Marino magliani, “soggiorno a zeewijk”

Creato il 10 maggio 2014 da Postpopuli @PostPopuli

di Giovanni Agnoloni

Marino Magliani, Soggiorno a Zeewijk, Amos Edizioni

A volte “casa”è un luogo. Altre è una condizione mentale, più o meno angosciosa, più o meno lieta. Soggiorno a Zeewijk di Marino Magliani (Amos Edizioni) oscilla tra questi due estremi, tentando di conciliarli dinamicamente. È l’opera di un autore italiano che, in realtà, vive ad IJmuiden, il porto olandese al di là del canale che separa da questo quartiere, Zeewijk, il cui nome significa appunto “quartiere del mare”.
Magliani conosce a menadito queste vie, le cui case e i cui edifici sono cambiati infinite volte nel giro di breve tempo, l’unico elemento costante rimanendo la forma e l’acciottolato delle strade. Un mondo mutevole come le dune di sabbia che modellano ininterrottamente la costa, e che l’autore, che parla di se stesso con nome e cognome, ma con la minuscola (“marino magliani”), ha percorso in lungo e in largo, poiché spesso ha concepito le sue storie camminando sulla spiaggia.

Il “magliani” personaggio in questo libro si muove a volte solo, a volte no. Ha un interlocutore, Piet, un amico, e una ragazza immaginaria, una sorta di nordica “donna angelicata”, Anneke, che vede spesso dietro una delle tipiche finestre olandesi, che mettono a nudo gli interni delle case, e con la quale si scambia messaggi che Piet poi gli corregge perché l’olandese sia perfetto.
Gli scorci, gli scenari di vita e i singoli fotogrammi emotivi di queste pagine si susseguono in un gioco di specchi salmastro, con protuberanze sghembe che sono le strutture del porto dove “marino” ha lavorato, prima di iniziare a scrivere professionalmente.

Marino Magliani (da marinomagliani.com)

E poi ci sono gli sprazzi di Liguria: l’altro polo, appunto, quello verticale – contrapposto all’orizzontalità olandese –, con le colline di Dolcedo, nell’entroterra di Imperia, da sempre impresse nella memoria di Magliani autore. E in questa tensione perennemente irrisolta, quella tra il Nord e il Sud, si inserisce e quasi s’incastra quella tra la quiete del grigio nordico e la drammaticità del contrappunto dei colori mediterranei, ricordati, evocati e rimpianti. E questo dramma imbeve di sé anche l’impossibile “ordine” delle cose di Zeewijk, dove tutto cambia e raramente un edificio pubblico resta quello che è o mantiene inalterata la propria funzione per più di una ventina d’anni, eppure la nitida disposizione degli oggetti, degli infissi, delle vetrine dei negozi e delle “costellazioni” (nomi di strade che a queste si richiamano) rimane una costante.

È un microcosmo letterario, nel quale riecheggiano nomi di autori italiani e stranieri amati da Magliani. Due su tutti: Francesco Biamonti e W.G. Sebald, che qui svolgono un po’ la funzione che, nel precedente libro dell’autore, Amsterdam è una farfalla (ed. Ediciclo), era stata di Roberto Bolaño.
Con questa nuova opera, Marino Magliani si conferma un paesaggista raffinato e uno scrittore capace di suggerire, con un viaggio “geografico”, numerosissimi percorsi mentali ed emozionali. Soggiorno a Zeewijk è un libro che insegna come – seguendo, in fondo, l’esempio di Ludovico Ariosto – anche stando fermi o spostandosi di poco si possano conoscere molti mondi.

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