Vi riporto le copertina di Liberation e del New Yorker nella settimana in cui sia Obama sia Hollande confermano la loro posizione sul matrimonio gay. Entrambi prima delle elezioni e, Hollande anche dopo, ponendola tra i punti qualificanti del suo programma nel discorso di insediamento.
Parlare di Unioni Civili appare oggi nel mondo civile, una posizione di destra. Per questo, mentre noi siamo rimasti fermi a discutere di strumenti arzigogolati e scarsamente dignitosi tipo fare inviare una raccomandata o far passare 9 anni di convivenza, il resto del mondo nel frattempo ci ha superato.
Ora la destra europea è per le unioni civili, la sinistra che tanto decantiamo da qui, è per i matrimoni.
Ora il PD ha solo una scelta: quella di discutere sul matrimonio gay o su un istituto equivalente. Non ci sono alternative o vie di mezzo, ogni posizione meno di questa ci coprirebbe di ridicolo sia in Italia che all’estero. Bersani acceleri il processo decisionale in questo senso e faccia sua questa posizione moderna, contemporanea, di sinistra e giusta. Se non ci riesce, se inciampa sulla parola omosessuale si faccia da parte. Lo dico affettuosamente. Saremo nel 2013, non possiamo permetterci di perdere voti. Le elezioni nazionali non sono le amministrative. Ci verrà chiesa un’idea chiara di Paese. Non c’è più tempo per questo imbarazzante silenzio che come all’epoca dei Dico verrà usato per dire che non siamo in grado di avere posizioni o di portarle a termine anche su altri temi più pragmatici, economici o legati al lavoro.
p.s. lo dico anche all’amico Mancuso che ha scritto a Bersani ieri, chiedendo le Unioni Civili. Chiediamo il matrimonio, caro Aurelio, non offriamo terapie moderate ad un partito che deve mostrare più coraggio su questo come su altre cose. Fuori dal PD ci stanno chiedendo posizioni chiare, nette, parole che definiscano immediatamente concetti, non perifrasi burocratiche. So che la pensi come me su questo, quindi puntiamo tutti sullo stesso punto. Ci darà più forza.