Come era stato già annunciato nel fine settimana, i medici interni e residenti hanno organizzato ieri, mercoledi’ 25 maggio, una marcia nazionale a Rabat. Secondo gli organizzatori oltre 8.000 medici si sono presentati all’appello, giunti dai quattro lati del reame, per prendere parte a questa “marcia della collera” e per gridare allo Stato, nella figura del ministro Yasmine Baddou, le loro rivendicazioni. Bloccati in un primo tempo dal dirigersi verso il Parlamento, sono stati poi aggrediti dalle forze del’ordine che hanno provocato una decina di feriti, precisa il Dott. Mourad Nafaâ, presidente dell’Associazione dei medici residenti di Casablanca. Negli stessi istanti dall’inizio delle collutazioni, i medici hanno ricevuto un appello dalla ministra della Salute, che ha notificato loro di essere “illegali”, in quanto la marcia non era stata autorizzata dalle Autorità competenti e che, tutte le rivendicazioni dei medici erano state soddisfatte in seguito ad un accordo con quattro centrali sindacali. Il Dr. Nafaâ stima che questo accordo è nullo in quanto le principali centrali sindacali rappresentano meno del 40% dei medici del settore pubblico. Attualmente, la maggioranza dei medici del settore pubblico sono raggruppati in seno alla Commissione nazionale dei medici interni e residenti e al sindacato indipendente dei medici del settore pubblico. Quindi i sindacati che hanno firmato l’accordo rappresentano una minoranza. Dopo la manifestazione di ieri i medici stanno valutando di mettere in atto la minaccia delle dimissioni collettive, ventilate già la settimana scorsa, nel caso le loro rivendicazioni non siano soddisfatte, rividendicazioni che si traducono in un riconoscimento del dottorato in medicina, in medicina dentale e farmacia e l’integrazione in seno della funzione pubblica dal primo anno di specializzazione, oltre alla modifica delle modalità di formazione e di valutazione dei medici in corso di specializzazione.
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