Il triste elenco si aggiorna ed aumenta. Un commerciante 37enne, marito e padre, aveva aperto da poco un bar a Martina Franca, nella provincia di Taranto. Ma gli affari non andavano bene e non ha retto alla pressione della crisi e così ha raggiunto la casa di campagna a Cisternino, ha legato la cintura all’inferriata esterna e si è impiccato.
Una volta accertate le motivazioni che hanno portato l’uomo al gesto estremo, il PM della procura di Brindisi ha disposto la restituzione della salma alla famiglia perché vengano celebrate le esequie.
Un’altra vittima, l’ennesima, della crisi. Ormai non si contano più ma i loro nomi dovrebbero rimbombare nella testa, nelle notti, nei sogni e togliere il sonno a chi, in questa crisi, ci ha portato e non fa nulla per tirarci fuori. E non permette che si faccia nulla per uscirne.
Troppi interessi in ballo, troppi soldi e la vita delle persone, il bene più prezioso, non ha più alcun valore. Ne avevamo parlato nel breve articolo del ragazzo di Ancona che voleva darsi fuoco in Comune ma era stato salvato. E con l’imprenditore padovano che, anche lui schiacciato dalla crisi, non ha retto e si è tolto la vita.
Riescono solo ad imputarci colpe. E nessuno chiede scusa. Nessuno si pente.