Pubblicato da Giovanni Nuscis su aprile 20, 2012
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Αθήνα, Μάιος 2011
άνθρωποι
βγαίνουν απ’ τις τρύπες της νύχτας
γεμάτοι δόντια
τσιγάρα
μικρές κραυγές
στην μεγάλη νύχτα
πολύ μεγάλη
υπερβολικά μεγάλη
ακολουθούν την διαδρομή προς την πλατεία
την δακρυγόνα
“ άκου, μου λένε, έχασα την δουλειά
τώρα κοιμάμαι στους κάδους
έχει καταπιεί η τράπεζα το ένα μου χέρι
είμαι κουτσός
δεν μπορώ πια να παρέχω χάδια
ούτε κλοτσιές
τι μπορεί απόψε, αύριο
αυτή η αράδα, αυτό το στυλό, αυτό το
[πράγμα εδώ
που ονομάζετε ποίηση;
δεν είναι
ψάρια ή
όρνιθες ή
γλώσσα
τώρα πια “
Atene, maggio 2011uomini
escono dai buchi della notte
pieni di denti
sigarette
piccole grida
nella notte grande
molto grande
eccessivamente grande
seguono il cammino verso la piazza
lacrimogena
“ ascolta, mi dicono, ho perso il lavoro
adesso dormo nei cassonetti
la banca m’ha mangiato un braccio
sono zoppo
non posso più elargire carezze
né calci
cosa può stasera, domani
questa riga, questa penna, questa
[ roba qua
che chiamate poesia?
non è
carne né
pesce né
lingua
oramai”
*
Preghiera
Oggi la poesia deve essere una pietra.
Prendete e scagliatene tutti.
Questa è la mia pietra offerta in dono per voi.
Nel breve tragitto fra la mano e l’obbiettivo
una poesia sibila come una corda nel vento.
Beati quelli che ne verranno colpiti.
Ma come potrà una poesia, ci chiediamo
pagare la spesa, la luce e la chemioterapia?
Cosa potrà contro lo sportello bancario
contro il mutuo che vien di notte
con le scarpe tutte rotte?
Esatto: cosa potrà
se tu che stendi le lenzuola dei versi
incolonni parole sulla pagina bianca
perché, anche scritta, rimanga bianca
e poi alzi il braccio per scagliare una piuma
o peggio
per chiedere il permesso d’andare a pisciare?
***
Questa sera passo da piazza Omònia
dove le siringhe conficcate nell’asfalto
splendono come piccole candele votive
nel bagliore del mondo finanziario.
Sulla facciata del centro commerciale
una cascata di luci di natale:
lunghe colonne di consumatori
di droga e di beni
s’inginocchiano, pregano e offrono monete.
Tu mi dici: “Io ti dico
che la lingua è potente
perché con essa si può dire di tutto.”
Ma lo vedi da te, solo se scrivi SCONTI!
s’affacciano dai palazzi
il telegiornale ne parla.
E anche tu mi dici:
“La poesia è come il pane, è di tutti”.
Ma lo vedi da te, oggi il pane
è un’offerta sul volantino.
Prendete e compratene tutti
questo è il mio volantino
offerto in offerta per voi.
***
La pioggia scivola sui cassonetti
e scioglie l’immondizia che gocciola
muta
sulle mani di chi ci scava dentro.
Guardali, come ti dicevo
non mi sembra raccolgano poesia
non mi sembra che cerchino una pietra
e se la poesia fosse pietra
non potrebbero masticarla.
Nello specchio delle pozze
uomini obliqui come pali arrugginiti
malati di fame
siedono da anni sul marciapiede.
***
Ma quindi, allora, tutto ciò premesso:
che cosa deve essere oggi la poesia?
Oggi la poesia deve essere un seme.
Aprite in due i corpi di questi morti
e seminatene tutti
questo è il mio seme che crescerà dentro di voi.
Se il chicco di grano, caduto in terra
non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto.
Oggi la poesia deve essere una preghiera.
Nient’altro che una preghiera
in forma di pietra
scagliata con la mano.
*
La poesia salverà il mondo
Un giorno
schiere d’analfabeti malvagi
finalmente
declameranno versi
e i boia, pentiti
ricuciranno le teste mozzate.
Risorgeranno gli essiccati
dal vento violento
dei mulini della quotidianità.
Lungo il tempo
(dove affogano i delicati)
la poesia
sboccia in piccoli fiori
stitici
e innocui.
Tuttavia insiste.
Possibilmente
un giorno più scuro del solito
la poesia salverà anche me
me
che guardo
le lunghe colonne d’infelici
impegnati a salire le scale
senza scalini
del centro commerciale.
*
Sonetto rude
oggi entriamo, anche noi, in poesia
con questo endecasillabo sconnesso
senza bellezza, senza rima, ruvido
tra i semafori obliqui dell’incrocio
ci arriviamo pulendo i parabrezza
scrostando il vetro con l’unghia nera
per levare la merda di piccione:
è questo qua il nostro analfabeto
è un sonetto di ferro arrugginito
che abbiamo trovato nel cassonetto
è il nostro tetano maleducato
è la carta vetrata sulla lingua
è la lingua vetrata sulla carta
il carretto coi rifiuti che tiriamo
*
Οδός Μεθώνης (1999)
Ποίημα μαζεμένο απ’ τους τοίχους
Ο ΚΟΣΜΟΣ ΣΑΣ
ΕΝΑΣ ΚΟΣΜΟΣ
ΠΟΥ ΑΓΑΠΑ ΟΤΙ ΜΙΣΕΙ
Ο ΚΟΣΜΟΣ ΜΑΣ ΑΛΛΟΣ
ΣΤΙΣ ΤΣΑΝΤΕΣ
ΤΩΝ SOUPER-MARKET
ΚΟΥΒΑΛΑΜΕ
ΤΑ ΚΕΦΑΛΙΑ ΜΑΣ
ΑΓΟΡΑΣΤΕ, ΚΑΤΑΝΑΛΩΣΤΕ
ΧΑΡΕΙΤΕ, ΑΝΤΕ ΒΟΗΘΗΣΤΕ ΜΕ
ΝΑ ΠΑΡΑΜΕΙΝΩ ΠΛΟΥΣΙΟΣ
ΤΑ ΦΡΑΓΚΑ ΣΟΥ
ΕΙΝΑΙ ΤΟ ΕΙΣΗΤΗΡΙΟ ΣΟΥ
ΓΙΑ ΤΟ ΠΟΥΘΕΝΑ
***
ΟΙ ΑΡΝΗΣΕΙΣ ΤΡΕΦΟΥΝ
ΤΗΝ ΟΜΟΡΦΙΑ ΜΑΣ
ΤΑ ΠΛΟΥΤΗ ΤΟΥΣ
ΕΙΝΑΙ ΤΟ ΑΙΜΑ ΜΑΣ
ΤΟ ΧΑΟΣ ΕΙΝΑΙ ΦΙΛΟΣ ΣΟΥ
***
ΚΑΘΕ ΟΙΚΤΟΣ
ΓΙΑ ΤΟΥΣ ΕΧΘΡΟΥΣ
ΤΗΣ ΕΛΕΥΘΕΡΙΑΣ
ΕΙΝΑΙ ΑΝΑΝΘΡΩΠΟΣ
ΑΠΟΠΟΙΝΙΚΟΠΟΙΗΣΤΕ
ΤΗΝ ΕΛΕΥΘΕΡΗ ΣΚΕΨΗ
Η ΔΟΥΛΕΙΑ
ΕΙΝΑΙ ΧΑΡΑ
ΜΟΝΟ ΓΙΑ
Τ’ ΑΦΕΝΤΙΚΑ
*
Via Methònis (1999)Poesia raccolta dai muri
IL VOSTRO MONDO
UN MONDO
CHE AMA CIO’ CHE ODIA
IL NOSTRO ALTRO MONDO
NEI SACCHETTI
DEI SUPERMARKET
TRASPORTIAMO
LE NOSTRE TESTE
COMPRATE, CONSUMATE
GIOITE, DAI, AIUTATEMI
A RIMANERE RICCO
I TUOI SOLDI
SONO IL TUO BIGLIETTO
VERSO IL NIENTE
***
I RIFIUTI NUTRONO
LA NOSTRA BELLEZZA
LA LORO RICCHEZZA
E’ IL NOSTRO SANGUE
IL CAOS E’ TUO AMICO
***
OGNI PIETA’
PER I NEMICI
DELLA LIBERTA’
E’ DISUMANA
DECRIMINALIZZATE
IL LIBERO PENSIERO
IL LAVORO
E’ UNA GIOIA
SOLO PER
I PADRONI
Al centro commerciale (1996)
corpi
ingeriscono cibo
aria
monossido di carbonio
corpi con le bocche piene di carne
ieratiche masse di carne
salgono, immobili, le scale mobili
con le mani inutilmente appese alle braccia
deambulano maciullando tempo sotto le suole
corpi acefali alla guida dei carrelli
*
Lungonotte Miliacka (1)
Džuma. (2)
I fari sono rettangolari e umidi.
I gas di scarico profumano l’aria.
Poi rimani solo lungo il fiume
e alcuni pensieri rimbalzano
sul tuo corpo duro e bianco.
Da un frigorifero abbandonato
cola nel fiume
come una metafora
o come un urlo
un liquido senza rumore.
Le vaseline feroci degli uomini
unsero la strada di questa città
mentre la normalità
come si sa
ha sistemi sicuri per non scivolare.
Il passato è ancora presente
ed è nel presente che gli uomini
solitamente respirano.
Ështe natë e zakonshma (3)
ja, përse duhet të shkruaj sonte.
Donzunnu, a moda sua, arresonat
de chistiones chi nos tocan. (4)
(1) Il Miliacka è il fiume di Sarajevo.
(2) Speciale funzione musulmana del venerdì riservata agli uomini.
(3) E’ una notte come le altre / ecco perché devo scrivere stanotte, da Benché sia una notte come le altre di Elsa Ballauri, poetessa albanese.
(4) Ciascuno, a modo suo, ragiona / di problemi che ci toccano, da Settimana di studio di Antonio Cossu, poeta sardo.
*
Questo paesaggio (non) è duro come il silenzio
Sono lontano come un paese lontano in un luogo lontano
invoco liricamente l’amicizia delle pietre
che non cambiano il loro progetto:
esistere.
Questo paesaggio non è duro come il silenzio.
E’ silenzioso come un uomo solo.
La luce è molta
l’organismo evapora:
restano, scartavetrate dal sole, alcune ossa.
Vorrei restare qui
sulla sedia bianca del tempo
e ascoltare le pietre e il vento
finché il corpo, traforato dalla luce
non si secchi obliquamente, come un’agave morta.
*
Metafore paesaggistiche
La strada, bianca come un disinfettante
le pietre grandi, le pietre piccole, le pietre vaioliche
le colline, vuote, come una morte recente.
Questo, alla fine, ma anche all’inizio, è la poesia
che come una mosca tossica
depone nel corpo le uova della solitudine.
Apro le mani, piene di dita inutili
che sanno solo scrivere parole.
*
Massimiliano DAMAGGIO
POESIA COME PIETRA
Edizioni Ensemble (Roma 2012)
Prefazione di Carlo Bordini
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Massimiliano Damaggio è nato a Desio (MB) nel ’69, vive ad Atene da diverso tempo. Negli anni ’90 ha frequentato il mondo della poesia a Milano grazie agli inviti di Majorino a diverse letture. Nel ’93 (Lisbona) e nel ’99 (Roma) ha rappresentato la città di Milano alla Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo. Ha studiato lingue straniere (portoghese e spagnolo) all’università. Alla fine degli anni ’90 si è allontanato sia dal mondo artistico che dall’Italia. “Poesia come pietra” è uscito nel 2012 per le Edizioni Ensemble di Roma, con prefazione di Carlo Bordini. Alcuni suoi testi sono comparsi su Vico Acitillo e Sagarana. In Grecia, collabora con la rivista elettronica www.poiein.gr di Sotiris Pastàkas, luogo di riferimento per la poesia greca, per la quale pubblica traduzioni di poeti italiani e brasiliani in greco e dove sono state pubblicati alcuni suoi testi in greco. Collabora anche con la rivista elettronica www.24grammata.gr, altro importante spazio culturale del web.