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Mario Balotelli e l’arte del cambiar discorso

Creato il 29 giugno 2014 da Simo785

A cura di Bruce Wayne

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Balotelli, una delle delusioni della spedizione azzurra

I “negri”, dice Mario Balotelli, non lo avrebbero trattato così.

E naturalmente è una frase che non ha senso. Chi sono i “negri”? E perché mai non avrebbero dovuto o voluto “trattarlo così” (ammesso, ripeto, che si riesca ad individuare il soggetto: sono nigeriani? liberiani? chi sono?)? Forse che da “quelle parti” – se Balotelli avrà la gentilezza di dire “quali parti” gliene saremo infinitamente grati –, quando un calciatore mostra una prestazione scadente, gli danno una medaglia?

Insomma: non significa davvero nulla quel che ha detto il nostro Mario nazionale. Eppure l’Italia intera è stata – ed in parte ancora è – aggrappata a questo non-sense. L’arte del commentarlo è bipartisan, ed unisce gli italiani (popolo storicamente avvezzo alle divisioni di fazione e campanile) dalle Alpi al Lilibeo. Il discettare sul tasso di vittimismo messo in mostra da Balotelli o sul fatto che, in effetti, la croce non può essere buttata tutta addosso a lui è il nuovo vizio intellettuale del Bel Paese.

Eppure, croce o non croce, resta il fatto che la Nazionale è stata buttata fuori in malo modo dall’Uruguay dopo aver giocato un pessimo – vergognoso? – girone. E che Mario Balotelli, soprattutto nella partita contro il Costa Rica (ripeto: il Costa Rica) ha fallito più volte l’appuntamento col gol. Tutta colpa sua? Certo che no. Ma un (bel) po’ sì, direi.

Ma tutto svanisce, nel Bel Paese. Perché si parla dei “negri” (che, ripeto, non ci è ancora dato di capire chi siano) che non avrebbero trattato in questo modo Mario Balotelli. Il quale, in compenso, si mostra molto – ma molto – furbo nell’arte del cambiar discorso.


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