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Non importa se davvero sia stato stretto un patto tra Gianfranco Fini e le «toghe rosse», come Silvio Berlusconi ha affermato due giorni fa, perché “quel che conta sul piano politico non sono i «patti» più o meno segreti [ma qui potreste metterci pure “più o meno dimostrabili”], ma le convergenze oggettive di interessi e i comportamenti che ne conseguono” (Il Foglio, 19.4.2011). Non ha importanza, dunque, se quella detta da Silvio Berlusconi sia una menzogna: si adatta così bene alla realtà dei fatti, per come li vede Giuliano Ferrara, che in pratica non è una menzogna: il «patto» c’è di fatto, tanto più segreto quanto meno dimostrabile. Ma si può essere più mascalzoni di così?Mica è tutto, perché invece “un patto assolutamente ufficiale era stato stipulato tra Berlusconi e Fini, ma si è visto che fine ha fatto”: manca l’esplicita accusa di tradimento, basta insinuare che il “patto assolutamente ufficiale”, che “a un certo punto non è più parso politicamente conveniente per l’uno o per l’altro” (come se Fini non fosse stato espulso dal Pdl, ma fosse andato via nottetempo portandosi dietro l’argenteria), sia stato infranto per stringere il “patto più o meno segreto”. Oplà, “la riluttanza di Fini ad accettare le misure di autodifesa politica via via proposte dal centrodestra [ma qui potreste metterci pure “le leggi che darebbero la piena e permanente impunità al culo flaccido”] è stata la conseguenza di un calcolo”, quello che lo ha spinto al tradimento.E di quale calcolo di trattava? “Fini è entrato come cofondatore nel Pdl, ma la sua possibilità di assumerne la leadership, alla quale aspirava legittimamente, era fin dall’inizio basata sull’aspettativa di un incidente che azzoppasse l’altro cofondatore”. Fini ha tradito, dunque, perché questo suo vile calcolo (che tuttavia noi uomini-di-mondo siamo disposti a concedere fosse “legittimo”) si è dimostrato pure errato: frustrato, forse pure livido di rabbia, ha rotto il “patto assolutamente ufficiale” con Berlusconi e ne ha stretto uno “più o meno segreto” con le «toghe rosse», tutto evidente in certe “convergenze parallele di interessi” che stanno nel loro divergere dagli interessi di Berlusconi.Prima ho detto che argomentare in questo modo è da mascalzone? Rettifico: è da ignobile pezzo di merda.
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