NEW YORK – Donne guerriere, nella vita privata e nella carriera. Julia Carroll, Cristina Fuentes Montenegro e Katie Gorz sono ufficialmente le prime tre donne che, dopo 59 giorni di simulazione di guerra, hanno superato il test di combattimento dei Marines. Le prime tre donne nella storia del corpo che potranno scendere sui campi di battaglia, anche se questo non potrà avvenire prima del 2016.
Julia, Cristina e Katie sono le uniche tre donne che sono riuscite a completare il corso nella base di Quantico. Scrive Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera:
“Fallito un primo tentativo con sei soldatesse e un altro con tre donne ufficiali (il training per loro è ancora più difficile) a settembre i Marines ci hanno riprovato con altre sei: «Sono tutte volontarie. Parteciperanno solo le donne che vogliono davvero farlo», avevano annunciato i vertici della scuola di fanteria di Camp Geiger, base dei Marines. La decisione di addestrare anche le donne arriva dopo che a gennaio l’allora segretario alla Difesa Leon Panetta aveva ordinato ai militari americani di aprire al sesso femminile, salvo esigenze specifiche, tutti i settori entro il 2016. Iniziativa condivisa dal suo successore, Chuck Hagel”.
Con il tempo il ruolo delle donne nell’esercito è molto cambiato. Si legge sul Corriere della Sera:
“Sono 280 mila le donne sotto le armi negli Usa, il 15% della forza militare, fetta che scende al 7% tra i Marines che ne contano 13.800. Il loro ruolo è cambiato nel tempo. Dopo aver avuto esclusivamente compiti di supporto nelle retrovie o in patria, dagli anni 90 sono state impiegate, prima solo come piloti, anche in azione. Nonostante il divieto formale della prima linea, la parità dei sessi è stata già raggiunta con la morte: sono quasi 150 le donne cadute in Iraq e Afghanistan a fianco dei colleghi uomini”
Le tre donne che sono riuscite a passare la prova ora sono contente e molto soddisfatte:
“«Ero preoccupata che ci sarebbero stati molti problemi con gli uomini, invece si è instaurato un clima di cameratismo. Non temevo di abbandonare… sono un guerriero» dichiara con fermezza la 18enne Carroll. «Il corso è stato duro perché abbiamo dovuto adattarci allo standard maschile» dice Fuentes, 25 anni, aggiungendo che «una delle cose che ci ha spinte ad affrontare l’addestramento è il sapere di rappresentare qualcosa di più che noi stesse»”
Come scrive Giuseppe Guastella, questo primo esperimento ha due scopi:
“Ottenere informazioni su come le soldatesse possono raggiungere gli stessi requisiti psicofisici richiesti per la prima linea ai colleghi uomini e studiare i comportamenti delle unità miste sotto lo stress del combattimento. «Il nostro obiettivo è mandare in missione le persone meglio preparate e più capaci, senza riguardo al sesso» aveva annunciato il portavoce del dipartimento della Difesa Nate Christensen. «Non vi promettiamo un giardino di rose», dice rivolgendosi alle tre neopromosse il tenente colonnello David Wallis, comandante del battaglione di addestramento. Mentre i soldati più anziani, come da tradizione, aspettano con impazienza un po’ perfida i nuovi arrivati per le «cerimonie» di inserimento nelle unità, nessuno si preoccupa delle donne che non possono ancora fare quello per cui hanno faticato così tanto. Prima di sparare deve arrivare il 2016″