Brown Ribbon era il nastrino di una vecchia campagna contro l'ipocrisia "Politically Correct"; ora è il titolo della rubrica di RightRugby per le polemiche controcorrente. Una rubrica che non ha paura di rischiare tackle un po' alti o prese di posizione apparentemente imbarazzanti, come quella di Bakkies Botha su Jimmy Cowan nel logo. Del resto: "If you can't take a punch, you should play table tennis".
Stavolta il nastrino marrone s'ispira al recente libro di Andrea Ballarini:"Manuale di conversazione - Come fare bella figura in salotto (senza necessariamente sapere quel che si dice)", nato come godibile rubrica de IlFoglio di finto Bon Ton nei conversari, che stigmatizza i luoghi comuni e i soporiferi loop politically correct para- intellettuali di quella provincia culturale cui è s'è ridotta l'Italia.
Ne allestiamo quindi il capitolo "rugby", da pub e da salotto, con alle spalle un po' d'esperienza di vita vissuta (in salotto e al pub ovviamente, ma anche in giro per la Rete mica si scherza).
PS.: ogni contributo in forma di commento sarà il benvenuto.
Manuale di conversazione - Il rugby
- Il rugby, sport rude ma assolutamente non violento. Stroncare l'adagio citando Berbizier: "Chi non riesce a reggere un cazzotto, meglio si dedichi al tennistavolo". Cogliere l'occasione per stigmatizzare le etichette buoniste.
- "Ecco la ricetta facile facile per risollevare il rugby italiano: basterebbe ...". Freddare l'esaltato col medesimo sguardo con cui vostro padre compativa coloro che al bar esponevano la loro soluzione "facile facile" al problema della nebbia in Val Padana.
- Ironizzare sulla definizione del rugby sport di contatto: lo è il ballo, il rugby è un combattimento. Meglio usare "lotta" nel caso di ambito intellettual-progressista. Evitare di chiosare "à la guerre comme à la guerre" anche nel caso di pronuncia francese impeccabile: fa cultura media.
- Destare ilare scalpore notando che molti dei più competenti giornalisti e commentatori specializzati, risultino del tutto inadatti al rugby dal punto di vista fisico. Name dropping consigliabile, ma solo usando cenni affettuosamente familiari. Nel caso di urto di sensibilità personali, deviare prontamente la discussione su Brunetta e il Cav.
- Reagire con sarcasmo venato di gravità ad eventuali cenni allo "sport adatto ad ogni taglia fisica", qualifica come à la page, "australi". Scagliarsi contro il rugby League, definendolo eccitante come un film porno ripetuto per due ore, riporta sagacemente ad ambiti più Britons.
- Nel rugby le decisioni dell'arbitro si accettano e non si criticano. Convenirne gravemente facendo paragoni con la situazione del calcio, rivela la triste condizione di orecchiante poco informato e per giunta snob. Scusabile solo se proferito da anziano educatore o da fanatico abbonato alla CurvaSud.
- Rivendicare con orgoglio di fischire il calciatore avversario mentre piazza fa bon vivant, rivela capacità di compenetrarsi con la parte più sana e virile delle passioni popolari. Contrapporsi apertamente a "quelli che se n'intendono" e lo biasimano, insinuando col tono affettato una loro omosessualità celata. Evitare di rovinare tutto con un "me ne frego".
- Il rugby è di destra o di sinistra? All'emergere della tesi destra, ricordare Mandela; per la sinistra, lasciar cadere la frase dell'estremista Labour Philiph Toynbee: "A bomb under the West car park at Twickenham on an international day would end fascism in England for a generation". I più non afferreranno lo houmor inglese ma altri apprezzeranno la vostra dimensione culturale proiettata oltre la provincia.
- Solo chi ha giocato può capire davvero il rugby. Approvare enfaticamente qualifica come ex o attuale giocatore; far notare come ciò sia condizione necessaria ma spesso non sufficiente, certifica che avete giocato più di un paio di partitelle tra amici e che di rugby e sui commentatori la sapete lunga.
- Il pack è ambito d'estrazione tipicamente popolare e solidale, i trequarti club elitario individualista; contrapporre che, con l'eccezione degli Argentini, lo schieramento politico medio per reparto risulti sovente l'esatto opposto di quanto ciò parrebbe implicare, testimonia la caustica irriverenza dell'autentico outsider intellettuale.
- Commentare l'arrivo di Jacques Brunel alla guida della nazionale Azzurra parafrasando il classico detto tra gallesi e inglesi: "Il rapporto tra italiani e francesi è basato sulla fiducia e sulla comprensione. Loro non si fidano e noi non li capiamo". Compensare la battuta antigallicana potenzialmente invisa ai più sofisticati gauchiste, con una critica a caso a Mallett.
- Se la discussione scivolasse sull'omosessualità nel rugby, rammentare l'antico motto degli All Blacks "Subdue and penetrate", sottometti e penetra. A scanso di equivoci, ammiccare verso le signore.
- Le nazionali più blasonate si possono permettere degli equiparati perchè hanno anche una base locale solida, mentre noi cosa abbiamo? Osservare pacatamente che non ci sono più le stagioni di una volta e trovare una scusa qualsiasi per recarsi al banco o al buffet.
- In Inghilterra un milione e mezzo circa di iscritti, in Francia quattrocentomila circa, da noi quarantamila compresi i cinquantenni che risultano ancora tesserati, così che la FIR prenda più soldi dall' IRB, pure su questo Dondi ci mangia! Accondiscendere gravemente, fingendo di aver appena ricevuto un sms e spiacersi di dover rispondere con urgenza.
- Comunque non c'è drop, percussione, ruck o mischia di All Blacks che valga un solo dribbling di Messi o un lancio di Pirlo: a chiunque si permetta di fare affermazioni così cheap, dar tranquillamente dell'Ivan Zazzaroni e allontanarsi ridacchiando.
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