Mirello all'anagrafe fa Vladimiro, bel nome da comunista, ex, post, vetero o quello che è. In effetti nascere nel 1950 ed essere battezzato con quel nome lì, beh, qualcosa vorrà pur dire.
Vladimiro "Mirello" è di Enna. Di cognome fa Crisafulli. Lo zar di Enna, il ras di Enna, una vita da comunista, poi Pds, Ds, Pd, tutta al seguito dell'annacquamento delle sigle. Ma quello che non si è mai annacquato è appunto il suo radicamento sul territorio, questa formula magica che in politica vuol dire tutto o niente, leghismi o autonomismi, clientelismi e partecipazione. E nel caso suo vuol dire che al congresso provinciale di Enna ha vinto con il 98,5% (credo che in Bulgaria dovranno abituarsi al concetto di "percentuali ennesi"...). Qualcuno dice che è più facile destituire Fidel Castro a Cuba.
L'exploit del congresso provinciale torna a far parlare di Mirello. Dal palco della Leopolda di Matteo Renzi è stato anche Pif, la iena Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, palermitano, a mettere il dito nella piaga. E sono proprio i renziani quelli più scatenati, non a torto. Perché Crisafulli è saldamente cuperliano (si fa per dire), cioè bersaniano, anzi dalemiano, insomma sta sempre con gli eredi di quello che fu una volta e con altri leader il Pci. O meglio, sono loro, i presunti eredi, che stanno con Crisafulli. In fondo non è altro che uno di quei solidi e radicati leader locali che garantiscono, a chi la vuole, la vittoria nei congressi, nella corsa alle tessere, nelle conte interne a un partito come quello Democratico. Perché Bersani le primarie non le vinse solo nelle fantomatiche "regioni rosse", ma anche dominando al sud. Dove persino Cuperlo è avanti, per dire.
Quindi Renzi e i suoi ce l'hanno con Mirello. Lo criticano, dicono che quando il Sindaho sarà segretario metterà ancora sul tavolo la questione Enna. E Crisafulli, stizzito, si lamenta che «Se fossi belloccio come Renzi, se non fossi siciliano e non pesassi 110 chili, non sarei stato coperto di insulti da simpatizzanti renziani negli anni: nei loro attacchi ci sono punte di razzismo». Capito? Lui non è un "fighetto",un modello, né mai farà una dieta, inutile che lo attaccate sul piano fisico. Onestamente non credevo che le critiche si concentrassero sull'aspetto fisico, mi sembrava ce l'avessero con una questione politica e, virgolettiamolo pure, "morale". Ma, seriamente, devo confessare che mi infastidisce molto questa autodifesa velenosa nel momento in cui Vladimiro Crisafulli, già senatore della Repubblica, tira fuori quel «se non fossi siciliano». Lui dice che «parlare male della Sicilia fa comodo a qualcuno». Gliene do atto, a volte è davvero così. Però io non mi sento offeso come siciliano se qualcuno critica e mette in dubbio la legittimità dei trionfi politici di un pezzo grosso ennese. La critica è a lui, a quel pezzo di partito e di apparato che sta con lui, a chi una volta lo considerò impresentabile (non per la faccia sicula né la mole) e oggi gradisce il consenso sovietico di Vladimiro. La presentabilità a voto alterno. Voto che, peraltro, lo premierebbe comunque. Crisafulli ama ripetere infatti, ed è quasi l'argomento più forte di ogni sua campagna elettorale, che a Enna lui vince «con il maggioritario, con il proporzionale e anche per sorteggio». Mattarellum, Porcellum, Mirellum.