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MANOWAR @Spodek, Katowice, 17.05.2014

Creato il 26 maggio 2014 da Cicciorusso

eric

La prima volta dei Manowar in terra polacca e’ un evento che non verrà dimenticato facilmente. Biglietto comprato da mesi per paura del tutto esaurito e organizzazione impeccabile stile Filini per una trasferta a 80 km dalla mia Cracovia che ha il sapore di un pellegrinaggio alla Mecca obbligatorio per ogni metallaro del Regno. Infatti gia’ alla stazione di Dworzec Główny vedo alcune faccie conosciute che normalmente incontro ai concerti in citta’. Un’ora e mezzo di autobus e vado ad incontrare il mio amico Janusz e la moglie Gośka che sono anche loro in trasferta per lo stesso motivo.

Ci rechiamo all’arena Spodek, curiosa struttura tipo palazzetto dello sport dalla vaga forma di disco volante, con il giusto anticipo. Il tanto per non fare una grossa fila e prendere una buona posizione piu’ o meno al centro dell’arena. Ora c’e’ da dire che fare la fila e’ lo sport nazionale polacco, ed e’una reminiscenza dei “tempi del socialismo”, come li chiamano loro, quando per ottenere prodotti “esotici” rigorosamente razionati per famiglia tipo agrumi, cioccolata o anche carne commestibile dovevi fare file di ore. Sembra che ci provino proprio gusto. Ci hanno fatto pure un gioco da tavolo di recente, una sorta di gioco dell’oca/simulatore di file che e’ pure andato a ruba nei negozi.

Arriviamo al banchetto del merchandising dove la mia attenzione viene subito attirata da una t-shirt bianca in vendita, con il sacro logo davanti e una bella scritta sul retro che dice BORN TO DRINK, ROCK AND FUCK. Ammetto che la tentazione e’ stata forte. Andare a lavorare in ufficio con quella maglietta dev’essere una sciccheria… Chissà cosa ne penserebbe la tipa del dipartimento delle Risorse Umane, che solitamente ci spacca le palle per un paio di pantaloni corti. Invece opto per una piu’ innocua maglietta con l’omino palestrato sulla biga e una frase del testo di King of Kings riportata sul retro.

Tappa sucessiva: chioschetto delle birre, dove servono il prodotto nazionale, la famigerata birra Tyskie, uno status symbol tra i senzatetto che popolano i giardinetti e i parchi urbani in generale. Qui emerge un’altra delle grandi contraddizioni di questo paese. Un paese in cui trovare una rivendita di liquori aperta 24 ore su 24 e’ piu’ facile che trovare uno sputo sul marciapiede. Un paese dove l’alcolismo e’ piu’ che tollerato, se non incoraggiato, diciamo. Un paese dove vendono la birra negli stadi, pur essendo patria di hooligans tra i più feroci in Europa. Ebbene per questa particolare occasione la vendita e’ stata ristretta ad una zona dell’arena transennata tipo lebbrosario e in cui e’ reperibile solo una birra leggera da 3.5 gradi. Immaginate il mio disappunto. Gia’ pregustavo la solita copiosa bevuta da concerto. E invece nulla.

Ci schieriamo in assetto da battaglia mezz’ora prima dell’inizio e vedo che l’atmosfera e’ elettrica. L’attesa e’ spasmodica e in sottofondo ci sono le solite musichette orchestrali che creano una sorta di epica anticipazione a quanto sta per accadere. E poi l’inferno.

karl
I nostri salgono sul palco accompagnati dal ruggito feroce della folla che gia’ mi schiaccia contro le transenne. Manowar e Blood of My Enemies scorrono veloci mentre cerco di non cadere in battaglia tra i panzoni attorno a me e i classici energumeni polacchi che spingono e sgomitano. Sono costretto ad usare tutta la mia forza per sopravvivere all’assalto ed ecco che altri classici si susseguono. Sign of The Hammer, Kingdom Come, Wheels of Fire, Hail and Kill, Kings of Metal, Heart of Steel (d’altronde e’ la tournée che celebra il 25esimo anno dall’uscita di Kings of Metal, non dimentichiamolo)…

Se proprio devo fare una critica, direi che i pezzi veloci tipo Wheels of Fire non rendono al meglio e non risultano quindi coinvolgenti come i classici inni mid tempo che la folla canta a squarciagola. E’ la volta di Dawn of Battle (la loro cosa migliore degli ultimi 10 anni) ed e’ sempre un bagno di sangue intorno a me. Devo dire che il paragone fatto dalla stampa specializzata locale con la Battaglia di Grunwald del 1410 e’ quantomai azzeccato. In particolare mi colpisce un tizio dietro di me che in teoria sarebbe a distanza di sicurezza dal sottoscritto, ma in pratica, grazie alla voluminosa pancia, riesce a toccare la mia schiena. Pare incinto di 7 mesi.

Il mio amico Janusz ogni tanto deve raccogliere la moglie da terra o farle da scudo contro l’assalto barbarico della ferocissima calca. Dopo il solito assolo alla cazzo di cane di Joey segue un piccolo intervallo esilarante in cui il nostro è sul palco da solo e l’effetto sonoro “passi da gigante con terra che trema” scandisce il suo passeggiare con in mano l’onnipresente lattina di Tyskie (che io amichevolmente ho ribattezzato “Teschio”). Segue improbabile monologo imparato a memoria in polacco in cui si afferma che chi non apprezza i Manowar se ne puo’ pure andare a fanculo (“SPIERDALAJ!”) e le solite chicche kitsch che tanto ci mandano in visibilio da decenni.

Lo stato di salute della band è ottimo. Eric spacca e Karl Logan e’ sempre mostruoso. C’e’ ancora tempo per l’inno Warriors of The World United e per vedere Joey strappare le corde del suo basso. Dopodiché si chiude con The Crown and The Ring, uno dei punti forti della serata. Il pubblico e’ tutto schierato con i pugni in aria e si canta a squarciagola. Un’ emozione fortissima!

La mia serata non e’ pero’ ancora terminata. Si va a trovare i genitori della mia amica Gośka a fine concerto, i quali, come da tradizione, ci accolgono con bottiglie di Żubrówka e Żołądkowa Gorzka Miętowa e dopo i numerosissimi shot di vodka col padre della mia amica si va tutti a nanna per poi svegliarsi la mattina dopo con un “kac” fortissimo (pronunciato “cazz”, parola informale che indica i postumi di una sonora sbornia) ma con un sorriso a 45 denti dopo l’epica battaglia vinta senza fare prigionieri.

Hail Manowarriors! Pozdrowienia z Polski!!



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