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Maradiaga: il “mercato-casinò” nuovo totalitarismo

Creato il 08 marzo 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

maradiaga senza etica niente sviluppo

“Che posto occupa l’essere umano nelle forme attuali della globalizzazione? Questa è la domanda fondamentale” che attraversa le pagine del nuovo libro del cardinale Maradiaga “Senza etica niente sviluppo”, una raccolta di riflessioni sulla crisi economica e la fame nel mondo.

Maradiaga – presidente di Caritas Internationalis e uno degli otto cardinali nominati da papa Francesco a capo della consulta per riformare la Curia romana – rivolge le sue riflessioni alla possibilità di costruire una economia che abbia un fondamento etico, nella convinzione che “l’etico non è esterno ai problemi di ordine economico. Si tratta di una dimensione costitutiva, intrinseca alla definizione integrale di qualsiasi problema umano”.

Riprendendo le argomentazioni della Caritas in veritate di Benedetto XVI, Maradiaga afferma: “Combattere la povertà implica un’attenta considerazione del complesso fenomeno della globalizzazione”, che in se stessa non va intesa come un fenomeno negativo, ma presenta troppe contraddizioni ed è priva della “interazione etica delle coscienze e delle intelligenze, dalla quale possa emergere come risultato uno sviluppo veramente umano”.

Questo modus operandi del “mercato-casinò”, da cui è sfociata la crisi del 2008, viene accomunato nella dura accusa del cardinale a quello dei totalitarismi: “Come il comunismo e il nazionalsocialismo, ogni sistema di organizzazione del mondo che sacrifichi la realtà dell’esistenza umana a un’ideologia cieca è da condannare. La globalizzazione ha creato la percezione che le possibilità di consumo e di godimento siano illimitate”. Le conseguenze però non sono quelle prospettate: oggi “le morti per fame superano quelle causate dalle mitragliatrici e dai campi di concentramento vecchia maniera (nazisti o sovietici) o moderna (come i campi di ‘accoglienza’ per i migranti), o dai ghetti per le minoranze”.

Si tratta dunque di “intraprendere passi verso un modello sostenibile, umanizzando la globalizzazione e trasformandola in un progetto che sia davvero universale”. Maradiaga prende le mosse dalla tradizione della Dottrina sociale cristiana, che non deve limitarsi a evidenziare le ferite da curare – come viene generalmente intesa in senso riduttivo – ma possiede le chiavi per “svelare le cause profonde all’origine di quelle ferite”. Su questa direzione si era mossa anche la Rerum novarum di Leone XIII, passata però alla storia come “una sorta di manuale di pronto intervento in difesa dei poveri, degli sfruttati e degli emarginati” senza che ne venisse colto il senso più profondo e innovativo.

Come afferma l’economista Stefano Zamagni, autore dell’introduzione, in una intervista per Radio vaticana: “Interventi in chiave solo redistributiva non bastano più”, bisogna intaccare “il modo con cui si produce la ricchezza”, occorre intervenire “sugli assetti istituzionali. Le istituzioni economiche, al pari di quelle politiche non sono mai, mai, mai neutrali. Perché a seconda di come si scrivono le regole del gioco, si sfavoriscono alcuni e si favoriscono altri”. Tra le varie indicazioni di carattere concreto, l’elogio che Maradiaga rivolge agli imprenditori che non delocalizzano le loro imprese: “Certamente l’imprenditore sta facendo politica nel senso buono della parola quando aiuta la patria rimanendo nel paese per continuare a produrre impiego, a investire e a costruire nella concretezza del momento presente”.

Marco Cecchini


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