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Storie private di persone note o sconosciute cadono spesso sotto il dominio pubblico.
Sarah Scazzi, Michele e Sabrina Misseri, Yara Gambirasio, le gemelline: persone dapprima sconosciute sono entrate improvvisamente a far parte del nostro quotidiano.
E di Amanda Knox, Meredith Kercher, Chiara Poggi, vi ricordate? Fino a qualche mese fa se ne parlava ogni giorno, poi sono finite nel dimenticatoio generale.
A popolare le news vi sono anche scandali sessuali che coinvolgono personaggi pubblici. Telecamere e macchine fotografiche sono arrivate ad indagare la vita privata di varie personalità di spicco: da Marrazzo al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al Papa Benedetto XVI.
Vi sono poi anche storie gossip che riguardano un’altra categoria: personaggi del tutto sconosciuti al pubblico che bramano di diventare famosi attraverso la loro partecipazione a Reality Show e ad altri programmi televisivi.
Le storie di tutte queste persone entrano a far parte del flusso di notizie che popolano quotidianamente giornali, radio e tv. Ed il pubblico è quasi “costretto” ad ascoltare di continuo aggiornamenti e novità, pena, rinunciare a quei minuti di pausa per svagare la mente dallo stress lavorativo o dalla routine casalinga.
Insomma, accendere la tv o comprare un giornale sta diventando sinonimo di curiosare nella vita degli altri, più che informarsi o svagarsi.
Un nuovo modo di fare reportage
Negli ultimi anni si sta riscontrando una nuova tendenza nel modo di fare reportage. Non ci si limita a dare la notizia della scomparsa di una persona o ad annunciare direttamente l’assassino a processo ultimato, ma si segue il fatto dall’inizio alla fine. Si indaga nella vita e nella psiche delle persone coinvolte, si seguono le indagini passo passo, si parla di ogni sospettato.Insomma viene tutto raccontato minuziosamente sottoforma di una vera e propria storia. E’ un nuovo modo per appassionare gli spettatori e tenerli incollati ai media (tv, radio, giornali cartacei e online).
Nei vari talk-show o negli approfondimenti serali, si tenta persino di intrattenere gli spettatori analizzando i fatti dai più svariati punti di vista: psicologi, criminologi, scrittori, opinionisti e persino attori di fiction thriller. Ogni sorta di programma televisivo ad ogni ora del giorno, purché non si cali mai il sipario e soprattutto gli ascolti…
Tutto viene raccontato come se stessimo assistendo alla trama di un film thriller o ad un romanzo giallo, anziché alla storia di persone reali. Gli ingredienti ci sono tutti: la vittima, l’omicida, i complici.
Molto spesso, quando parli con la gente, nessuno ha veramente chiara l’intera faccenda. Se non sei continuamente sintonizzato con i media, perdi il filo del racconto e finisce che non capisci più chi ha fatto cosa. Quando si tratta poi di personaggi importanti che riguardano il mondo della politica, noto con tristezza che il pubblico riesce a captare più le loro vicende personali anziché i fatti che riguardano il loro impegno politico.
Mi viene da pensare alle “narco-notizie”, lanciate da quella che Roberto Saviano chiama “TV fango” per delegittimare l’individuo e spostare l’attenzione su fatti che deviano dalla questione principale.
Stiamo ancora parlando di reportage? Stiamo ancora parlando di diritto d’inchiesta? O semplicemente del diritto di mostrare il nascosto, il privato, l’intimità di una persona (famosa o non famosa) ?
Diritto d’inchiesta e diritto alla privacy
I fatti di cronaca vengono seguiti quotidianamente e si viene informati con una precisione quasi maniacale.
Si pensi ad uno dei fatti di cronaca più “seguiti”: il delitto Sarah Scazzi. Si è persino arrivati ad annunciare la morte di Sarah ed il ritrovamento del suo corpo in diretta televisiva.
Durante un’intervista della trasmissione “Chi l’ha Visto” alla madre di Sarah, abbiamo condiviso insieme a lei un momento estremamente privato: la notizia della morte della figlia.
In seguito, l’attenzione è stata catalizzata per settimane prima sulla scomparsa della giovane ragazza, e poi sulle continue ritrattazioni dello zio Michele Misseri, indagato principale, le successive accuse a sua figlia Sabrina e a nuovi personaggi prima apparentemente fuori dalla “scena del delitto”.
Il costume di Carnevale ispirato a Michele Misseri
Il pubblico è talmente coinvolto (o incuriosito) che è persino arrivato a visitare i luoghi del delitto – quasi come si visitano i luoghi in cui è stata girata la fiction “Montalbano”. Casa Misseri ad Avetrana (Puglia), è diventata meta di pellegrinaggio da parte di curiosi. A Carnevale sono stati confezionati costumi di carnevale ispirati a Michele Misseri.
Anche Brembate di Sopra, città dove è stata ritrovato il corpo della piccola Yara Gambirasio, è stata vittima dell’assalto da parte della cittadinanza.
Il continuo viavai di persone nel luogo del ritrovamento del suo corpo ha persino provocato l’inquinamento delle prove.
Non c’è da meravigliarsi che i genitori della piccola Yara abbiano chiesto il silenzio stampa – rispettato durante le indagini ma rotto dopo il ritrovamento del corpo. Non è certo gradevole ritrovarsi la casa circondata da giornalisti, sentire continuamente parlare della loro figlia e vederne la foto sbattuta sulle prime pagine di giornali e sullo schermo della tv. Come se la loro vita non fosse già abbastanza sconvolta dal dolore.
Si sta forse oltrepassando il limite tra diritto di inchiesta e diritto alla privacy?
Forse ci si sta dimenticando del comune senso del pudore, dell’intimità e della discrezione o più in generale, del rispetto per persone, talvolta minorenni, su cui troppo spesso si focalizzano i riflettori.
E’ naturale che un fatto di cronaca susciti curiosità ma forse anche questo è un esempio di quanto sia forte l’impatto dei media.
Reality o Realtà
Una scena dal GF - Foto: video.mediaset.it
Oltre a tristi fatti di cronaca, a suscitare la curiosità del pubblico c’è anche il gossip su vip o perfetti sconosciuti che aspirano a diventarlo.
Si invita continuamente il pubblico a curiosare nella loro vita e nelle loro storie.
La curiosità è l’elemento principale sfruttato dai Reality Show come Il Grande Fratello, L’Isola dei Famosi, La Fattoria.
Il meccanismo del Reality infatti, prevede di mantenere viva l’attenzione su fatti e personaggi attraverso storie d’amore ed amicizie sbocciate “per caso”, tradimenti, problematiche che da banali diventano quasi crisi esistenziali, piagnistei, urla, litigi e pettegolezzi. Insomma ogni episodio che rientri nella sfera dei rapporti interpersonali può contribuire ad aumentare l’audience.
Che si tratti di convivere con persone provenienti da tutt’Italia, o sopravvivere su un’isola deserta o imparare a mungere una mucca, è tutto focalizzato sull’uomo e sulla sua capacità di adattamento. I partecipanti vengono messi continuamente alla prova, si creano situazioni “interessanti” e si cerca di fare identificare il pubblico con loro, lasciando spesso nelle menti la domanda “come mi comporterei al loro posto”?
Anche perché se non ci fossero questi “interessanti” episodi, se non si avesse la sensazione di seguire una telenovela, chi si interesserebbe dalla vita di 4 sfigati rinchiusi in una casa?
A queste legittime domande, io farei seguire quest’altra che spesso si tralascia: “Mi comporterei proprio così, nella realtà”?
Questo modo di assistere alla vita degli altri – chiunque essi siano - vi interessa o vi irrita? Seguite con passione le vicende dei partecipanti ai Reality Show? Siete soddisfatti di sapere cosa si cela nella vita privata del Presidente del Consiglio (a prescindere dal vostro orientamento politico)? Vi siete mai chiesti cosa si prova a perdere la propria figlia e a conservare il suo ricordo tramite le pagine dei giornali?
Al 24 ottobre 2010 risale quest’articolo pubblicato sul Blog “Teledicoio” dove già si respirava il peso dell’esagerazione dei media.
Voi cosa ne pensate?
© Valentina Grassiccia, Comunicazione&Multimedia, 2010-2011