di Francesco Gori
da PostPopuli
Raccontare un mito come Marilyn Monroe è sempre difficile. Il regista Simon Curtis ci prova con Marilyn, pellicola dedicata all’icona femminile degli anni Cinquanta.
Il film racconta le vicende della diva al culmine della sua carriera, nel 1956, durante le riprese della commedia Il principe e la ballerina, girata (e anche interpretata) da Laurence Oliver. Non è dunque una descrizione ad ampio raggio, non una biografia dell’attrice, ma la narrazione di un preciso momento nell’arco di una vita breve ma intensa, ricca di successi e tormenti. Perché questa è stata Marilyn Monroe: una donna sensuale ed affascinante, capace di catalizzare l’attenzione di qualsiasi essere umano sulla sua figura, ma anche personalità complessa e dalle mille fragilità.
A interpretarla è Michelle Williams, la Jen di Dawson’s Creek. Fin dalle prime immagini, la scelta dell’attrice appare quanto mai azzardata. Marilyn era sì bellezza dalle curve mozzafiato, dai fianchi larghi e i seni prorompenti – come proponeva la moda del tempo, si pensi anche alla pin-up Bettie Page (a tal proposito da vedere La scandalosa vita di Bettie Page) -, ma la Williams, seppur brava a livello di recitazione, non regge il confronto, ricca di rotondità fin troppo e con movenze certamente meno eleganti. L’originale e mai dimenticata Monroe era indiscutibilmente ricca di appeal e grazie che ne facevano al tempo stesso donna avvenente ma fine. Quella finezza che manca alla sua copia sul grande schermo.
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