La chiesa cattolica contro la pena di morte? La chiesa cattolica paladina della vita? Niente di più falso. Fin quando ha avuto le mani libere, vale a dire fino al 1870, la chiesa si è distinta non soltanto per la quantità di esecuzioni capitali, ma anche per la loro particolare crudeltà e per il trattamento disumano dei condannati. Mastro Titta, al secolo Giovanni Battista Bugatti, il boia del papa, è il campione mondiale dei boia con 516 esecuzioni eseguite fra il 1796 e il 1864. E anche il campione mondiale di durata, visto che la sua carriera copre ben 68 anni.
Questo ineffabile personaggio abitava nel quartiere del Borgo, a due passi dalla basilica di San Pietro, per la precisione al 2 di via del Campanile. Quando non torturava decapitava e squartava, per arrotondare lo stipendio vendeva ombrelli. Per motivi di sicurezza aveva il divieto di andare sull’altra riva del Tevere, perché i romani morivano dalla voglia di fargli gustare almeno una parte di quello che faceva soffrire alle sue vittime, da cui il proverbio “boia nun passa ponte”. Ma certe esecuzioni venivano organizzate nel centro cittadino, di solito a Campo de’ Fiori o in Piazza del Popolo, in modo che il popolo ci pensasse due volte prima di far fuori lo strozzino o reclamare la repubblica (perché nello Stato della Chiesa si veniva ammazzati anche per reati di opinione). Così nel gergo romano si diceva “Mastro Titta passa ponte” per dire che era in programma un’esecuzione.
I condannati venivano decapitati, dapprima con un’ascia e a partire dal 1816 con la ghigliottina. In alternativa venivano impiccati. Per misura di sicurezza, dopo averli decapitati o impiccati Mastro Titta usava squartarli. A volte li squartava direttamente, dopo avergli spaccato la testa con un colpo di martello. Le esecuzioni erano sempre precedute da torture, perché il papa stimava che la semplice morte non fosse una punizione sufficiente. Anche le condizioni di detenzione erano disumane.
Qualcuno dirà che in fin dei conti a quel tempo la pena di morte era in vigore dappertutto e che la chiesa cattolica non sfuggiva allo spirito dei tempi. Niente di più falso. Anche a quell’epoca lo Stato della Chiesa si distingueva per la sua crudeltà, secondo le testimonianze di illustri viaggiatori fra i quali Lord Byron, Charles Dickens e Victor Hugo. Tutti hanno scritto al papa invocando un trattamento più umano per i condannati, ma le loro suppliche sono state ignorate. Questi orrori sono finiti soltanto nel 1870 con l’annessione dello Stato della Chiesa al Regno d’Italia.
E non dite che la chiesa è fatta da uomini che, essendo fallibili, hanno tradito il messaggio cristiano. Niente affatto, Mastro Titta “è“ il messaggio cristiano. Un’ideologia la si giudica alla prova dei fatti, quando i suoi rappresentanti hanno carta bianca e possono mettere liberamente in pratica le loro idee. Il seme della crudeltà potete trovarlo nel monoteismo e nella verità rivelata, che fanno credere agli adepti di essere al di sopra della morale. Quando aderisci a un’ideologia tutta fondata sul giudizio e sulla condanna, quando consideri “buoni” dei che compiono genocidi e arrostiscono la gente, puoi torturare e ammazzare sentendoti dalla parte della ragione. Quando aveva le mani libere, la chiesa cattolica lo ha ampiamente dimostrato. Se oggi presenta un volto meno sanguinario, deve ringraziare chi gliele ha legate.
Dragor