Un elegante vestito scuro ed una sottoveste color cremisi. Così Anna Bolena si avviò al patibolo, elegante e composta, e mentre pregava per il marito che la stava mandando a morte, trovò la forza di scherzare sull’abilità del boia e la sottigliezza del suo collo. La testa cadde infatti sotto un sol colpo assestatole da un abile spadaccino. Pare che ella la raccolse mentre rotolava in terra e, tenendosela sotto braccio, continuerebbe a vagare, nelle vesti di un fantasma, ancor oggi nei meandri della torre di Londra, ove era stata rinchiusa accusata di adulterio, incesto e stregoneria. Per avallare queste false accuse, ben cinque uomini furono torturati fino ad ammettere di essere stati suoi amanti, mentre suo marito Enrico VIII convolava alle sue terze nozze alle quale ne sarebbero seguite altre tre per un totale di sei. Enrico VIII era nato dall’unione del potente Enrico VII della dinastia dei Tudor con Elisabetta di York e, se si proiettasse la sua storia in televisione invece delle “telenovelas” che appassionano migliaia di massaie, la storia ne trarrebbe grande beneficio, mentre si capirebbe come gli intrecci sentimentali più fantasiosi, non possono superare per complessità ed immaginazione, la vita di questo grande che mutò la storia d’Europa. La sua prima moglie, Caterina d’Aragona, era rimasta vedova del fratello di Enrico, Arturo, che morì giovinetto e, per sposarsi col velo, dovette dimostrare che il suo primo matrimonio non era stato consumato. Per questo ottenne una speciale dispensa dal papa.
Ma per quanto il re si desse da fare, la regina non riuscì a dargli un erede maschio ma solo una sfilza di aborti ed una femminuccia, Maria la sanguinaria, che meritò il suo appellativo per la ferocia con cui, cattolica, condannò a morte i capi religiosi protestanti nominati dal padre. Ma facciamo un passo indietro. All’epoca non si conosceva la genetica e si pensava che il sesso del nascituro dipendesse dalla predisposizione femminile, per cui Enrico scelse, tra le sue numerose amanti, di sposare l’affascinante Anna Bolena nella speranza di avere un erede maschio.
Siamo nell’anno 1533 e, come sappiamo, l’Europa era pervasa dall’onda protestante che tracimava sul cattolicesimo ad opera di Lutero, Calvino, Zwingli ed Anna Bolena era appunto protestante. Per potersi sposare con Anna, Enrico doveva farsi annullare il matrimonio con Caterina, doveva insomma ora provare il contrario di quanto aveva precedentemente dimostrato: che cioè il primo matrimonio di Caterina con Arturo era stato in realtà consumato, per cui il suo non era valido. Ma il papa, che ora era Clemente VII, non voleva certo inimicarsi il potentissimo imperatore Carlo V che era zio di Caterina d’Aragona e quindi non concesse l’annullamento richiesto. Aveva sottovalutato la determinazione di Enrico. Egli fece varare dal parlamento una legge che affidava al re l’autorità religiosa e proibiva l’intervento del papa in questioni matrimoniali. Così l’arcivescovo di Cantebury poté accontentare i desideri del re , che però fu immediatamente scomunicato dal papa. La contromossa di Enrico VIII, ad opera dei suoi ministri, fu quella di confiscare gli immensi possedimenti della Chiesa e con il ricavato sostenere le spese di guerra che si profilavano all’orizzonte. La riforma di Enrico VIII non fu condivisa da tutti (Tommaso Moro, l’autore di “Utopia” pagò per esempio con la testa il rifiuto di accettare che il re fosse il capo della Chiesa) e, per quanto non fosse una totale adesione al protestantesimo, essa riformò il cattolicesimo laddove ora i preti potevano sposarsi e le immagini sacre venivano sistematicamente distrutte(iconoclastia). Intanto, per tornare ai matrimoni, dopo essersi sbarazzato di Anna Bolena, Enrico VIII ebbe finalmente un figlio maschio da Jane Seymour, a cui fu imposto il nome di Edoardo VI ma, ironia della sorte, questi morì giovanissimo per cui l’eredità del re fu raccolta da Maria che, come abbiamo visto, si sbarazzò degli eretici protestanti. Ma, dopo cinque anni le successe Elisabetta I, figlia di Anna Bolena che invertì ancora una volta la direzione e, ristabilendo le riforme del padre ed anzi arricchendole di alcuni principi calvinisti, sancì una volta per tutte la piattaforma dottrinale su cui ancora oggi si basa l’Inghilterra moderna.