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MASCHIO, FEMMINA, FIORE, FRUTTO (1979) di Ruggero Miti

Creato il 17 settembre 2010 da Close2me

maschio, femmina, fiore, fruttoRieditato successivamente col titolo (molto meno originale) di La ragazza superstar, MFFF è una pellicola che riprende candidamente il modello dei più tradizionali musicarelli, incentrati su un celebrità canora o persino su un singolo tormentone.
“Anna e Tony, fratelli gemelli, appartengono a una famiglia barese numerosa e dominata da una autentica madre/padrona. Anna, appassionata di canto, e Tony, fanatico di ballo, non riescono a dar sfogo alle rispettive vocazioni e decidono di fuggire a Roma. Il ragazzo, tuttavia, viene fermato dalle autostoppiste Mara e Sara che gli ruberanno anche la macchina. La ragazza, non avendo trovato il gemello al casello dell’autostrada, procede a sua volta verso la capitale con mezzi di fortuna. Mentre a Roma i due stentano a ritrovarsi, Anna si afferma in un’audizione per la casa discografica M.C.A…”
D’accordo. Le critiche – persino quelle meno togate e più avvezze alla rivalutazione facile – lo hanno bocciato in toto: regia piatta, sceneggiatura inesistente, presenze cult come Davoli e Boldi sostanzialmente sprecate. Arduo addurre difese di sorta, visti gli evidenti limiti di messa in scena, peraltro comuni a produzioni del genere frutto di un’improbabile ritorno cinematografico con relativa determinazione del neo-musicarello.
Ma la Oxa, piaccia o no, dal punto di vista attoriale funziona (con tutte le ambiguità che giocoforza la contraddistinguono artisticamente) e sorregge con tenacia l’intero progetto. Che il lato biografico sia veritiero invece poco interessa: la presenza della cantante scatena momenti di puro delirio visivo (il finale è memorabile, oltre che ben coreografato) ed i momenti puramente musicali, non frequenti, vantano una selezione tra i brani più toccanti e poetici dell’artista pugliese.
Considerandolo un film senza pretese ed a budget risicato, è doveroso comunque apprezzarne la genuinità di fondo. La (re)visione a distanza di oltre 20 anni permette inoltre di identificare guizzi moderatamente sperimentali dal retrogusto pop, soprattutto nell’ingenuo contrasto provincia-metropoli che si tenta di rappresentare nella prima parte dell’opera, dove la Anna e Tony interpretano moderni Candidi alla scoperta di se stessi attraverso una realtà smaliziata e talvolta crudele. Ma forse, in fin dei conti, stiamo solo guardando un simpatico, colorato ed inerme neo-musicarello.


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