Il Sudan occidentale e principalmente i popoli sul delta del Niger (Bambara, Dogon, Mossi, Bobo)
Le regioni al Sud e al Sud-Est del Congo (Congo, Zaire, Angola)
Le regioni costiere da Casamance sino al Congo, in particolare i popoli del massiccio guineo-liberiano, della Costa d’Avorio, della Nigeria, del Cameroun e del Gabon.
Gli alti plateau situati tra il lago Nyassa e l’Oceano Indiano
Un centro importante di
maschere si trova nel
Sudan centrale, l’
Oubangui Chari (l’attuale Repubblica Centroafricana) e il nord del Congo. Infine, si presume che le
società politiche organizzate in
Stato fortemente centralizzato siano meno ricche in maschere che quelle
organizzate in califfati e
comunità pastorali. Le forme sono variegate e di taglie e materiali diversificati ma con una preponderanza manifesta del legno. Esiste una
profusione di forme ma
tre tendenze principali sono le più importanti. La prima riguarda
le maschere a forma animale o maschere
zoomorfe e sono la rappresentazione dei caratteri dominanti degli animali rappresentati, come le maschere
Boli dei
Bambara che raffigurano leoni, iene e antilopi. Da notare l’importanza delle
Tyi-Wara, maschere di
antilopi che conducono
le danze durante i grandi avvenimenti. Nel contempo, la danza mascherata dei
Douro e dei
Baoulé, è una vera rassegna di
maschere zoomorfe dove appaiaono teste di cani, gazzelle e elefanti. Le maschere a
figure umane o maschere
antropomorfe rappresentano sia uomini che donne. Presso i
Dogon, le maschere umane incarnano gli
avi, i
cacciatori e i
maghi. Esistono anche tra i
Mossi delle maschere con figure femminili accostate a maschere con figure maschili. E ancora maschere antropomorfe presso altri popoli come i
Dan e i
Gouro, dove i tratti sono finemente cesellati. Chi non ricorda la celebre
Die-La Lou–Zaouli, una delle più belle attrazioni
danzanti ivoriane. Le maschere
antropomorfe associano
i tratti umani a quelli animali, ma con una preponderanza di volti umani. I visi maschili comprendono alcuni ornamenti sovente periferici a carattere animale (corna, piume, denti) che servono a sottolineare le
caratteristiche funzionali della maschera. Le maschere
Zamblé dei
Gouro ne sono un esempio. Per quanto riguarda le maschere
Wé (Guéré e Wobé) questi ornamenti sono composti con raffinata
ricerca estetica e rappresentano un grado molto alto
d’espressione simbolica. Attraverso le forme che si donano alla materia, le culture delle maschere cercano di rendere
visibile l’invisibile ed esprimere
delle idee. L’unione degli elementi
naturali e astratti, degli elementi
inpressionisti e degli elementi
surrealisti, si innesta in una sorgente di identità nuova :
la maschera appunto. Colui che indossa una maschera con una testa potente, un occhio guardingo, corna di bufalo, gola di coccodrillo, esercita sicuramente una impressione di
forza e di coraggio. L’equilibrio statico, la simmetria e la frontalità devono evocare la
grandezza sovrannaturale delle maschere. Due altri stili appaiono chiari attraverso le forme : uno stile
cubista, dove dominano le forme
geometriche, caratteristica delle maschere
Dogon,
Bambara,
Bobo e
Wé (Guéré in particolare) e uno stile
naturalista dove domina al contrario la rappresentazione del
reale visibile, caso delle maschere dei Gouro, dei Baoulé e dei popoli del Bénin. Ma tra questi due orientamenti esistono degli stili intermedi che si incontrano tra le sculture delle maschere Dan e Sénouto, per citare alcuni esempi. In ragione delle zone geografiche e culturali che la compongono e degli scambi che la storia ha permesso, la
Costa d’Avorio occupa un posto importante nelle sculture delle maschere africane. L’area culturale della
costa ovest-africana sino all’imbocco forestale
guineo-liberiano apporta in Costa d’Avorio, con i Dan e i Wé, le
costruzioni naturaliste e
cubiste caratteristiche di queste zone. Questa
influenza si sviluppa nell’ovest e nell’est, attraverso la Costa d’Avorio, dai Gouro, parenti prossimi dei Dan, e dai Niaboua, Bakoué, Néyo, Bété e Godié, culturalmente apparentati ai Wé. Infine la scultura delle maschere
Baoulé partecipa alle tecniche artistiche dell’area
atlantica dell’Est (Akan, AdjaYoruba) e agli stili sénoufo e gouro, creando una sintesi di concetti dell’Ovest, dell’Est e del Nord delle sotto regioni dell’Africa occidentale. La posizione geografica centrale del popolo baoulé, appare come un approccio di spiegazioni di questa impronta culturale. Tutto questo comporta una ricchezza culturale importante per la Costa d’Avorio che risulta, in Africa occidentale, una delle
regioni privilegiate delle maschere. In apparenza, e per i profani, la maschera è un
fenomeno artistico e tecnico che puo’ significare, attraverso l’ubiquità di queste sculture in Africa nera, una
unità d’espressione culturale. William Fagg scrive a proposito : ”
è per l’arte che noi possiamo acquisire la vista più penetrante nella cultura di un popolo e in particolare dei popoli africani“. Le sculture quindi giocano un ruolo di
testimoni, rivelatrici della civilizzazione di un popolo. Le maschere intervengono nelle
cerimonie d’iniziazione, nei riti legati alla nascita e nelle
cerimonie funebri: possono anche dirigere dei
riti d’adorazione e in questo contesto strettamente religioso, le maschere servono come protezione contro gli
spiriti melefici, ma giocano altresi’ un ruolo di intermediazione
tra gli dei e gli uomini. Le maschere regolano poi, in ultimo ricorso, i litigi, i
problemi della pace e delle guerre, e a quel punto le loro
decisioni sono irrevocabili : sul piano strettamente politico le maschere donano delle
direttive ai responsabili politici per la gestione comunitaria.
Infine assicurano la sicurezza della comunità organizzando la sicurezza del villaggio e sono ancora le maschere che si fanno carico dell’informazione in caso di bisogno. Le maschere africane si differenziano secondo la loro
utilizzazione e per l’importanza del
ruolo che devono assumere. Questi ruoli si spiegano con le
differenze sostanziali delle loro forme : taglia, figura, disegno. Presso i Sénoufo, per esempio, esistono
due grandi classi di maschere in rapporto alle forme, e
otto classi in rapporto all’utilizzazione, oltre alle maschere d’iniziazione (
poro) che sono di grande taglia e con figure animali (maschere che svolgono il compito di educare e formare gli uomini, maschere con funzioni positive). Al contrario, altre maschere sono destinate alle
tecniche magiche aggressive o difensive (quest’ultime sono di piccolo taglia e hanno caratteristiche umane). Come regola generale, le
grandi maschere comandano le piccole, decidono sulla uscita annuale o periodica di tutte le maschere, arrivando per
ultime sulla scena nei giorni della cerimonia. Un protocollo insomma, che ricorda
le grandi parate politiche dell’Africa antica e quella attuale. La funzione più significativa delle maschere rimane quella
del mantenimento dell’ordine. Le maschere si fanno carico di mantenere l’ordine del mondo, della società e delle famiglie e intervengono in effetti per regolare
l’ordine cosmico disturbato dai disordini che attentano alle leggi del mondo. In caso
di calamità naturali o catastrofi umane, le maschere ordinano dei sacrifici per riparare gli effetti delle
trasgressioni che hanno causato
questi orrori. Devono poi vegliare sulla
rettitudine delle persone e mantenere il rispetto delle
interdizioni che assicurano la
struttura delle famiglie e dei villaggi. Infine le maschere della
saggezza o “grandi maschere” decidono in ultimo sugli
affari che la giustizia profana non puo’ regolare. In conclusione, per mantenere l’ordine nella società e nel mondo, gli uomini hanno sempre avuto bisogno
dell’autorità degli dei, degli spiriti e degli
ancestri. Le maschere
incarnano i depositari naturali e sovrannaturali dell’autorità. Il funzionamento quindi come
ricettacolo del sacro e di conseguenza come
fondamenta della legge, sorgente dell’ordine e della potenza. Le maschere appaiono dunque, in ultima analisi, come degli strumenti
ideologici della società tradizionale africana che assicurano la conservazione dell’ordine naturale tramite la ricerca dell’equilibrio e la lotta contro
l’anarchia. Esprimono poi la situazione delle società che non hanno cercato di distruggere la continuità
primordiale tra il mondo degli uomini e quello degli dei, tra il naturale e il sovrannaturale. La nuova economia di mercato mondiale, l’urbanizzazione rapida e generalizzata che svuota le campagne, la nuova amministrazione delle collettività rurali, insomma tutti i cambiamenti in corso sono delle minacce che pesano sulla vita delle maschere. Due pericoli appaiono chiari oggi :
l’autodistruzione e la
distruzione esterna. L’autodistruzione è causata dai
commercianti d’arte che sottomettono gli artigiani a delle pressioni irresistibili (denaro) e la distruzione esterna è dovuta
alle influenze religiose importate (islam, cristianesimo), con l’assenza
criticabile di una politica culturale suscettibile di
bloccare la fuga all’estero di importanti
strutture materiali della civilizzazione delle maschere. Prossimamente scriverò sulle maschere nelle singole etnie.
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