Matteo Renzi come Fonzie da Maria De Filippi. Sul nuovo modello culturale che avanza, sulle tenerezze intellettuali Franceschini – Annunziata e sul governo dei saggi.

Creato il 31 marzo 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

di Rina Brundu. È paradossale ma nell’epoca della bulimia informativa si è ormai arrivati al punto che la notizia viene fagocitata prima ancora che diventi tale. In virtù dello status-quo già sappiamo dunque – ed è ormai storia vecchia – che il verbo pronunciato da Matteo Renzi nello studio di registrazione della puntata di Amici del 6 Aprile prossimo leggeva più o meno «Perdonate i politici se fanno polemiche sui talent show, ma non perdonate quei politici che vogliono cancellare il talento. Noi avremo speranza se nel futuro di questo paese potremo riuscire a coltivare i nostri sogni». Che – qualcuno dovrebbe farglielo notare a Renzi – iniziare una frase con “Perdonate” in questi tempi pasquali è sempre rischioso – non importa la protezione della Maria nazionale o la giacchetta ben augurale alla Fonzie – a meno che naturalmente non si abbia certezza che dopo tre giorni si riesca a risuscitare per davvero.

Detto questo non vi è dubbio alcuno che l’operazione nazional-popolare messa in piedi dallo staff del sindaco fiorentino – operazione tutta tesa, sembrerebbe, a raccattare voti giovani e del sud (che solo a leggere una simile boiata, dato che abbiamo dovuto leggerla, ti girano i maroni a mille) – stia dando i suoi risultati. Qualora riuscisse completamente, gli unici a soffrirne mediaticamente dovrebbero essere Bruno Vespa da un lato (con la sua terza camera parlamentare snobbata sia dai grillini che dai renziani), e Michele Santoro dall’altro con il suo Servizio Pubblico oramai vittima delle sole telefonate delle cariche più rappresentative dello Stato. A soffrirne politicamente e culturalmente dovremmo essere invece tutti noi, ma di questo poco importa a nessuno.

Del resto, dopo avere assistito a trasmissioni come l’In Mezz’ora (Rai 3) di quest’oggi, dove Lucia Annunziata e Dario Franceschini si sono scambiati coccole intellettuali davvero tenere, con lui che, bontà sua, rimarcava comunque la necessità per il PD di aprirsi agli altri, finanche di accettare (non con l’accetta, si intende), gli avversari politici che il popolo sovrano indicava per loro, l’opzione defilippiana non è delle peggiori. Nel principio, secondo me, galeotta fu l’amicizia tra Maria De Filippi e Luciana Littizzetto, e galeotta fu l’incredibile ospitata, tempo addietro, di Maria De Filippi nell’esclusivo parterre-a-gauche di Fabio Fazio. Come a dire che mentre Bersani si faceva coccolare (lui pure) dalle mani villose del vecchio establishment al tramonto, il suo delfino ha pensato bene di lisciare le penne al nuovo modello culturale che avanza e che lui e i suoi più-fidati avevano contribuito a sdoganare intellettualmente: come dargli torto? In guerra, in amore e in politica tutto è lecito.

In politica tutto è lecito? Sarà per questo che dopo il governo dei tecnici dobbiamo sorbirci quello dei vecchi saggi (tutti maschi, tra l’altro, come se la saggezza andasse insieme con i gioielli di famiglia tra le gambe)? Il dubbio mi assilla e mi preoccupa. Diceva Hemingway: “No, è il grande inganno, la saggezza dei vecchi. Non diventano saggi. Diventano attenti”. I saggi italiani poi… un ossimoro, praticamente!

Featured image, allegoria della saggezza, Robert Reid (1896).

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