Magazine Diario personale

Marmellata..di riflessi..oni

Creato il 29 febbraio 2012 da Gianpaolotorres

Marmellata..di riflessi..oni

La Carmagnole,danza ed inno dei sanculotti.

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Andando di palo in frasca, ho voluto ripassare alcune nozioni sulla Francia prima della rivoluzione,e..tanto per restare su temi odierni,lo stato, sotto Luigi XVI che fu poi giustiziato, era in bancarotta da anni a causa  delle ingenti spese per far guerre,poi per l’esagerato costo del mantenere la Casa Reale con la corte a carico delle casse pubbliche,e quindi,per le mancate entrate in tasse provenienti dalla nobiltà ed il clero che godevano di privilegi.
Poi..dopo tanti antefatti.. aumentò il prezzo del pane..e la gente scese per le strade.
Ora,perché mi ponga una questione di questo tipo lo spiego subito.Se ricordate,anche ai tempi dei Promessi Sposi,succedeva che:

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Nell’assenza del governatore don Gonzalo Fernandez de Cordova, che comandava l’assedio di Casale del Monferrato, faceva le sue veci in Milano il gran cancelliere Antonio Ferrer, pure spagnolo. Costui vide, e chi non l’avrebbe veduto? che l’essere il pane a un prezzo giusto, è per sé una cosa molto desiderabile; e pensò, e qui fu lo sbaglio, che un suo ordine potesse bastare a produrla.
Fissò la meta (così chiamano qui la tariffa in materia di commestibili), fissò la meta del pane al prezzo che sarebbe stato il giusto, se il grano si fosse comunemente venduto trentatre lire il moggio: e si vendeva fino a ottanta.
Fece come una donna stata giovine, che pensasse di ringiovinire, alterando la sua fede di battesimo.
Ordini meno insensati e meno iniqui eran, più d’una volta, per la resistenza delle cose stesse, rimasti ineseguiti; ma all’esecuzione di questo vegliava la moltitudine, che, vedendo finalmente convertito in legge il suo desiderio, non avrebbe sofferto che fosse per celia.

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Accorse subito ai forni, a chieder pane al prezzo tassato; e lo chiese con quel fare di risolutezza e di minaccia, che dànno la passione, la forza e la legge riunite insieme. Se i fornai strillassero, non lo domandate. Intridere, dimenare, infornare e sfornare senza posa; perché il popolo, sentendo in confuso che l’era una cosa violenta, assediava i forni di continuo, per goder quella cuccagna fin che durava;

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Ora,non stà a me di dire se la cuccagna è finita,o stà per iniziare o continua come al solito. Per intanto il prezzo del carburante sfiora i due euro il litro.
Poi abbiamo un pacchetto dietro l’altro di privatizzazioni, liberalizzazioni.. le riforme,in breve.
Quelle tanto agognate riforme di cui si sono riempiti la bocca tutti per anni,ed ora che si stanno avviando vedremo sin dove.. ben ci porteranno,anche riflettendo che l’accesso al credito è di molto più limitato rispetto a pochi anni or sono,e che per privatizzare bisogna trovare ..un compratore a prezzo..possibilmente equo,per le due parti,onde non far gridare allo scandalo.
Uno..dei tanti.
Poi seguiranno le misure per la crescita. E ci occuperemo dei giovani senza lavoro. Non è della buona fede del legislatore che voglio far menzione,bensì del cittadino.

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Don Gonzalo, ingolfato fin sopra i capelli nelle faccende della guerra, fece ciò che il lettore s’immagina certamente: nominò una giunta, alla quale conferì l’autorità di stabilire al pane un prezzo che potesse correre; una cosa da poterci campar tanto una parte che l’altra. I deputati si radunarono, o come qui si diceva spagnolescamente nel gergo segretariesco d’allora, si giuntarono; e dopo mille riverenze, complimenti, preamboli, sospiri, sospensioni, proposizioni in aria, tergiversazioni, strascinati tutti verso una deliberazione da una necessità sentita da tutti, sapendo bene che giocavano una gran carta, ma convinti che non c’era da far altro, conclusero di rincarare il pane.
I fornai respirarono; ma il popolo imbestialì.

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Ora,chiuderei questa appendice con una similitudine.
Le imposte non pagate non sono più un privilegio di nobiltà e clero,bensì di tutti coloro che ce la fanno ad evaderle,ponendo il ramo titolari di imprese ,professioni autonome con artigiani,industria e potentato statale,tutti in luogo della nobiltà.

Le spese dovute alle guerre,sono passate in quelle sindacali in generale,che portando un sollievo sul momento,si sono tramutate in una coda senza fine di diritti in luogo di doveri,creando non pochi squilibri ai bilanci pubblici,ed infine le spese di Casa Reale,sono l’appannaggio ereditato in toto,tale e quale,se non peggiore, attribuito a tutte le Presidenze varie,rami del parlamento,e quanti hanno voce in capitolo,con una differenza rispetto ai tempi di Luigi XVI.
Il Re infatti fu posto sotto processo,pur forse non avendone diritto i rivoluzionari di poterlo fare,e condannato.
La differenza attuale è che pur dovendo invece essere sottomessi a giudizio,di volta in volta,vari membri di Casa Reale..quella attuale.. in odore di peccato,non sono affatto processati,e ne vengono esentati dai colleghi che non vogliono dare un malo esempio alla nazione.
E questo fa già una bella differenza con i tempi della rivoluzione del popolo, del 1789.
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Altre dissimilitudini  tra Monarchia e Repubblica son presto raccontate,a modo mio,e pure cerco di spiegarmi come al nostro inizio repubblicano i governi cambiassero tanto frequentemente di leader,seguendo il ritmo di una qualsiasi repubblica delle banane,era infatti un’eredità ricevuta in dono dalla Monarchia.
Infatti,il Re resta sempre un Re,anche se costituzionale,ed è oggetto di invidia da parte del plebeo,il quale come raggiunge un vertice qualsiasi,aspira a trasformarsi in un monarca facendo come il Re, che invece di regnare voleva governare,e si scontrava con i vari ministri che lui stesso aveva scelto.
Di conseguenza,al primo litigio, tramava per farli cadere e chiamare qualcuno maggiormente disponibile poi solo sulla carta,il quale poi a sua volta,col bastone del comando in tasca, faceva invece quello che maggiormente gli pareva,scornando nuovamente il Re.
E via così.
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Il Re con la sua Corte,sono da considerare come un’impresa privata,che gestisce le cose solo per il tornaconto proprio e quello dei vari azionisti di minoranza,i parenti e gli amici stretti,e poi quando si ricorda lascia le briciole al paese.
Quando qualcuno lo serve con dignità e generosità lo premia con un titolo nobiliare che a lui non costa nulla, e meno ancora alle casse pubbliche, alle quali il Re è sempre attento in caso di necessità personali. Anche se non può più toccare in teoria i soldi dei suoi sudditi,gli è restato nel dna di Re il ricordo dell’assolutismo e dell’appannaggio con la scala mobile compresa.
La Repubblica al contrario,è come un’azienda pubblica,dove più si spende e si pagano i dipendenti da un certo tono in su,iniziando con i parlamentari,cioè gli azionisti di minoranza,più si dà lustro all’istituzione dinanzi al resto del paese ed al mondo intero. In oltre si crea la giusta invidia ed il desiderio tra i non-politici di aggregarsi alla compagnia, e di rigenerarsi.

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All’opposto del Re,in una Repubblica nessuno bada alle casse pubbliche,è roba di tutti e quindi di nessuno.

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Quando qualcuno merita una promozione,lo si crea manager di stato,in fondo non costa nulla a te,bensì solo al resto dei cittadini. Non importa il colore politico. Uno,vale l’altro.
Un Re per democratico che sia, resta convinto che per meriti divini o di antenati,tutto sia una questione di famiglia e che pure il paese gli appartenga,infatti i parenti sono di solito titolati col blasone di una qualche regione geografica nazionale.
Da Genova alle Puglie,dagli Abruzzi alla Val d’Aosta,dal Piemonte a Napoli.
Per cui è bene di tanto in tanto fargli cambiare idea,con un referendum.
La Repubblica che dovrebbe altrettanto essere democratica,non lo è affatto.
E’ più un’oligarchia, dove gente ammanicata l’una all’altra, fanno affari insieme,non sono gruppi di pensiero tenuti insieme da sognatori con ideali comuni. Lo vedete da come le parentele,anche qui presenti, e le conoscenze,gli amici stretti, contino eccome,nella gestione e la spartizione del potere.
Per cui è bene che di tanto in tanto ci sia un governo repubblicano che duri a lungo, per avere un po’ di nostalgia della monarchia.
Dove ci sia l’occhio vigile di un Re.

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Tante brutte abitudini di ieri e di oggi hanno dunque un’origine ben chiara.
Da un lato bisogna darsi da fare in fretta nel pappare.. prima che un governo cada,o che emergano nell’altro,i risultati di una qualche presidenza medio-lunga.
Sono quattro pensieri buttati lì a caso.
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Tutti gli oligarchi vorrebbero diventare Re,come in fondo fece Napoleone.
Si mise la corona in testa, da solo.
E beneficò,munifico, parenti ed amici stretti. Poi,sconfitto perse il posto.
E la Francia ricominciò una nuova stagione.Via una Repubblica,sotto un Re.Via un Re,sotto una Repubblica.
Infine il Presidente,l’ultimo parente di Napoleone che per l’età non aveva ancora potuto godere di un bel nulla dall’illustre predecessore, si autoproclamò di nuovo Re-Imperatore.
Fu sconfitto e perse il posto.

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La forma migliore di governo dovrebbe di conseguenza essere un misto tra repubbliche e monarchie che si alternino al comando di tanto in tanto.
Ciò creerebbe della bella e sana concorrenza tra le due forme di governo,e forse migliorerebbe la qualità del servizio offerto al paese ed ai suoi cittadini.
Ma la concorrenza nessuno la vuole in verità,dà fastidio,e quindi niente più spazio ad alcun Re.
Forse sarebbe il tempo di provare allora con una..Presidentessa come alternativa,la quale decida un domani di auto eleggersi..Regina!


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