pietra! C’è questa idea, direi molto italiana, per cui c’è sempre un buon motivo per non rispettare le regole. Ero a un funerale, dovevo andare a prendere il bambino, sto solo due minuti, sono un volontario Telethon, ho messo le quattro luci… ma stiamo scherzando??? I divieti di sosta sono assoluti, non: “salvo pigrizia” o: “salvo nobili motivi.” Non puoi parcheggiare lì, punto e basta: parcheggi più in là o vieni in bicicletta. L’unica eccezione sono le vere emergenze, tipo auto in panne o malore grave. Per tutto il resto non ci sono scuse.
I parcheggi in divieto sono un enorme problema a Udine. Certe sere la pista ciclabile è completamente coperta di auto o addirittura lo sono i marciapiedi; in certe strade non passano i mezzi pubblici e alle volte le auto o i camion coprono le strisce pedonali nascondendo chi vuole attraversare alle macchine che sopraggiungono. Eppure hanno tutti i loro buoni motivi. Quanti ne ho sentiti… a quelli di prima aggiungo anche: “stiamo scaricando”. E la cosa veramente grave è che queste scuse le usano anche i vigili per giustificare chi viola le regole! Una volta ho chiesto a un vigile perché non dicesse niente a un camion gigante fermo in divieto in via Vittorio Veneto e il vigile, scocciato perché gli avevo interrotto la chiacchierata con un passante, mi ha risposto: “sta scaricando”. Come se un poliziotto non volesse disturbare un rapinatore: “aspetta, sta riempiendo il sacco”. Robe da matti.
Comunque, quello che volevo sottolineare è il palese intento manipolatorio dell’articolo del Messaggero Veneto, sin dal titolo “il comune multa Telethon.” No, multa i suoi volontari pigri. E, tranne uno, i lettori abboccano tutti. Chissà quante volte avranno parcheggiato loro in divieto. Tutti solidali.
E guardate questo. Già dal titolo si capisce il tono: “resort innovativo”. In realtà è l’ennesima colata di cemento in una località deturpata dal turismo oltre ogni dire, sfruttata intensivamente, caotica, rumorosa, gettata in pasto ai turisti di mezza Europa come se non potessimo vivere senza i loro soldi, un lembo di costa che ha perso tutta la sua bellezza naturale per colpa di un cancro edilizio che pretende di crescere sempre di più, estendendosi anche dove non dovrebbe, come in questo caso. Non si può fare il bagno alla foce del Tagliamento!! Si annega!
Non serve che sottolinei il tono da volantino promozionale: ve ne accorgerete da soli se avrete voglia di leggere. È sempre così con queste nuove cementificazioni, lottizzazioni, edificazioni… trovano uno spazio entusiasta e pedissequo sul giornale locale, forse ben oliato dai soldi pubblicitari, che non si sogna quasi mai di mettere in discussione la bontà di qualsiasi progetto proposto dall’imprenditore di turno. Per fortuna qualche lettore ha capito. Ma a cosa serve? I friulani ormai pensano che il mondo si cambi incazzandosi su facebook.