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Marco Travaglio misura la politica sulla taglia di Beppe Grillo

Creato il 18 novembre 2010 da Tnepd

Marco Travaglio misura la politica sulla taglia di Beppe Grillo Nel Passaparola di lunedi’ 15 novembre 2010, Marco Travaglio misura i comportamenti pre-elettorali della nuova e vecchia nomenclatura partitica e constata il saccheggio del programma di Beppe Grillo da parte di molti, da Futuro e Liberta’ al PD. Riformismo, grillismo, antiberlusconismo, concetti presumibilmente diversi che l’establishment volutamente mescola e confonde. Ecco i momenti a mio giudizio salienti dell’intervento di Travaglio:
(...) Il Governo è lì in stato di decozione, i finiani si sono ritirati con la loro delegazione dal Consiglio dei Ministri, Berlusconi tenta di resistere in maniera un po’ tragicomica in una versione moderna e farsesca della tragedia del bunker di Hitler, di Eva Brown gliene sono rimaste ancora parecchie intorno, ma la pattuglia si sta assottigliando, vedete quanti topi stanno già gettandosi giù dalla nave che sta affondando alla ricerca di nuovi approdi. (...)
La cosa interessante che nessuno ha ancora notato è che nel momento in cui Berlusconi dovesse lasciare Palazzo Chigi nel momento in cui verrà sostituito da qualcun altro e quindi non sarà più in carica neanche per il disbrigo per gli affari correnti, perderà lo scudo dell’immunità, detto anche legittimo impedimento. E se ciò avverrà prima del 14 dicembre quando è previsto il voto della Corte Costituzionale sulla legittimità o meno del legittimo impedimento, quel voto si rivelerà inutile perché la Corte Costituzionale giudicherà legittimo il legittimo impedimento, questo non coprirà più né i premier, né i Ministri perché nel frattempo non ci sono più, se invece dovesse dichiarare illegittimo il legittimo impedimento, il risultato sarebbe lo stesso perché comunque quelli che ne erano coperti, non lo sarebbero più perché hanno perso la carica, quindi se arriva un nuovo Presidente del Consiglio con un nuovo Governo, Berlusconi e i suoi attuali Ministri, quelli che sono imputati, naturalmente, tornerebbero davanti ai rispettivi tribunali e questa è una cosa importante, speriamo che la Corte Costituzionale, dichiari incostituzionale la legge sul legittimo impedimento, altrimenti se la dichiarasse legittima, altri governi potrebbero approfittarne per farsi legge a proprio uso e consumo, forti di quella sentenza. In ogni caso è molto probabile che Berlusconi torni presto davanti ai giudici di Milano a rispondere dei gravissimi reati di cui è accusato, corruzione giudiziaria, falso in bilancio, frode fiscale, appropriazione indebita e altre cose che bollono in pentola ancora più gravi delle procure antimafia. Mi veniva in mente, vedendo il risultato delle elezioni primarie per le comunali a Milano e vedendo un po’ quello che succede in questi ultimi giorni di Pompei, che qualcuno forse prima o poi dovrebbe chiedere scusa a Beppe Grillo, perché mai come in questo periodo si sentono echeggiare in bocca a politici o politicanti, nonché a commentatori insigni dei giornali, alcune idee che vengono sempre presentate come nuove da chi le tira fuori e che in realtà sono tutte copiate dai due V-day, ai quali personalmente sono orgoglioso di avere partecipato sul palco a Bologna e a Torino. Non vi sarà sfuggito che recentemente è stato condannato dall’ordine dei giornalisti alla sospensione dall’esercizio del mestiere giornalistico per 3 mesi Vittorio Feltri, Direttore editoriale del Giornale della famiglia Berlusconi, per avere avallato con i suoi scritti e non avere controllato la falsità del famoso scoop fasullo a proposito di Dino Boffo, sapete che su Dino Boffo Il Giornale scrisse due cose, il Direttore di Avvenire Dino Boffo, una era vera, l’altra era falsa, era vero che Dino Boffo era stato condannato per molestie ai danni di una donna, non era vero che agli atti di quel processo fosse allegata un’informativa di polizia risultato di un suo “attenzionamento” in quanto omosessuale (...). La cosa curiosa, semmai, è che sia stato sospeso il Direttore di allora del Giornale, oggi diventato direttore editoriale, all’epoca era appena diventato direttore responsabile, Vittorio Feltri, mentre invece continua a scrivere un certo Villa che è l’autore dell’articolo in cui si gabellava per informativa di Polizia una lettera anonima e questa è, secondo me, una delle ragioni fondamentali per cui non ci si può definire soddisfatti per l’esito del procedimento disciplinare davanti all’ordine dei giornalisti (...). Quindi che Feltri l’abbia fatta grossa e che meritasse una sanzione non c’è dubbio, è abbastanza discutibile che la sanzione sia: non lasciarlo scrivere per 3 mesi, anche perché credo che possa andare a fare l’ospite in televisione e a dire cose ancora più gravi di quelle che scriveva per esempio, ma poi che senso ha tappare la bocca a una persona? (...) Forse gli ordini professionali dovrebbero fare qualche sforzo di fantasia e applicare in qualche modo la pena del contrappasso a certe gravi infrazioni deontologiche, mi pare che sospendere il Direttore soltanto e neanche il giornalista che ha scritto gli articoli e che quindi dovrebbe essere più colpevole del suo direttore che non lo ha controllato, dimostri ancora una volta quanto avesse ragione Beppe Grillo e quanto avesse ragione chiunque avesse firmato per la proposta di abolire l’ordine dei giornalisti, il bello è che adesso propongono di abolire l’ordine dei giornalisti tutti gli amici di Feltri e tutti i supporter politici di Feltri, che quando la cosa la propone Grillo al V-day tuonarono contro il qualunquista fascista giustizialista, terrorista etc., etc., (...)

Marco Travaglio misura la politica sulla taglia di Beppe Grillo

Matteo Renzi con un amico

Questa non è l’unica battaglia grillina che torna in auge all’improvviso in bocche altrui, nelle stesse bocche che avevano vomitato veleno contro i V-day e contro chi li aveva promossi, per esempio mi è capitato di sentire Renzi, il giovane Renzi, il Sindaco di Firenze, il rottamatore della vecchia nomenclatura del PD, proporre a Annozero e nella convention che si è tenuta alla stazione Leopolda di Firenze con tutti i quarantenni del partito, due, massimo tre legislature in Parlamento e poi a casa, ma guarda un po’ che idea geniale! Vi ricordate quando l’abbiamo proposto al V-day? Botte da orbi, terroristi, fascisti, qualunquisti, giustizialisti eversivi, golpisti, camice nere, brune, rosse, ne dissero di tutti i colori, adesso lo propone il Renzi e quindi tutti naturalmente a valutare con largo interesse questa proposta che è copiata anche quella! (...) Pensate alla proposta di cacciare i condannati dal Parlamento (...).
Molto giustamente alla convention finiana la colonna sonora era quella di Ennio Morricone di “C’era una volta in America” dove appunto c'è’ una frase che si attaglierebbe molto a Bocchino e a tutti i finiani nonché a Fini, quando De Niro incontra il suo vecchio amico di infanzia che gli chiede: dove sei stato in questi ultimi 20 anni, De Niro gli risponde “sono andato a letto presto” evidentemente questi signori sono andati a letto presto per una ventina di anni, adesso all’improvviso scoprono che bisogna cacciare dal Parlamento i condannati, ottima idea, peccato che sia copiata anche questa (...).
Ma, attenzione, pensate soltanto a quello che sta succedendo alle primarie, ho sentito molto spesso e a volte pensavo addirittura che esagerasse quando Grillo diceva: ma i politici sono morti, i partiti sono morti, etc., le primarie milanesi confermano, al di là della vittoria dell’avvocato Pisapia, il fatto che ogni volta che si fanno le primarie, vince sempre il candidato opposto a quello scelto dal partito che ha indetto le primarie, il che naturalmente è un buon segno, vuole dire che le primarie non sono state taroccate, vuole dire che erano libere, vuole dire che non c’erano truppe camellate, ma potrebbe voler dire anche un’altra cosa, che le truppe camellate c’erano, ma erano talmente sfigate che non sono riuscite a sovvertire il risultato dell’operazione (...). 

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Stefano Boeri, candidato PD, con un'amica

A Milano hanno preso il solito candidato fighetto che nel suo ambito è anche una persona estremamente rispettabile e seria, non si può mettere in discussione l’abilità dell'Architetto Stefano Boeri, andate alla Maddalena e vedete quanto ci sono costate quelle abilità, andate all’Expo, chiedete di Ligresti e scoprirete che Boeri lavorava anche per lui, quindi il problema non era l’abilità, il problema è che non si può, per una forza che vuole distinguersi dal berlusconismo, prendere qualcuno che per motivi professionali legittimi, ha partecipato all’operazione Maddalena, simbolo dello sfacelo della protezione civile di Bertolaso e ha collaborato con Ligresti nell’operazione Expo, simbolo del disastro cementificatorio, asfaltatorio, anti-ambiente della cricca che sta ammorbando Milano con lavori faraonici per l’Expo 2015 (...). Idea geniale di candidare Boeri, anziché un galantuomo come per esempio l’ex Presidente della Consulta Onida, ha fatto sì che il PD a Milano si estingue, in omaggio alle primarie dovrà confluire su un candidato di Sinistra e Libertà del partito di Fava, di Vendola e degli altri che a livello nazionale negli stessi sondaggi che danno il PD al 24/25%, è dato al 6%, un partito che ha 1/4 dei voti rispetto all’altro, riesce a candidare il suo uomo che batte il rappresentante del partito che a livello nazionale ha il quadruplo dei voti (...). Perché voi vedete che qualche elettore ancora lo trovano, disperato, votato al sacrificio, anzi al martirio, ma poi appena si tratta di scegliere tra il candidato del PD e il candidato di chiunque altro, scelgono sempre il candidato di chiunque altro, ma quelli che scelgono i candidati o si scelgono da soli come candidati, continuano imperterriti a imperversare, convinti che gli elettori sbagliano e loro hanno ragione, quindi prima o poi arriveranno a abolire gli elettori, perché mi pare che questa sia l’unica soluzione. (...) Un altro punto che mi ha fatto pensare a Grillo in questi giorni e cioè i finanziamenti ai giornali, da mesi assistevamo al piagnisteo in stereo dei giornali di partito, dei giornali non di partito, diciamo di tutti i giornali che di partito o non di partito prendono i soldi dallo Stato (...). Lamentazioni, geremiadi, lacrime, oddio chiudiamo, falliamo etc., perché sono tutti giornali che vivono al di sopra delle loro possibilità, che fanno il passo più lungo della gamba, perché sono abituati che tanto alla fine dell’anno arriva babbo Stato a ripianargli i debiti. (...) Tremonti una delle pochissime cose sagge che sembrava voler fare, era quella di dare una bella sforbiciata ai fondi per l’editoria, non una sforbiciata così per punire Tizio e premiare Caio, una sforbiciata generale (...). Fare pulizia cosa vuole dire? Eliminare almeno in parte i giornali che prendono i soldi pubblici, per esempio quelli che prendono soldi e non arrivano neanche in edicola, quelli che fanno finta di vendere qualche migliaio di copie mentre invece non è vero, quelli che prendono i soldi in base alla tiratura, oggi questo avviene, e alle spese, per cui gonfiano le tirature e le spese, perché? Perché più stampano e più incassano, poi quanto vendono non importa, la tiratura è quanto stampi, la diffusione è quanto vendi. () C’era questo testo elaborato a Palazzo Chigi che doveva arrivare in Consiglio dei Ministri venerdì, la scorsa settimana e invece è slittato di un’altra settimana e quindi, in attesa di venire approvato questo regolamento, all’ultimo istante si è deciso di ripristinare ancora una volta, eliminando i tagli, i fondi all’editoria più o meno analoghi a quelli che c’erano l’anno scorso e tanti anni fa e negli ultimi anni. Di non cambiare niente all’ultimo istante, all’ultimo tuffo sono saltati fuori i soldi che invece prima si era deciso di risparmiare, come è possibile? Dove li hanno presi? Chi l’ha deciso? Perché? Chi se ne avvantaggia? Sapete che ogni anno, già ai tempi del governo Prodi era così, Palazzo Chigi fa sapere che la cuccagna è finita e che quindi i giornali dovranno mantenersi con i loro introiti, devono imparare a stare sul mercato, oppure falliscono, ogni anno ce lo dicono: basta con i regali a pioggia, i giornali etc., dopodiché alla fine di ogni anno i giornali piagnucolano e vengono alla fine accontentati (...) Vedete, è così che si tengono sotto ricatto i giornali, si tengono tutti per le palle, tranne quelli che ne fanno a meno dei fondi pubblici (...). Ancora una volta è successa la stessa cosa e è molto grave che sia successa perché in questo periodo veramente si stanno centellinando i centesimi, visti i tempi di austerità che stiamo vivendo, cos’è successo? E’ successo che all’ultimo secondo in Commissione bilancio della Camera venerdì sera, c’è stato un accordo trasversale per un maxiemendamento alla finanziaria che (...) trova altri 40 milioni e si arriva così al solito totale di 180 milioni di Euro. Dove li hanno presi? (...) “Ai maggiori oneri si provvede mediante riduzione lineare delle dotazioni di parte corrente alle autorizzazioni di spese di cui alla tabella C” e cioè la tabella C? E’ quella nella quale sono comprese tutte le voci di spesa che per convenzione vengono finanziate a prescindere perché sono parte dell’attività caratteristica dei vari Ministeri, per esempio i risarcimenti per le vittime dei terremoti, per esempio i finanziamenti all'autorità antitrust e penso, proprio in queste ore, gli stanziamenti per i primi soccorsi agli alluvionati del Veneto, tutte queste partite di spesa vengono tagliate indiscriminatamente per ricavare un po’ di qua e un po’ di là quel totale di 40 milioni che va a aggiungersi agli altri già stanziati e che quindi accontentano di nuovo un’altra volta tutti i giornali che rischiavano o la chiusura o il ridimensionamento per i tagli dei contributi. (...)

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Chiara Moroni ed in primo piano
uno di cui non ricordo il nome

Gli autori del maxiemendamento sono 3 deputati Finiani: Chiara Moroni, Lino Lopresti e Aldo Di Biagio e c’è un piccolo conflitto di interessi da parte di questi signori, come sempre del resto quando si decide il contributo all’editoria e all’editoria di partito, perché? Perché uno dei giornali che rischiavano di chiudere era proprio Il Secolo d’Italia che è l’organo ex Alleanza Nazionale e ora di Futuro e Libertà (...). Il Secolo d’Italia vende 1800 copie, nel 2009 ha chiuso il bilancio in perdita di un milione, con un credito verso lo Stato per contributi di 3 milioni di Euro, capite che se non incassano quel credito per i soldi che gli sono stati anticipati, ovviamente rischia il default. Poi c’è uno strano giornale che si chiama Il Roma che esce a Napoli, fu fondato, se non erro, da Achille Lauro e oggi appartiene alla famiglia di Italo Bocchino, vende 8 mila copie realmente, ha debiti per 7,5 milioni, ha 350 mila Euro di perdite e ha una stampella pubblica, assolutamente necessaria di 2,5 milioni di Euro, tra i soci dell’editoriale de Il Roma ci sono la moglie di Bocchino, Gabriella Buontempo e il cognato Antonio Schiavone. Da gennaio, scrive Stefano Feltri Il Roma beneficia di un altro aiuto pubblico perché il Ministro del Welfare, Sacconi, gli ha concesso di ricorrere ai contratti di solidarietà con una parte dello stipendio dei redattori che viene pagato dall’Inps, salvato anche il Roma.

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Giampaolo Angelucci

Poi c’è Libero che voi dite: cosa c’entra Libero con la stampa di partito, c'entra perché in passato prendeva i fondi pubblici in quanto organo del partito monarchico, del movimento monarchico che è una roba introvabile almeno in Parlamento, in realtà appartiene a una società privata che è la Tosinvest della Famiglia Angelucci che si occupa soprattutto di cliniche private e che pubblica sia Libero, sia Il Riformista (...). Libero rischiava seriamente anche perché da due anni aspetta di avere quella droga che gli è necessaria perché? Perché ormai la droga del finanziamento pubblico crea assuefazione, quindi quando ogni anno ti spari una pera di 6/7 milioni di Euro, poi è difficile andare avanti senza, oltretutto da quando è andato via Feltri ed è arrivato Belpietro, le vendite non hanno fatto che diminuire, ovviamente uno può pure arrivare a leggere Feltri, ma arrivare a leggere Belpietro ci vuole un bel coraggio! Anche per Libero arriva la manna dal cielo, come per il Riformista, quest’ultimo a differenza di Libero non vende alcune decine di migliaia di copie, è molto al di sotto delle 10 mila copie come vendite reali, tant’è che la testata è in vendita, ma il valore della testata è strettamente legato alla presenza o meno di contributi pubblici dentro la pancia di quella testata e quindi se arrivano i fondi tanto attesi, chi la vende incasserà di più! Poi c’è Il Manifesto che almeno ha il pregio di essere un giornale indipendente da sopra ed è una cooperativa, ma anch’esso naturalmente nel corso degli anni ha venduto sempre meno copie e ha accumulato sempre più debiti, ormai ha 19 milioni di debiti e ha perdite per 300 mila Euro l’anno e quindi è a forte rischio di chiusura. (...)

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Walter La Vitola
3500 copie, 2 milioni e mezzo di debiti

Poi c’è la perla finale, la ciliegina sulla torta, tra i tanti giornali che beneficeranno di questo bel regalo di Natale bipartisan c’è l’Avanti. L’Avanti è un giornale glorioso, è il giornale del Partito Socialista, di Nenni, di Pertini, adesso è nelle mani di quel Walter La Vitola, quello strano personaggio che forse avete visto aggirarsi su jet privati nei Caraibi per fare gli scoop sulla casa di Alleanza Nazionale a Montecarlo, vagava con strani personaggi, gli pagavano questi strani aerei privati costosissimi, andava e veniva da Palazzo Grazioli, uno strano faccendiere più che giornalista, molto legato anche all’Isola di Saint Lucia e a altre, adesso l’Avanti ce l’ha in mano lui, dice di vendere 3500 copie al giorno, cosa piuttosto improbabile (...) ma in ogni caso facciamo finta che sia vero che vende 3500 copie al giorno, ma per sopravvivere ha bisogno di molti soldi dello Stato, perché i costi di produzione superano i ricavi di 2.300.000 Euro, cifra quasi analoga a quella che arriva da Palazzo Chigi e che corrisponde a 2,5 milioni di Euro per l’Avanti di La Vitola, per mantenere un giornale che spende 2.300.000 Euro più di quanto guadagni. (...)
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