Martedì 17.
Ieri ha dormito là per la prima volta.
Gliel'avevo venduta anche bene, con la storia del pigiama party.
Ha dormito, piangendo un po' "ma è normale", dicono. Per me, non è normale.
Ieri sera cantava, non mi sembrava turbata.
Poi ha detto che aveva paura del buio.
Ed è venuto fuori che erano al buio, o quasi, o comunque troppo buio per i suoi gusti.
E stamani è scoppiato il bubbone.
Voglio andare dai nonni, non voglio ancora il pigiama party.
Perché un conto è che si tratti di un giorno, un conto è che diventi routine.
Per la prima volta l'ho lasciata in lacrime, io che l'ho sempre salutata ovunque andassi, che sono sempre riuscita a rassicurarla.
Ho passato la mattina con la morte nel cuore, e i miei andranno a prenderla alle 12:30.
Come la scorsa settimana.
I miei, come al solito, che sono esausti, perché è da gennaio che se la purullano undici ore al giorno, e l'asilo è ormai una necessità familiare oltre che sociale.
Ma noi vogliamo che lei stia bene, non che pianga disperatamente, e io con lei, a farmi guardare con tanto di muso strano dagli altri genitori (sono l'unica che piange in pubblico? Pare di sì), e non è questione di inserimento perché finché non si è trattato di dormire era andato tutto bene.
Ora non so che fare, se tenerla a mezza giornata ancora un po', ma se è mesi che non dorme al pomeriggio non è che di punto in bianco comincerà a dormire "perché va fatto".
Tanto non tocca a me, io mi macero e basta.