Storia di ingerenza diplomatica e alterazione mediatica causata dal prestigio delle armi.

Dall'ottica indiana
Il 15 febbraio 2012 è la data che segna l’inizio di una diatriba internazionale che tanto ha fatto parlare i nostri giornali. Il contenzioso diplomatico vede schierati i funzionari italiani contro quelli indiani. Da entrambi i fronti, si registra una scarsa intenzione a collaborare con la controparte.Tutto è quindi cominciato il 15 febbraio 2012, quando dalla petroliera italiana Enrica Lexie, in quel momento al largo della costa del Kerala (India sud-occidentale), parte la raffica di colpi che metterà fine alla vita di Ajesh Pinky e Selestian Valentine, pescatori indiani, rispettivamente di 25 e 45 anni.I risvolti del caso oramai li conosciamo tutti: l’erronea valutazione della minaccia corsara-peschereccia, i difficili esami balistici, la pseudo perizia del finto ingegnere targato Casapound, il giallo sui fucili utilizzati, eccetera.
Pochi sanno, tuttavia, che il caso è stato inizialmente portato all’attenzione nazionale proprio dal controverso movimento che prende il nome di CasaPound (lo stesso che suggerì poi un intervento militare italiano in India) il quale più volte nel marzo 2012 manifestò sotto l’altare della patria sito a Roma “per chiedere a gran voce le dimissioni del governo tecnico, incapace di gestire la questione della detenzione dei marò, e per denunciare l'oltraggio arrecato all'Italia da parte dell'India”. Paradossalmente sarà proprio quel governo tecnico a dare risalto all’evento. L’allora ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi fece del caso Marò il proprio cavallo di battaglia, conquistando in breve tempo la simpatia di molti e concentrando sulla vicenda, proprio durante la rovente escalation della crisi siriana, tutto il lavoro diplomatico italiano. L’onorevole La Russa non sarebbe stato da meno, il caso Marò sarebbe diventato per lui la scusante per una campagna mirante a intensificare gl’investimenti nella sicurezza e nella Difesa del Paese. Da questa serie di coincidenze fortuite sarebbe partito il grande eco mediatico che permane tutt’oggi.





