7 gennaio 2014 • Interviste, Vetrina Cinema
Manuela Tempesta presenta ad Oggialcinema il suo primo film come regista, PANE E BURLESQUE, una commedia corale al femminile che s’ispira a Full Monty.
1. Raccontaci di te delle tue esperienze professionali fino ad oggi…
Ho sempre amato molto scrivere e lavorare nel cinema, ma dietro le quinte, come autrice. Così, prima di laurearmi al D.a.m.s con una tesi in Filmologia, ho partecipato e vinto qualche concorso di scrittura: nel 2003, con la sceneggiatura di un corto, ho vinto il primo premio al festival A CORTO DI IDEE organizzato ad Aosta, mentre nel 2002 sono stata finalista a SCRIVIROMAGIOVANE, un concorso patrocinato dal Premio Solinas. Nel 2004, dopo aver frequentato il Corso Superiore per Sceneggiatura presso la Scuola di Cinema di Barbarano Romano (diretta da Marco Muller),ho scritto la sceneggiatura del mediometraggio LASSU’ I RUMORI DEL MONDO NON ARRIVANO, diretto da Alessandro Stevanon. Nel 2006 ho iniziato a lavorare come sceneggiatrice e aiuto regista per il film-documentario NON TACERE, che racconta la storia di don Roberto Sardelli e della scuola 725, fondata tra i baraccamenti di Roma alla fine degli anni ’60. Il documentario ha vinto numerosi premi in vari festival ed è stato finalista nel 2009 ai David di Donatello. Da lì, ho continuato ad ideare e a scrivere altri soggetti e documentari, tra i quali NANNARE’ (in coppia con Chiara Bondì), ma soprattutto PIETRO GERMI:IL BRAVO, IL BELLO, IL CATTIVO, diretto da Claudio Bondì e coprodotto da La7, selezionato al Festival di Cannes del 2009 nella sezione “Cannes Classic”. Dopo Cannes ho avuto l’occasione di cimentarmi ancora con la scrittura e di firmare, con Maria Sole Tognazzi, il soggetto del film-documentario RITRATTO DI MIO PADRE, che racconta attraverso un taglio originale la vita e la carriera di Ugo Tognazzi. Come NON TACERE, anche RITRATTO DI MIO PADRE, nel 2011, è stato finalista sia ai David di Donatello che ai Nastri d’Argento, ricevendo una menzione speciale.
Tra il 2010 e il 2012 ho lavorato per Endemol e Mediavivere sui set di varie fiction, ta cui SOS BEFANA, UN AMORE E UNA VENDETTA, PROVACI ANCORA PROF 4, LE TRE ROSE DI EVA, ROSSO SAN VALENTINO. Nel 2011 ho collaborato , come aiuto regista, con Massimiliano Bruno. Insieme ad un gruppo di attori di talento e alla partecipazione di alcuni autori abbiamo portato avanti un Laboratorio teatrale. Quell’anno, infine, ho lavorato anche nel film CI VEDIAMO A CASA, diretto da Maurizio Ponzi. Nel 2012 ho seguito come consulente il film-documentario CARLO!, che racconta la vita e il cinema di Carlo Verdone, diretto da Gianfranco Giagni e Fabio Ferzetti. Il documentario è stato Finalista ai Nastri d’Argento. Sempre nel 2012, dopo aver scritto con Peter Marcias il soggetto del film-documentario TUTTE LE STORIE DI PIERA – documentario su Piera degli Esposti presentato all’ultimo Festival di Torino – ho firmato con Massimiliano Bruno il soggetto del film PANE E BURLESQUE. In seguito, ho iniziato a scriverne la sceneggiatura e, nel 2013, ho finalmente girato il film in Puglia.
Manuela Tempesta
2. Com e’ nata l’idea del film?
L’idea del film Pane e Burlesque l’ho avuta qualche anno fa, per la precisione nel 2010. Avevo voglia di scrivere e girare per il cinema una commedia sullo stile di Full Monty, ma tutta al femminile. Volevo sperimentare sulla carta e a livello visivo il social-comedy, un genere che, nell’ultimo decennio, ha trovato molto spazio e riconoscimenti, soprattutto all’estero. Mi aveva sempre affascinato il mondo del Burlesque e il suo immaginario, legato ad un meraviglioso universo femminile, dove bustini, calze e culotte dominano con charme, disegnando con eleganza la sfera dell’eros. La riscoperta delle donne di questo fashion and vintage world –composto non solo da lingerie, piume e paillettes, ma da molteplici aspetti creativi e originali – ha permesso alle donne di riappropriarsi del proprio corpo e dei segreti del fascino femminile; inoltre, le ha spinte ad esprimere la propria sensualità tanto nella sfera privata quanto in quella pubblica, ovvero sopra un palco, davanti agli spettatori, finalmente senza le censure e i divieti imposti dai precedenti modelli culturali.
Come ha scritto Robert G. Allen, uno studioso americano, «il Burlesque, come forma culturale, ha creato dei modelli di rappresentazione di genere che hanno cambiato per sempre il ruolo della donna e, in seguito, hanno influenzato il suo ruolo sullo schermo». Il mio intento, tuttavia, non era esclusivamente quello di realizzare un film sul Burlesque e su ciò che esso rappresenta: volevo raccontare la realtà italiana, la crisi economica e di identità che stiamo affrontando, con le sue difficoltà e le nuove sfide con le quali ognuno di noi è chiamato a cimentarsi. Soprattutto, volevo dar voce al mondo femminile e al ruolo della donna all’interno della famiglia e della società contemporanea, rivelandone le fragilità e le potenzialità. Per questo motivo, ho cercato di raccontare delle donne vere, forse goffe ma senza dubbio coraggiose, che si rimboccano le maniche e scommettono sulle loro capacità, superando ostacoli e difficoltà, prendendo in mano le redini della propria vita. Sono donne che affrontano le sfide senza tirarsi mai indietro, compiendo scelte controcorrente ma credendoci sempre, fino in fondo. E proprio grazie al Burlesque, ognuna di loro riuscirà a riscoprire se stessa, trasformando i punti deboli in punti di forza, e riuscendo a riscattare il proprio destino in un paese del Sud Italia che fa i conti con la crisi e la chiusura delle fabbriche.
3. Come ti sei preparata per realizzarlo?
Ho cercato di studiare e di documentarmi molto: ho letto numerosi dossier sulla crisi economica (cercando di comprenderne le ragioni, spesso complesse e non dipendenti da un unico fattore), ho chiesto notizie ad amici giornalisti. Inoltre, per essere credibile come autrice e come regista, ho approfondito molto la mia ricerca sul Burlesque, non solo studiando i libri che ne raccontano la storia o guardando le esibizioni di tante performer accreditate a livello internazionale, ma frequentando per un anno un corso professionale di Burlesque. Volevo capire fino in fondo cosa significasse esibirsi su un palco, fare uno strip davanti al pubblico, mostrarsi al pubblico pur rimando “soggetti” delle proprie azioni e mai “oggetti”. Amo la precisione e sono una grande stacanovista, non riesco a lavorare in modo approssimativo, ho bisogno continuamente di capire e di approfondire ciò che sto facendo. Insomma, mettendomi alla prova e sperimentando “in prima persona” per un lungo periodo, volevo essere professionale fino in fondo, non lasciare nulla al caso e riuscire a contaminare la mia scrittura con la realtà delle cose. Ci tengo molto alla verità, per me è fondamentale. Nel mio film, ho scelto sempre di raccontare e di valorizzare il più possibile le capacità e le risorse che hanno le persone “normali” nei momenti di crisi, come quello attuale, soprattutto le donne, perché s’impegnano, credono in ciò che fanno e non si arrendono mai. Insomma: le donne sono sempre pronte a rimboccarsi le maniche e a mettersi in gioco per una giusta causa.
4. Le difficoltà e i punti di forza di questo progetto?
Il mio film racconta per la prima volta, attraverso i toni della commedia, il mondo del Burlesque e tutti i suoi retroscena, intrecciandosi alle storie personali dei protagonisti e alla crisi economica nostrana, made in Italy. Oltre alla straordinarietà del dietro le quinte vissuto dalle protagoniste, alle lezioni di Burlesque e al training per trasformare una donna “lavoratrice-normale” in una “burlesque performer” – capace di sfilarsi guanti, calze e bustino in modo sensuale ed ironico, davanti ad un pubblico- il film parte e si arricchisce di una riflessione speciale sul mondo di oggi, con i suoi problemi e le sue difficoltà, lasciando comunque al pubblico un messaggio positivo e di speranza per il futuro . Mi piace pensare che il mio film possa essere come una foto scattata da una vecchia polaroid: uno scatto attento ad immortalare il presente e ciò che potrebbe accadere, con un po’ di fantasia e intraprendenza, in una qualsiasi provincia italiana.
5. Il cast…
Sono molto felice di aver avuto l’opportunità di lavorare con un cast eccelente: Laura Chiatti e Sabrina Impacciatore (le mie protagoniste femminili) sono state eccezionali, hanno interpretato benissimo i loro personaggi, tirando fuori molta ironia e comicità. E poi sono state iper professionali, frequentando per alcune settimane un corso di Burlesque. Ho apprezzato molto il loro perfezionismo. Anche con Giovanna Rei mi sono trovata bene a lavorare oltre che con Michela Andreozzi. Inoltre, devo dire che Edoardo Leo e Marco Bonini mi hanno sorpreso per le loro interpretazioni inusuali: sono stati bravissimi. Infine, ho avuto l’opportunità di dirigere molti attori pugliesi di mestiere, come Teodosio Barresi e Mariolina De Fano, ma anche Pietro Naglieri, Fabrizio Buompastore, Anna Terio e Raffaele Braia. Insomma, non dovrei essere io a dirlo, ma credo di essere stata molto fortunata a lavorare con questi attori.
Di Katya Marletta per Oggialcinema.net
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