Negli ultimi mesi è esploso il fenomeno “Masha e l’Orso”, la fortunata serie di cartoni animati russi che ha conquistato il pubblico dei bambini (e non solo). In Italia viene trasmessa dall'emittente Rai Yo Yo.
Masha è una bambina che assomiglia molto alla maggior parte dei bambini, e non solo fisicamente: vivace, petulante, curiosa, insistente, entusiasta di qualsiasi novità, combina una serie di guai del tutto involontariamente, magari anche animata dalle migliori intenzioni di aiutare o soccorrere Orso e gli altri abitanti del bosco in cui vivono.
Orso è invece un plantigrado dal cuore tenero, che ricorda la figura di un nonno paziente: sopporta l’esuberanza della bambina, la accudisce con affetto e viene attanagliato dai sensi di colpa quando, ai limiti della sopportazione, decide di metterla in castigo; così il castigo dura ben poco, e tutto finisce in un tenerissimo abbraccio.
Le storie che si raccontano negli episodi sono divertenti, facilmente comprensibili dai bambini che si identificano nella piccola protagonista e, nonostante i disastri combinati da Masha, hanno sempre un lieto fine. Hanno inoltre il pregio di risultare divertenti anche per i genitori, che ritrovano negli atteggiamenti curiosi e vivaci di Masha quelli dei loro figli, ed in quelli protettivi di Orso la paterna condiscendenza del familiare adulto, genitore o nonno. Ciò può creare un’occasione di complicità, in cui genitori e figli si ritrovano insieme a condividere il cartone e le emozioni che questo suscita, insieme vivendo anche momenti di particolare sintonia ed empatia.
La struttura è semplice: da una parte la piccola, esuberante, istintiva e sconsiderata come tutti i bambini, che pure richiedono attenzione e protezione; dall’altra l’orso-genitore, personificazione delle regole che limitano il mondo esterno ma anche paziente, accondiscendente e pronto ad offrire quella attenzione e protezione.
È forse proprio questa struttura semplice, in cui piccoli e adulti possono identificarsi, che ha fatto la fortuna di Masha e Orso.
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