Pubblicato il 16 maggio 2012 con Nessun Commento
New York. Un gruppo di banchieri, speculatori e analisti di una grossa banca finanziaria osserva Manhattan dagli ultimi piani di un grattacielo a Wall Street, durante le drammatiche 24 ore che precedono la crisi finanziaria del 2008. Sono i testimoni delle ultime ore di un’era; quando sorgerà il sole e si riapriranno le contrattazioni, il mondo piomberà in una crisi economica epocale che solo loro vedono arrivare e che hanno contribuito a creare. “Margin Call” ha inizio con il licenziamento di Eric Dale (Stanley Tucci), capo del risk management di una multinazionale del credito finanziario, il quale sta raccogliendo dati per poter dimostrare la spregiudicata politica d’investimento della banca che ne ha messo a repentaglio la stessa sopravvivenza. Prima di lasciare l’edificio, Dale consegna al giovane analista Peter Sullivan (Zachary Quinto) una chiavetta di computer chiedendogli di esaminare le informazioni in essa contenute ed aggiungendo di fare attenzione. Quella stessa notte Sullivan, dopo aver scoperto dai dati che emergono dai file di Eric che la banca è sul baratro del fallimento, avverte i suoi superiori Will Emerson (Paul Bettany) e Sam Rogers (Kevin Spacey), i quali convocano una riunione di emergenza. Per evitare che la società fallisca è necessario decidere in tempi rapidissimi. Le scelte finanziarie dovranno fare i conti con l’etica e sconvolgeranno la vita delle persone coinvolte, le quali dovranno accettare il rischio di dover convivere con decisioni che potrebbero spingerli sull’orlo di una crisi morale.
“Margin Call”, scritto e diretto da J.C. Chandor, è un thriller nervoso e coinvolgente, a tratti spietato, ispirato alle prime fasi del crack economico del 2008 e, in particolare al fallimento di Lehman Brothers. L’interessante lungometraggio indipendente entra a pieno titolo nel novero dei film che fanno parte del grande cinema di denuncia Made in USA; la pellicola induce ad una profonda riflessione sul sistema capitalista, dipingendo un quadro realistico degli uomini del business e rappresentando il meccanismo che sovrasta chi dovrebbe governarlo. Il regista, dosando sapientemente humor e tragedia, ha il merito di trasformare la fiction in un’efficace rilettura della realtà, caratterizzando la vicenda narrata di una spaventosa verosimiglianza; in questa operazione svolge un ruolo fondamentale il cast di alto livello a disposizione di Chandor. “Margin Call”, grazie ad una struttura corale e a dialoghi taglienti e pieni di ritmo, fotografa un fatto di cronaca contemporanea in cui gli straordinari interpreti sono uomini incapaci di darsi un rigore etico; non sono spregiudicati, ma sono cresciuti in un sistema che, ai loro occhi, non dà possibilità di scelta, al di là della lotta per la sopravvivenza. Margin Call è la storia di queste anime, diverse, e della loro notte più lunga, più cupa, quando sono costrette a fissare l’abisso di cui sono responsabili.
Margin Call vi dà appuntamento al cinema a partire dal 18 maggio.
di Alessandro Burgio