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Martin Heidegger, un cattolico nascosto

Creato il 03 ottobre 2011 da Uccronline

Martin Heidegger, un cattolico nascostoGià da molto tempo è ormai emersa con chiarezza l’origine cattolica di quello che è da molti considerato il più grande filosofo del XX secolo, Martin Heidegger. Il padre era sacrestano della parrocchia di Messkirch, la madre desiderava che prendesse gli ordini religiosi e di fatti il giovane Martin iniziò il noviziato dai Gesuiti (poi abbandonato per motivi di salute). Studiò teologia a Friburgo laureandosi su Duns Scoto nel 1915.

Sicuramente dunque proviene da un retroterra cattolico. La discussione verte oggi sul mantenimento di questo ideale nel corso della vita e sopratutto su quali tracce abbia lasciato nella sua opera filosofica. Ne parla su “Avvenire Francesco Tomatis, professore ordinario in Filosofia teoretica all’Università di Salerno, sottolineando come questo lato di Heidegger si stato un messo in ombra dalla controversa adesione per 9 mesi al nazionalsocialismo in quanto rettore dell’Università di Friburgo.

Fortunatamente sono usciti nell’ultimo periodo alcuni volumi con sue opere inedite che permettono di ricostruire questo legame con il cattolicesimo. Ad esempio “Contributi alla filosofia (Dall’evento)“ (Adelphi 2007), ma anche “Filosofia e teologia nel pensiero di Martin Heidegger“ (Queriniana 2011) curato da Philippe Capelle-Dumont, docente all’Università di Strasburgo e all’Institut Catholique di Parigi. Egli individua il grande interesse di Heidegger verso il Nuovo Testamento e il rapporto vivo con il cristianesimo e la metafisica occidentale. Interessante anche l’intervista al nipote di Martin, Heinrich Heiddeger, sacerdote cattolico scelto dallo zio come confessore e consigliere spirituale nell’ultima parte della sua vita: “Martin Heidegger. Mio zio“ (Morcelliana 2011).

Roberto Righetto invece, responsabile delle pagine culturali di “Avvenire”, sottolinea che il suo pensiero non è mai stato in linea con il cattolicesimo ed estraneo al cristianesimo. Il matrimonio (rito cattolico) con Elfride Prite, di fede luterana, lo allontanò dalla Chiesa. Arrivò a scrivere ad un amico: «Convinzioni gnoseologiche, che si estendono alla teoria della conoscenza storica, mi hanno reso problematico ed inaccettabile il Sistema cattolico, non però il cristianesimo e la metafisica» (Lettera a Krebs, 1919). Il nipote Heinrich assicura comunque: «pur essendosi allontanato dal “Sistema del cattolicesimo” non è mai fuoriuscito dalla Chiesa, come a torto è stato scritto». E ancora: «Ciò che lo ha mosso per tutta la vita è la domanda su Dio, anche se filosoficamente non l’ha mai esplicitata». Heinrich ricorda inoltre il profondo legame con Romano Guardini e rivela che il celebre filosofo fu costretto a portare il simbolo nazista anche se si dimostrò in privato sempre molto critico verso il partito Hitler.

Tomatis afferma che da questi nuovi volumi emerge chiaramente che «non solo la teologia, ma la fede cristiana e il cattolicesimo stesso risultano l’orizzonte esistenziale a partire dal quale soltanto è possibile comprendere l’intero l’intero cammino di pensiero di Heidegger, dai giorni passati presso il noviziato dei Gesuiti ai due anni di studi teologici universitari, ai pellegrinaggi annuali al monastero di Beuron, sino al contegno solitario e monastico». D’altra parte è lo stesso filosofo tedesco a riconoscerlo nel 1938: «Solo chi era così radicato in un mondo cattolico effettivamente vissuto può intuire qualcosa delle esigenze che, come sotterranee scosse telluriche, influenzarono il cammino del mio domandare percorso fin qui» (M. Heidegger, “Besinnung”, V. Klostermann 1997). E ancora negli anni ’50: «Senza questa provenienza teologica, non sarei mai giunto sul cammino del pensiero. Provenienza tuttavia che rimane sempre avvenire». Heidegger stesso, continua il filosofo Tomatis, predispose personalmente il proprio funerale cattolico a Messkirch, con la recita del De Profundis e del Padre Nostro, officiato da Bernhard Welte e dallo zio Heinrich.


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