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Marco Risi racconta Tre tocchi

Creato il 22 ottobre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Con Tre tocchi, presentato al Festival di Roma, Marco Risi racconta le storie di sei attori con le loro passioni, i loro sogni, i loro dolori e le loro delusioni, tutti accomunati, oltre che dallo stesso lavoro, da un elemento: il calcio. Il regista ha incontrato la stampa in una conferenza ricca di spunti ma condita anche da qualche polemica.

Risi, com’è nata l’idea del film?

Marco Risi: Anni fa sono stato chiamato a giocare nell’ItalianAttori, squadra che nacque da un’idea di Pier Paolo Pasolini. Non gli attori non mi sono mai stati simpatici, e in quello spogliatoio ho assistito a sfoghi, litigate, nervosismi, e ho capito quale possa essere il dolore per un provino andato male. Addirittura uno di questi attori ha inveito contro di me perché ero un regista, e identificava in me tutte le occasioni perse nella sua carriera. Allora ho deciso di raccontare questo mondo ed è nato Tre tocchi. Con questo film ho voluto indagare i disagi e i sogni di questi attori. Perché anche gli attori hanno un’anima.

Nel film ritrai una squadra di calcio che sembra immagine del nostro paese…

Marco Risi: Si, certamente, anche perché il mestiere dell’attore è uno dei più precari, si dipende sempre dalla scelta di un produttore o di un regista e non solo da se stessi.  

E’ un film in cui le donne sono relegate a ruoli marginali, qualcuno ci ha anche visto un certo maschilismo di fondo…

Marco Risi: Le donne sono assenti perché raramente giocano a calcio. Il film è focalizzato su un gruppo di ragazzi, ma questo non vuol dire essere maschilisti. Ho raccontato un punto di vista ma ciò non vuol dire che sia il mio. Critiche di questo tipo le ricevetti anche per un altro mio film, Il branco. Mi ricordo che Uma Thurman cercò addirittura di bloccare la proiezione del film. Don Siegel su questo diceva: i personaggi dei miei film sono un po’ fascisti, ma questo non significa che lo sia anche io.

Fuoriset - Santamaria, Risi e Giallini

Cosa c’è di vero nel film?

Marco Risi: Leandro Amato ha avuto un passato di violenza politica e poi ha iniziato a fare l’attore. Altrettanto vero è che Massimiliano Benvenuto, in seguito a delle esperienze in alcune fiction televisive, si è messo a fare “l’acchiappino” a Roma. E anche Emiliano Ragno ha fatto il facchino in un hotel. Abbiamo raccontato storie vere, ma ovviamente ci abbiamo messo del nostro e le abbiamo romanzate.

E’ stata difficile la produzione del film?

Marco Risi: Ci siamo divisi le spese di produzione io ed Andrea Iervolino. Si tratta di un film a basso budget, è stata una scelta, volevo lavorare in piena libertà. Gli attori noti che vedete nel film, da Valentina Lodovini a Luca Argentero, hanno lavorato tutti a costo zero.

A spiegare il significato dei tre tocchi nel film è l’allenatore della squadra Giacomo Losi…

Velocità, visione e concentrazione. Tre tocchi, tre elementi che hanno anche un valore spirituale, che valgono tanto nel calcio quanto nella vita.

Di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net


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