di Giovanni Agnoloni
Marino Magliani, Soggiorno a Zeewijk, Amos Edizioni
Magliani conosce a menadito queste vie, le cui case e i cui edifici sono cambiati infinite volte nel giro di breve tempo, l’unico elemento costante rimanendo la forma e l’acciottolato delle strade. Un mondo mutevole come le dune di sabbia che modellano ininterrottamente la costa, e che l’autore, che parla di se stesso con nome e cognome, ma con la minuscola (“marino magliani”), ha percorso in lungo e in largo, poiché spesso ha concepito le sue storie camminando sulla spiaggia.
Il “magliani” personaggio in questo libro si muove a volte solo, a volte no. Ha un interlocutore, Piet, un amico, e una ragazza immaginaria, una sorta di nordica “donna angelicata”, Anneke, che vede spesso dietro una delle tipiche finestre olandesi, che mettono a nudo gli interni delle case, e con la quale si scambia messaggi che Piet poi gli corregge perché l’olandese sia perfetto.
Gli scorci, gli scenari di vita e i singoli fotogrammi emotivi di queste pagine si susseguono in un gioco di specchi salmastro, con protuberanze sghembe che sono le strutture del porto dove “marino” ha lavorato, prima di iniziare a scrivere professionalmente.
Marino Magliani (da marinomagliani.com)
E poi ci sono gli sprazzi di Liguria: l’altro polo, appunto, quello verticale – contrapposto all’orizzontalità olandese –, con le colline di Dolcedo, nell’entroterra di Imperia, da sempre impresse nella memoria di Magliani autore. E in questa tensione perennemente irrisolta, quella tra il Nord e il Sud, si inserisce e quasi s’incastra quella tra la quiete del grigio nordico e la drammaticità del contrappunto dei colori mediterranei, ricordati, evocati e rimpianti. E questo dramma imbeve di sé anche l’impossibile “ordine” delle cose di Zeewijk, dove tutto cambia e raramente un edificio pubblico resta quello che è o mantiene inalterata la propria funzione per più di una ventina d’anni, eppure la nitida disposizione degli oggetti, degli infissi, delle vetrine dei negozi e delle “costellazioni” (nomi di strade che a queste si richiamano) rimane una costante.
È un microcosmo letterario, nel quale riecheggiano nomi di autori italiani e stranieri amati da Magliani. Due su tutti: Francesco Biamonti e W.G. Sebald, che qui svolgono un po’ la funzione che, nel precedente libro dell’autore, Amsterdam è una farfalla (ed. Ediciclo), era stata di Roberto Bolaño.
Con questa nuova opera, Marino Magliani si conferma un paesaggista raffinato e uno scrittore capace di suggerire, con un viaggio “geografico”, numerosissimi percorsi mentali ed emozionali. Soggiorno a Zeewijk è un libro che insegna come – seguendo, in fondo, l’esempio di Ludovico Ariosto – anche stando fermi o spostandosi di poco si possano conoscere molti mondi.
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