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Così oggi Daniela Santanché si dichiara “Orgogliosa di uomini così”, mentre Vittorio Feltri esibisce sdegno verso la sentenza e solidarietà verso l’amico, rafforzando entrambi i sentimenti con virili ed eleganti cazzi di punteggiatura.Prima di affrettarci tutti a una colletta per il martire, riassumo telegraficamente la via crucis del Beato Alessandro.
Il direttore del Giornale viene denunciato per diffamazione a mezzo stampa.Lo stesso direttore si rifiuta di transare con il magistrato per una ammenda economica.Se avesse accettato la pena pecuniaria, la faccenda si sarebbe conclusa lì. Ma al Beato Sallusti non va giù l’idea di doversi scusare e cacciare il grano a prova provata di essere nel torto.Risponde ciccia! E il processo prosegue, con andatura lenta, ma prosegue.Arriva quindi la sentenza di condanna a quattordici mesi di detenzione, e apriti cielo!Orde di colleghi fanno cerchio scandalizzandosi che nell’incivile Italia si finisce in galera per il reato d’opinione. Ciò sarebbe davvero barbaro. In realtà diffamare non significa esprimere un’opinione. Inoltre un conto è prevedere l’automatica incarcerazione come pena per chi diffama. Altro conto è prevedere il carcere qualora l’imputato, se colpevole, rifiutasse altre soluzioni riparatorie.
Non è mai stato in discussione che un giornalista debba finire in carcere come prima istanza.Ci sono invece giornalisti che, in ogni caso, non vorrebbero sai contemplato il carcere, nemmeno come ultima, estrema istanza, qualora diffamassero e calunniassero qualcuno.Questa supponenza da benpensanti, sì, è molto grave. Molti giornalisti proprio non accettano la folle idea che se nel maneggiare gli strumenti della propria professione – ovvero le parole, la ricostruzione dei fatti, la cronaca – li usano intenzionalmente in modo scorretto al fine di procurare un danno, possono, come ultima soluzione (estrema eventualità), essere sbattuti in galera. Come qualsiasi altro professionista o lavoratore.Proprio non ci sta Alessandro Sallusti ad accettare l’idea di essere toccabile dalla legge, di dover rendere conto come un comune mortale. Noli me tangere! casca a fagiolo. Anche per questo punta agli altari del martirio.
Così, all’atto di buon senso del Procuratore Capo di Milano, che gli commuta la detenzione carceraria in arresti domiciliari, il Beato Sallusti risponde uno sdegnato ciccia: “Rifiuto i domiciliari. Mi portino in carcere”.Il Beato Sallusti, non essendo vittima se non del proprio presuntuoso puntiglio, sa bene che può tirare dalla sua il sentimentalismo italiano della memoria corta, facendo la vittima.Così invoca che i Carabinieri vengano a prenderlo, consegnandosi novello Gesù Cristo sul Getsemani alle guardie di Bruti Caifa Liberati, perché lo immolino sul monte San Vittore a riscatto dell'umanità tutta (quella mediocre e vittimista ovviamente).
I maestri di vittimismo esistenziale sanno bene che non ci fanno una gran figura a stare agli arresti domiciliari con tanto di divano sotto il culo e connessione internet. Giunto a questo punto gli conviene fare la vittima fino in fondo, invocando il martirio.Martirio carcerario che, se arriverà, sarà perché l’ha ricercato fin da quando si rifiutò di pagare l'ammenda per averla fatta fuori dal vasetto. Nell'era del Martirio 2.0 i vittimisti diventano vittime, in attesa di dare alle stampe la narrazione della sofferta esperienza, decisamente ricercata con fare da supponente masochista.
Se la Santanché è orgogliosa di uomini così, ha una concezione un cicinino avvilente dell'essere uomini.
K.
Ah, in merito alla beatificazione di Sallusti, sul tg de La7 ho appena sentito Santanché Daniela dichiarare “Mi vergogno di essere italiana”. Beh, io non ho molta disponibilità economica, ma un volo low cost di sola andata per le Vanuatu confido di riuscire a metterlo assieme. E fargliene dono, perché non abbia di che vergognarsi di tanti suoi connazionali, decisamente meno mediocri. Giusto un cicinino meno.
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