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MARIO BAVA'S DAY: Gli orrori del castello di Norimberga

Creato il 31 luglio 2014 da Jeanjacques
MARIO BAVA'S DAY: Gli orrori del castello di Norimberga
Come la Morte è sempre puntuale, così lo sono anche gli evential days. Oggi festeggiamo finalmente una gloria tutta italiana, quel Mario Bava che si è fatto riconoscere nel mondo per la sua predisposizione all'horror e al macabro. Quel Mario Bava che, fra gli altri, di dice abbia ispirato Tarantino. Quel Mario Bava che ai suoi tempi fui riconosciuto come uno dei migliori registi italiani di sempre. Quel Mario Bava che possedeva un cognome che lo rendeva molto simpatico se faceva una battuta durante i tornei di pesca. Insomma... quel Mario Bava di cui non ho mai visto manco un film che sia uno. Seriamente. La mia ignoranza in materia sconfina pure in un genere come l'horror, dato che non sapevo proprio da quale delle sue numerosissime pellicola iniziare, così dopo che le più famose erano state accantonate, ho scelto a casaccio quella più facilmente reperibile in rete. La scelta è così caduta su questo Blood Baron, film che guardacaso non mi avevo mai sentito nominare tranne che in una parodia non molto riuscitissima di un comico di cui non rammento il nome. Ma alla fine questi giorni servono anche a questo, quindi bando alla ciance e iniziamo la recensione! Ma prima la trama.

Peter Kleist è un giovane studente americano che, curioso circa le leggende che circolano sul suo antico antenato Otto Von Kleist, meglio conosciuto come il Barone Sanguinario, si reca a Vienna per vedere il castello in cui ha abitato. Entrato in possesso di un'antica pergamena, insieme a Eva, una studentessa del posto, cerca di evocare il barone, ma...

Sarebbe troppo semplice dire che questo film è un cagatella, e si sa bene come le strade troppo semplici non sono mai quelle giuste. O quasi mai, anche se finora ho potuto imparare quella legge assoluta. O quasi assoluta. Perché anche se si tratta di giudicare un film, per quanto storico e realizzato da un'autorità della materia, bisogna stare attenti nel giudicare, perché la prima impressione non è quasi mai quella esatta. Sotto le cose esistono un fantastimilione di universi e coscienze, e un altrettanto numero di motivi per cui potremmo aver torto. Eppure è innegabile che la sceneggiatura stia insieme con lo sputo, che gli attori siano quelli che siano, che certi passaggi di regia al giorno d'oggi appaiano abbastanza rudimentali e che il sangue qui ha una colorazione quasi cartoonesca. Tutte cose legittime e chi me le sottolineasse i riceverebbe nessun insulto, perché lì cono e lì restano, e nemmeno con tutta la buona volontà del mondo posso ignorare una cosa simile. Però va sempre tenuto in conto che come film ha i suoi annetti, che all'epoca le cose venivano fatte in altro modo e che non tutto è come il vino, cioè migliora invecchiando. Certo, non basta questo a scusarlo per tutte le sue mancanze, però sono cose che comunque vanno sempre tenute in conto quando si guarda qualcosa. La provenienza epocale e culturale è indispensabile nel valutare un qualsiasi prodotto, altrimenti faremmo la stessa figura di quei critici della sinistra più idiota [e qui non voglio sminuire nessuna fazione politica, anzi, ribadisco che quando si recensisce bisogna essere scevri da ogni preconcetto o pensiero politico] che avevano giudicato Il Signore degli Anelli come un libro da fascisti. A quell'epoca questo filone dell'horror tirava molto e, com'è ovvio aspettarsi, la tecnologia era quel che era. Non c'erano i mezzi e, nonostante tutto, c'era il perenne gusto di arrangiarsi come si poteva. Bava poi non era uno sprovveduto, anzi, quindi qui compensa quelle che potevano benissimo essere considerate delle mancanze anche all'ora imbastendo un'atmosfera di rara presa. Certo, perché nonostante la bambocciosità di certi passaggi narrativi, non si può negare che lo scenario e la fotografia non facciano la loro sporchissima parte. Ormai siamo saturi di immagini che sembrano voler spingere sempre più verso il dark, costruendo però un che di artefatti e quasi nullo, mentre qui si usano solo scenari già esistenti e degli abili trucchi fotografici, insieme a una composizione d'immagine di rara sapienza che dona al tutto quella marcia in più che serviva a carburare. Poi ovvio, certe scene potevano benissimo essere eliminate e il film sarebbe sopravvissuto lo stesso, a cominciare da un personaggio del quale ancor ora mi chiedo l'utilità, ed è qui che sta il problema principale del tutto: la storia. E non perché sia stereotipata, anzi, persino Terry Pratchett insegna che non bisogna mai sottovalutare gli stereotipi, ma perché è unilaterale. Risvegliano i conte e... che succede? Qualche vittima, altre vittime, un mezzo intrigo che non sa di nulla e un colpo di scena telefonatissimo. Troppa bidimensionalità, i personaggi non maturano da questa esperienza e alla fine, oltre al canovaccio principale - davvero esile - rimane ben poco. Rimane però quello che è un lavoro fatto con passione, forse non abbastanza per compensare tutto, ma che alla fine fa seguire il film fino alla fine senza problemi. Oltre che a farsi emblema di un certo tecnicismo di genere che, purtroppo, il nostro cinema oramai ha perso del tutto.

Una volta avevano questo, oggi invece abbiamo Tulpa. Approfitto di questo spazio finale però per sostenere il mio innamoramento verso l'attrice Elke Sommer, davvero adorabile!Voto: ★ ½
MARIO BAVA'S DAY: Gli orrori del castello di Norimberga
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