Mary Hickcox: i nostri bambini sono infelici…

Da Rossellagrenci

Tratto dal discorso di Mary Hickcox, é una sostenitrice dello homeschooling, madre di tre bambini (11, 7 e 3 anni).

…I nostri bambini sono infelici. Infelici, oberati dal troppo lavoro e senza imparare quello di cui hanno bisogno per avere successo. La prima cosa che deve cambiare è il modo in cui definiamo la parola successo. La sentiamo usata continuamente come una misura di come se la cavano i bambini nella vita. E se invece il modo in cui abbiamo definito il successo fosse del tutto sbagliato? Su cosa ci dovremmo focalizzare come genitori? La felicita è mai sul tavolo quando si discute di successo?

Sembra che, di questi giorni, la maggior parte dei genitori sia così presa dalla competizione che non riesce a ricordare che il nostro obbiettivo ultimo dovrebbe essere la felicità dei bambini. Ma chi dovremmo accusare allora, se siamo tutti condizionati a sopravvivere in un’economia competitiva e selvaggia? Questo modello sembra rendere la scuola un luogo infelice, in quanto un numero record di bambini viene ora sottoposto a farmaci di alterazione dell’umore per gestire una vita ai limiti sopportabili della pressione. È un luogo dove degli estranei con dei mandati da parte del governo e delle aziende stanno controllando le menti ed i corpi dei bambini.

Non possiamo aspettarci che i bambini diventino adulti indipendenti e liberi pensatori se sono tenuti sotto chiave, segregati per età, completamente controllati dalle regole, e costretti ad imparare il programma decretato dal governo federale. È un freddo condizionamento mentale da parte delle istituzioni. Agli americani è stato insegnato di pensare alla parola successo come alla dipendenza dal fatto di eccellere a scuola, ma sembra che il successo sociale sia più dipendente dalla conoscenza effettiva – ed i due non sono sinonimi. Se possiamo cambiare il modo in cui pensiamo al successo, allora quest’ultimo potrà equivalere alla felicita – il successo umano definitivo.

Nel 2007, per la prima volta, l’UNICEF ha compiuto uno studio sul benessere e la felicità dei bambini in 21 nazioni industrializzate. Stati Uniti e in Gran Bretagna, due delle più ricche nazioni sulla lista, erano agli ultimi posti. Questo, di per sé, dovrebbe far sollevare qualche sopracciglia, in quanto dimostra che i nostri bambini non sono felici e più soldi non sono certo la risposta al problema.

Un altro studio è stato condotto nel 2009 dalla American Psychological Association per valutare i livelli di stress nei bambini: hanno scoperto alcuni dati allarmanti. Per cominciare, lo studio ha dimostrato che i livelli di stress negli adulti e nei bambini sono cresciuti drammaticamente negli ultimi pochi anni, ma ancora più sorprendente è che i genitori sembravano per la maggior parte ignari del fatto che i figli fossero stressati. Quali erano le principali cause di stress tra i figli? Preoccupazione per i voti, l’accesso all’università e le finanze famigliari in cima alla lista. Questi problemi si traducono in emicranie, nausea e disturbi del sonno. Se il nostro obbiettivo è la felicità, il sistema educativo è, di nuovo, un fallimento.

La scuola è diventata obsoleta. Gli ultimi 10 anni hanno visto più progressi tecnologici dell’intero secolo precedente. Tutta l’informazione del mondo è ora letteralmente a portata di mano. Quasi l’intera ricchezza della conoscenza mondiale è accessibile mediante Internet e integrata nella nostra vita quotidiana. Ci sono piccoli miglioramenti ottenuti grazie a questo nuovo stile di vita, ma neanche lontanamente sufficienti per recuperare sul resto del mondo. Infatti, alcuni ricercatori sostengono che gli studenti riuscirebbero meglio mediante un apprendimento auto-gestito usando Internet, perché impariamo tutti meglio quando si tratta di qualcosa verso cui proviamo interesse.

Il sistema attuale è basato su ripetitivi test fondati sulla memoria, nonché noioso all’estremo. È un luogo che ricorda la prigione, dove “Ben poco di quello che è insegnato viene imparato, ben poco di quello che si impara viene ricordato, e ben poco di quello che si ricorda viene effettivamente utilizzato”, come dichiara John Holt in “How Children Learn”. Associatelo con il fatto che il 50% (conoscenze tecniche) di quello che viene imparato nel primo anno di università è inutile entro la laurea, e dovete solo chiedervi: Qual è il senso? Non possiamo fare meglio di così? I nostri figli non solo meritano di meglio, ma hanno bisogno di meglio per competere in un mercato con un 10% di disoccupazione ufficialmente dichiarata.


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