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Ormai di casa, il bassista americano Marco Mendozatorna a farci visita a circa due anni di distanza dall’ultima sua esibizione nella capitale).Verso le 21:30 il Jailbreakè già in fermento: la serata si preannuncia subito un successo, con una buona affluenza di pubblico. Durante la cena, inoltre, gli schermi del locale proiettano la partita Palermo-Roma, per la gioia dei tifosi più entusiasti. Si aspetta con trepidazione il fischio dell’arbitro che mette fine all’incontro e, allo stesso tempo, dà il via dell’esibizione dei Forevermore, anche questa sera opening per il live di Marco Mendoza.La tribute band romana dei Whitesnake morde puntuale sul palco alle 22:45. Stasera in formazione troviamo un cambio al basso: per motivi di lavoro, Leo Cuomo è stato sostituito da Giordano Latini. Al suo fianco Carlo Catelli (voce), Filippo Murgia (chitarra), Federico Murgia (chitarra), Paolo Castellani (tastiere e cori) e Guido Cascone (batteria). Mi è capitato altre volte di vedere la band dal vivo, ma solo in questa occasione ho percepito un sound ed un groove ben più compatti delle volte precedenti. Ottima anche la performance del frontman Carlo Catelli che, nonostante una leggera influenza, ha dato prova di essere comunque all’altezza di un compito non facile.Per loro in scaletta lo spazio è di 7 brani tra cui “Gimme All Your Love“, “Slide It In“, “Judgement Day“, “Walking In The Shadow Of The Blues“, “Ready An’ Willing“. Nota particolare meritano i due pezzi di chiusura: “Here I Go Again“, in cui Catelli scende dal palco per cantare fra i tavoli del pubblico, prima di essere raggiunto per un duetto finale da Luca Celletti, voce degli Eurosmith (Tribute band Aerosmith); e “Still Of The Night“, ultimo brano proposto, che riserva una sorpresa, a metà brano, infatti, è proprio Marco Mendoza in persona a duettare (di nuovo) con un incredulo Carlo Catelli.Brevissima l’attesa che alle 23:35 porta sul palco il chitarrista Nazareno Zacconi, il batterista Pino Liberti e ovviamente lui, Marco Mendoza al basso e voce. E che voce! Eh già, perché anche se fino a qualche anno fa era maggiormente conosciuto come bassista di grande pregio, (ha fatto parte di Whitesnake, Thin Lizzy, Blue Murder e altri), come cantante non è da meno e anche in questa occasione ne dà piena dimostrazione.Il pubblico è infatti già tutto sotto palco per carpire al meglio le emozioni che il musicista dà in entrambe le cose ed è lui stesso, ad un certo punto, ad invitare il pubblico a reggere il tempo con il solo schiocco delle dita, mentre la musica lentamente si abbassa sempre più di volume fino a sparire completamente, lasciando spazio alla sua voce e ai suoi sussurri. Davvero un artista con il groovenel sangue, in grado di dar vita ad uno show molto intimo e suggestivo, soprattutto quando suona con il basso solista, cantando senza microfono, veramente incredibile!! Altro momento pieno di emozione è quello in cui Mendoza si vede protagonista assoluto, tenendosi il tempo con i vocalizzi e colpi di mano sul petto, con il pubblico, musicisti compresi, fermi per l’occasione, ad ammirare la sua performance.La serata è colma di musica di serie A, rock, hard rock, blues, non mancano anche cenni al latino americano e al funky. A questo proposito è stata davvero interessante la reinterpretazione di “I Feel Good” di James Brown. Per completezza artistica Mendoza potrebbe considerarsi degno erede di Glenn Hughes, ovviamente con le dovute distanze.Buona parte del merito va anche a Pino e Nazzareno che, con il loro tocco, hanno contribuito largamente al successo di questo live. Il concerto purtroppo finisce, ma la gioia dei fan continua. Neanche un secondo per rilassarsi nel backstage che Mendoza è già nel parterre fra la folla dei suoi ammiratori per foto e autografi.
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