L'idea di base non è niente male, Gaiman decide di trasportare alcuni dei più celebri eroi Marvel nel 1602 anticipando di tre secoli e più, all'interno di un corposo What If?, la comparsa dei supereroi, adattandoli per look, nomi e comportamento alla vita del primo Diciassettesimo secolo inglese. Ognuno dei personaggi coinvolti mantiene grossomodo le caratteristiche che l'hanno reso celebre nel Marvel Universe classico, i personaggi non vengono snaturati ma ricontestualizzati.
La regina Elisabetta regna su un'Inghilterra tollerante verso gli occulti, persone con capacità particolari. Al suo fianco Sir Nicholas Fury, una sorta di capo militare e comandante del servizio segreto di sua maestà, e quello che può essere definito sia medico che mago di corte, il Dottor Stephen Strange. Ma la regina avrà vita breve, con la successione al trono di Giacomo VI di Scozia le cose cambieranno, per gli occulti la vita diverrà più dura e non dovranno più guardarsi solo dal Grande Inquisitore Enrico e dai suoi due pupilli: Petros e Sorella Wanda.
Ma non è solo questo a preoccupare Strange e Fury, strani fenomeni meterologici sembrano indicare che la fine del mondo si stia avvicinando con largo anticipo. Solo un vecchio manufatto dei cavalieri templari sembra sia in grado di porre rimedio a questi strani fenomeni, un oggetto in viaggio nell'Europa continentale e ora in possesso di un vecchio, un artefatto che dovrà recuperare il cieco Matthew, incaricato da Fury, accompagnato dalla bella Natasha. Ma sarà davvero quella la chiave di volta per risistemare le cose o avranno un ruolo importante nella vicenda l'indiano Rojhaz e la sua protetta Virginia Dare? E che parte avranno i giovani talentuosi di Carlo Javier e il Conte Otto Von Doom?
Devo ammettere di aver apprezzato parecchio 1602 nonostante io non sia un fan sfegatato delle rivisitazioni in chiave alternativa dei supereroi, ma come sostengo da sempre non sono i personaggi, gli scenari, i generi a fare una buona storia bensì l'autore che la scrive che in questo caso è stato sufficientemente bravo da cancellare ogni mia remora. Ognuno dei personaggi coinvolti, che sono molti ma non troppi (e in questo Gaiman è stato bravo a non eccedere) hanno il giusto spazio e la loro funzione narrativa, i disegni di Kubert, colorati da Isanove saltando il passaggio a china, si adattano bene a epoca e atmosfere narrate da Gaiman. Ne risulta un bel volume, una lettura piacevole inserita in un contesto tutto sommato parecchio interessante. Certo, non una capolavoro ma come si dice... ad avercene.