La produzione della resina di cannabis (haschic) è da sempre concentrata in due paesi: il Marocco, fornitore del mercato europeo e dell’Africa del nord, e l’Afganistan, che alimenta il mercato del sud-est. Queste affermazioni sono dell’Ufficio delle Nazione Unite contro la droga e il crimine (ONUDC), presentate in un rapporto pubblicato giovedi’ 23 giugno, rapporto che ribadisce quanto l’haschic sia la droga più consumata e commercializzata nel mondo, con una media che varia tra i 125 e 203 milioni di consumatori. Il rapporto dell’ONU indica che i campi coltivati a cannabis in Marocco siano oltre 47.500 ettari (ciffre fornite dalle autorità locali quindi la credibilità è messa in causa), la cui produzione è destinata principalmente al mercato dell’Africa del nord e all’Europa occidentale e centrale. Nel 2009, tra il 2,8% e il 4,5% della popolazione mondiale con una forbice d’età tra i 15 e i 64 anni hanno consumato della cannabis almeno una volta, segnala il rapporto. I paesi più sovente citati nel rapporto come fonti per i consumatori di resina della cannabis sono il Marocco, l’Afganistan, il Libano, il Nepal e l’India. E’ di qualche giorno la notizia che una tonnellata di droga è stata sequestrata dalle unità di sorveglianza delle frontiere marocchine sulla costa di Tangeri. La quantità della droga è stata scoperta nella zona costiera di Slouqia, ovest di Tangeri, una regione di difficile accesso e coperta da foreste, mentre stava per essere imbarcata su uno Zodiac con destinazione Spagna. Il porto di Tangeri, con quello di Nador e di Casablanca, sono veri luoghi di passaggio privilegiati per il transito di una grande parte della droga che arriva sul continente europeo. L’ONU, nel suo ultimo rapporto, ha inserito il Marocco come il maggior produttore di cannabis del mondo, seguito dall’Afganistan, in seconda posizione. Stessa e poco gratificante posizione è segnalata dall’Organo Internazionale degli Stupefacenti (OICS), che considera il Marocco in pole position nella produzione della resina di cannabis. Malgrado una frenata registrata dal 2003 nella coltura della cannabis, l’OICS ha sollecitato le autorità marocchine a rivedere i meccanismi e le procedure utilizzate per raccogliere le informazioni del caso, per evitare imparzialità con gli altri paesi produttori. In Marocco, grazie ad un Dahiri degli anni ’30, la coltivazione della cannabis è legale e crea migliaia di posti di lavoro nella zona del Rif (nord). Diventa illegale, subito dopo la raccolta, lo smercio e il contrabbando dell’haschic.
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