è solo un senso di colpa, verso il bambino interiore di questo blog, che mi spinge a digitare delle parole a caso su questo spazio che assomiglia a una pagina. una parte di me - come si dice in certi consessi - avverte il suo dolore (quello del bambino interiore del blog, intendo), sente letteralmente in lontananza il suo pianto disperato, la sua terribile ferita dell'abbandono. un terrore nero, duro come un muro, fondo come una notte senza fondo, popolata di draghi assetati di sangue di bambino interiore di blog abbandonato. masticazzi. ho avuto poco tempo, razionalmente parlando, molto altro da fare e da pensare e da scrivere per avere anche nientedadire tra i piedi. ci sono anche altri motivi, che interessano nulla a chi legge anche se parecchio a chi scrive, che hanno a che fare con l'orgoglio e la virile abitudine di ostentare indifferenza quando non si presentasse l'occasione di ripagare con la stessa, se non più sonante, moneta. masticazzi, di nuovo, come volevasi dimostrare. e allora che perdo tempo a fare? per lasciare un segno, per me, per indicarmi un punto oltrepassato. finché non l'avessi espresso, questo punto sarebbe stato solo un galleggiante sbattuto fra i marosi - che parolona obsoleta e poco ergonomica - mentre ora, per me, questa è una boa. è sempre un galleggiante fra i marosi, ma ora rimane ancorato in una certa area e rappresenta un punto di riferimento, un promemoria che ha una sua latitudine precisa, quindi rintracciabile per analisi retrospettive, ancorché infruttuose. masticazzi, appunto.
sì, sono simpatico di mio, non uso una crema.