Ha scritto anche un libro su questo, “Crisi di un papato”, la cui tesi centrale è stata però smontata pochi mesi fa proprio durante la presentazione pubblica. Certo, si è preoccupato di invitare il suo compare, sedicente teologo Vito Mancuso, che ovviamente gli ha dato corda, negando anche esplicitamente il peccato originale durante il suo intervento. Poi però la parola è passata a persone serie, come la professoressa Anna Foa, ebrea e docente di Storia moderna al “La Sapienza” di Roma, che ha pubblicamente corretto le fantasie di Politi circa una presunta crisi con il mondo ebraico. Ha spiegato che i rapporti sono ottimi, che il primo pensiero di Ratzinger come Papa è andato proprio agli ebrei, che la visita del Pontefice ad Auschwitz è stata -al contrario di quanto racconta Politi- un «momento alto del rapporto con l’ebraismo, ed estremamente emozionante». La storica ha anche ricordato che accogliendo i lefebvriani, il Pontefice ha comunque chiaramente condannato il negazionismo della Shoah, inoltre, molto importante è stato il superamento del ruolo degli ebrei nel deicidio contenuto nel suo libro “Gesù di Nazareth”, accolto con grande approvazione dal mondo ebraico. Ha chiuso il suo intervento criticando ancora Politi per non aver fatto emergere «l’apprezzabile ed estremamente interessante processo del teologo Ratzinger di approfondimento del rapporto tra ebraismo e cristianesimo [...], un passo senz’altro positivo».
In sala c’era anche il prof. Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, esperto filologo, il quale ha parlato delle inattendibili fonti usate da Politi, per il 90% voci anonime e per il 10% suoi stessi articoli. Ha citato anche vari esempi in cui l’autore ha raccontato degli eventi facendone presente soltanto una parte, pur di dimostrare la veridicità della sua ossessione. Infatti, oltre alla crisi con il mondo ebraico (confutata dalla prof.ssa Foa) ha anche inventato una crisi con il mondo islamico, rifacendosi all’equivoco nato nel discorso di Ratisbona. Ha però evitato di ricordare la lettera inviata a Benedetto XVI da diversi intellettuali islamici, i quali hanno pienamente compreso e apprezzato il discorso, come ha anche censurato il fatto che il Pontefice nel 2010 sia stato invitato nella Moschea blu a Istanbul, luogo simbolo per il mondo musulmano. Tutto il libro è costruito in questo modo.
Inoltre, in occasione della recente celebrazione per i sette anni di pontificato di papa Ratzinger, sono stati intervistati da Zenit.it diversi giornalisti di quotidiani internazionali. La vaticanista dell’Ansa, Giovanna Chirri, spiega: «Questo Papa è un teologo che è diventato un riformatore ma non ha mai perso di vista il suo scopo: quello di annunciare Cristo al mondo. Si è trovato con un sacco di grane, basti pensare sulla pedofilia e la riforma finanziaria ma è sempre intervenuto con decisione. Non sono mancate fughe di notizie e su questo è intervenuto in quello che poteva intervenire». Juan Lara, dell’agenzia spagnola EFE: «Un fatto significativo è venuto a galla durante il suo pontificato: i casi degli abusi sessuali, la pedofilia. Il Papa ha affrontato il caso, mettendosi anche molta gente contro ma non se ne è curato pur di fare pulizia, e questo è significativo. E’ stato uno scandalo che lui ha affrontato in prima linea». Elisabetta Piqué, del quotidiano argentino La Nación: «Quando è salito al soglio pontificio c’era questa immagine mediatica del “rottweiller”, dell’inquisitore. Invece ha dimostrato di essere un Papa con una personalità molto amabile e allo stesso tempo un intellettuale ma molto umile. Ogni volta che si è verificato un errore nella comunicazione lui lo ha sempre riconosciuto». Alessando Speciale, corrispondente vaticano di UCA News, Religion news service: «Benedetto XVI si è trovato davanti a una sfida, a una crisi, non su ciò che lui avrebbe immaginato di costruire il suo pontificato. Parlo della pedofilia e gli abusi sessuali e lui, davanti a questa crisi, ha saputo dare un tono di risposta all’altezza delle circostanze, cosa che forse molti uomini all’interno della Chiesa non avrebbero saputo dare».
Salvatore Izzo, vaticanista dell’agenzia AGI: «Benedetto XVI sta acquisendo una figura paterna che prima non aveva. Sta facendo un grande sforzo per avvicinare tutti alla Chiesa, non solo i tradizionalisti ma anche altri movimenti più innovatori. Potrebbe sembrare il contrario ma è proprio così». Andres Beltramo, vaticanista dell’agenzia messicana Notimex: «Credo che lui sia cambiato ma anche la percezione che la gente ha su di lui è cambiata. Iniziando dal fatto che lui è andato in diversi Paesi e ciò ha accelerato questo cambio di percezione. Nell’ultimo viaggio apostolico, ad esempio, all’inizio non lo conoscevano [...] quando lo hanno conosciuto personalmente c’è stato un cambio di atteggiamento. Qui i mezzi di comunicazione hanno parlato di lui, forse lo hanno anche criticato o riflettuto sull’entusiasmo popolare, ma è un fatto temporaneo. Invece attecchisce quando le persone lo hanno potuto vedere e quindi rimangono con una percezione diversa da quanto raccontano i mezzi di comunicazione». Per la grande attenzione del mondo economico e imprenditoriale italiano per il pensiero di Benedetto XVI, Armando Massarenti, responsabile del supplemento culturale Il Sole 24ore-Domenica, ha curato un librosponsorizzato dal suo quotidiano e da quello della Santa Sede per divulgare maggiormente il pensiero del Pontefice. Bernhard Müller-Hülsebusch, vaticanista di ”Der Spiegel”, ha pubblicato un libro su Benedetto XVI scrivendo: «Il Papa è un’autorità, ma non è autoritario, è conservatore, ma aperto al dialogo, un brillante [...] un pontefice, la cui performance come pastore della Chiesa universale sta diventando sempre più evidente negli ultimi tempi».
Filippo di Giacomo, vaticanista de “L’Unità” ha scritto: «come dimostrato in questi sette anni, Benedetto XVI è straordinariamente capace di trasformare ogni “contraddizione” in domanda. E proprio ciò che progressivamente sta caratterizzando il papato Ratzingeriano come manifestazione straordinaria del cattolicesimo, quello uscito dal Concilio Vaticano II [...]. Con Benedetto XVI, sette anni sono stati sufficienti per cancellare quella cupa profezia sulla dissoluzione della Chiesa, di cui la Spagna zapateriana, sarebbe stata l’antesignana. Se Dio gli darà vita e salute, riuscirà anche a liberare la Chiesa dal pessimismo dei chierici: sarà difficile, ma Ratzinger promette bene». Con tanti saluti al tramonto di Marco Politi.