Manovra Monti “Salva-Italia”, perché i governi non riescono mai a tassare i ricchi? Ce lo spiega Flavio Briatore…
Politica e Attualità
Per quale motivo i governi non riescono mai a tassare i ricchi? In questi giorni in cui si discute della manovra “Salva-Italia” di Mario Monti, che prevede una bella stangata con la reintroduzione di numerose tasse e con l’aggiunta di nuove, gli italiani esprimono il loro malcontento per queste politiche che graveranno pesantemente sulle finanze delle famiglie, già tutt’altro che solide.
Ma è possibile che non si riesca a colpire in maniera prioritaria e decisa i grandi capitalisti e si debba sempre far gravare il peso delle tasse sui ceti medi e bassi? Nel rispondere a questo quesito, mi è venuta in mente una frase che spesso
evidenziava un mio docente di economia, molto bravo e preparato: “non sarà mai possibile tassare fortemente i ricchi, perché i ricchi sono gli unici che consumano molto”.
In effetti, il potere di chi detiene dei capitali, ed ha dunque la possibilità di fare grandi spese, anche nel settore lusso, è tale da essere a tutti gli effetti una “minaccia” alla politica, facendo indirizzare altrove la sua pressione fiscale.
Leggendo una intervista a Flavio Briatore, uno dei principali imprenditori e consumatori italiani del settore lusso, ho avuto un’altra conferma di questo aspetto che, per quanto eticamente possa essere ingiusto e possa lasciare profondamente perplessi, è una realtà che dal punto di vista economico è indiscutibile.
Briatore si dichiara sfavorevole alle tasse sulle imbarcazioni operate da Monti, ed argomenta in questo modo la sua posizione: «I dati dell’Ucina (Confindustria nautica) ci dicono che il fatturato dell’industria nautica in Italia, con 20mila dipendenti diretti, si aggira sui 3,5 miliardi di euro, che diventano oltre 5 se teniamo conto dell’indotto, con altre 80mila persone, che va dalle boe agli ormeggi, dai charter ai ristoranti e al turismo in generale».
Insomma, a fronte di tot introiti per le casse statali, l’economia italiana e le numerose aziende ma, soprattutto, migliaia di lavoratori, subiscono un durissimo colpo di cui si pagheranno le conseguenze in una entità ben più forte rispetto alle entrate dell’erario.
Che ne sarà, dunque, delle imbarcazioni tassate? Semplice: si sposteranno in altri Paesi turistici, geograficamente molto vicini, come la Croazia e la Grecia, dove non sussistono costi di questo tipo. Simili “migrazioni” dei consumi possono interessare tanti altri settori che noi “gente comune” vorremmo invece che fossero pesantemente tassati. In realtà trainano l’economia nazionale ed il Pil, e gli imprenditori non ci penserebbero davvero più di una volta a chiudere baracca e a riaprirla in un’altra nazione, diminuendo l’indotto e riducendo il lavoro, come sta succedendo ormai da anni.
Viene da dire: che ne sa Briatore di come si arriva a fine mese, di cosa significa lavorare e vedersi detrarre significative percentuali da buste paghe già misere, di cosa significa non avere una pensione? Sicuramente, non ne sa nulla. Ma questa è economia e, piaccia o no, è la realtà che “impedisce” ai governi di tassare i ricchi, che si tratti di grandi imprese o di semplici capitalisti, che sono i più grandi consumatori.
Ed allora, qual è la proposta di Briatore per risanare il debito pubblico? «Io avrei fatto una patrimoniale del 5 per cento sui depositi superiori ai 300mila euro, avrei inciso realmente sui costi della politica dimezzando il numero dei parlamentari e togliendo il contributo pubblico ai partiti. E avrei imposto alla Chiesa di pagare una tassa sugli immobili di sua proprietà. Perché ci deve essere sempre qualcuno che non paga mai?».
Già, la Chiesa. In tutto ciò, che fine ha fatto questa istituzione che detiene beni dal valore inestimabile, immense proprietà, immensi capitali, e soprattutto grandissimo potere? Pare ci sia stata un’apertura in questo senso, ma ci sono troppi interessi occulti.
Che avesse ragione Briatore?
Written by Riccardo G.