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Marco Bellini. Come spiegarle queste finestre senza vetri

Creato il 01 settembre 2010 da Fabry2010

Marco Bellini. Come spiegarle queste finestre senza vetri
(Vecchie finestre)

Come spiegarle queste finestre senza vetri

Come spiegarle queste finestre senza vetri
che tutto ci passa dentro
e fa un freddo diverso preso lontano
il freddo che un pianeta attraversa
e lascia sul filo dell’orbita. Un fiato scuro
che non penseresti mai sul tuo davanzale.
Mancano i rimbalzi della luce
a concludere il giorno
prima che l’aria gialla della lampadina
dia il passo ai gesti lenti della casa.
Le tende sbeccate non possono nulla.
Forse possono: l’appartenere a una sedia
il proprio bicchiere la sera
tutte le sere l’impronta sulla tovaglia.


E’ rimasto indietro

E’ rimasto indietro
e l’ho avvertita appena una leggerezza fragile:
ero edera sulle spalle di piuma e il dito
mirino in trasparenza sul mio domani.
Chiamato alla sorveglianza lui
l’angelo è rimasto indietro, scollato
dai motori che brillano sull’oggi.
Non ha visto l’imbocco, l’asfalto nuovo
sul cavo dal muro al portatile: un lago
icone a galleggiare le parole
palline di mercurio che respingono
senza mani per tenersi in una frase
senza sponde per l’attracco
in un bosco di pixel
luminarie di un tempo artificiale.

Montagna

E’ arrivato il tempo che sulle montagne
fermarsi alla sella è sensato. Bisogna
pestare strade diverse con l’orizzonte
che non taglia e qualche panchina
come le briciole per non perdersi.
Con i polpacci a riposo ascoltare
un figlio che sta ancora dentro l’imbrago
e la bocca piena del crepaccio lungo il ghiacciaio.
Cosa si riconosce di me
nelle scarpe da jogging sul balcone? Dentro
il vapore dei calcagni ancora ieri
li torcevo nella polvere e un pensiero
che batteva sul ritmo a battesimo
con il sudore che non scende a patti.


Non basta accettarli all’offerta un po’ esitante

Non basta accettarli all’offerta un po’ esitante
devo chiederli più spesso i pomodori
che combatti alla terra e prepari
sulla notizia del giorno incartati appena vedi
l’auto al cancello e arrivi che quasi disturbi
e dovrei dirtelo che non è vero. L’orto
come uno specchio dove ti confermi
è il tuo dire che ci sei che la pensione
e quella malattia reumatica
tutta un problema dentro il nome
non l’hanno vinta e tuo figlio grande
deve chiederli più spesso i cetrioli
che stasera alla sua tavola
crescerà ancora un dito.

Rimesta!

Rimesta l’inchiostro del tuo nome
quel pezzo di carne senza riposo
e l’ho avvertita appena una leggerezza fragile
che uno non penserebbe mai. Poi
l’ago sulla carta ha le curve sbagliate
(chissà se ti hanno vista). E dicono:
quella parte è necrotizzata
e io temo ma non posso toccare
temo che i momenti di te
stiano proprio lì a seccare
impagliati in quel pezzo di cuore
che ora ci piove la polvere.
E lo voglio negare
pensare che posso farne a meno
e che tu prenderai l’aorta
per tornarmi dentro la corsa
di un occhio che ancora batte.

(Inediti)

Nota bio-bibliografica

Marco Bellini nasce in Brianza, dove ancora risiede, nel 1964.
Nel 2007 pubblica “Semi di terra” (LietoColle). Nel 2008 pubblica la plaquette “Attraverso la tela”
e per le Edizioni Pulcinoelefante la poesia “Le parole”.Nel 2010 pubblica “E in mezzo un buio veloce” (Edizioni seregn de la memoria). E’ in uscita in questi giorni il nuovo libro “Attraverso la tela” (La vita felice). Sue poesie hanno ottenuto riconoscimenti in diversi
concorsi, sono presenti in diverse antologie e sulle riviste “Ali”, “Le voci della luna” e “Poesia”.



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