Magazine Diario personale

Mash

Da Gloutchov
MashVe la ricordate la serie tv che andava in onda a fine anni settanta? All'epoca ce n'erano parecchie di serie TV dedicate alle guerre americane, dagli Eroi di Hogan (ambientata in un lager nazista), alle Pecore Nere (ambientata nella guerra del giappone), fino a Mash (ambientata nella guerra di Corea).
Ciò che magari tutti non sanno è che la serie è nata dal film omonimo di Robert Altman (questo preso da un romanzo di Richard Hooker). Il film vinse di tutto e di più; 33 fra premi e riconoscimenti, fra cui l'Oscar alla migliore sceneggiatura non originale e la Palma d'Oro al 23º Festival di Cannes. Nel 1996 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti... e non è proprio roba da tutti i giorni, non credete pure voi?
MASH è l'acronimo di Mobile Army Surgical Hospital, difatti il film è ambientato in un ospedale mobile dell'esercito americano, durante la guerra di Corea. Si tratta di un film drammatico mascherato da commedia. I personaggi sono infatti delle vere maschere carnevalesche, ne fanno di tutti i colori, hanno le loro peculiarità, i loro difetti stereotipati... ma allo stesso tempo si tramutano in uomini e donne dalla sensibilità profonda quando devono svolgere il loro lavoro, ovvero salvare vite.Il film rimbalza tra gag divertenti e scene terribili. Quando arrivano gli elicotteri con i feriti, quando muore qualcuno, quando si deve amputare un arto, o dare l'estrema unzione a un militare che ancora sta sotto i ferri, la scena cambia bruscamente e da teatrino bellico, si trasforma in dramma esistenziale. Il tocco di Altman proietta questi due contrastanti rappresentazioni del MASH come una forma di difesa, comprensibilmente umana, di dissacrare il dramma della morte con cui i medici di guerra lottano giorno dopo giorno, con momenti di relax proiettato alla fuga dalla realtà, al dimenticarsi del codice militare, al sesso con le infermiere, all'alcol, agli scherzi, a comportamenti da pagliaccio.
Il film, ovviamente, risente degl'anni che porta sulle spalle... parliamo di una pellicola del 1970, ma è ancora godibile nonostante oggi si sia abituati a un cinema molto diverso. E' notevole rivedere un Robert Duvall giovanissimo, un Donald Sutherland riconoscibilissimo, ed è interessante come lo sport venga a risolvere tutte le questioni... non voglio spoilerare, ma la partita di football finale è un messaggio subliminale che dovrebbe essere percepito da coloro che comandano nelle "stanze dei bottoni", ovvero che le controversie si possono risolvere in modi alternativi piuttosto che con le armi, e senza rinunciare di mostrare la propria forza (in questo caso atletica).

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