Scritto da: Ivan Lagrosa 5 gennaio 2014 in Attualità, News, Politica Inserisci un commento
Francesco Merlo, firma di punta di Repubblica, prendendo come spunto la battuta (infelice) di Matteo Renzi che ha provocato le dimissioni del (permaloso) Stefano Fassina, condanna senza troppi giri di parole tutto lo stil nuovo del Granduca di Toscana (citazione di Calderoli).
Renzi, sostiene Merlo, con i suoi “sbotti di boria e con il suo stile” sta “sciupando il cambiamento e sta umiliando la storia della sinistra”.
C’è subito da far notare che neanche un mese fa due milioni di elettori del Pd hanno votato Renzi, i suoi sbotti di boria e il suo stile. La storia della sinistra italiana la fanno gli elettori, che hanno scelto come leader una persona di cui conoscevano perfettamente lo stile e il carattere. Non si capisce quindi perché quello stile votato dagli elettori di sinistra ora rappresenti un’umiliazione per la sinistra stessa e quindi per i suoi elettori.
Francesco Merlo, in tutto l’articolo, si ferma allo stile senza considerare le proposte del segretario del Pd. È con quelle che si onora la storia della sinistra: per esempio creare lavoro o affrontare i temi etici come l’immigrazione e le unioni tra persone dello stesso sesso.
Accantoniamo quindi le proposte, con molte delle quali personalmente non sono d’accordo, come per esempio l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, e torniamo allo stile.
Merlo critica il fatto che per pranzo, Renzi e i suoi abbiano ordinato il cibo da Eataly, sostenendo che è stata una mossa per fare pubblicità “all’uomo marketing, l’amico Oscar Farinetti”. Sinceramente mai nessuno si era preoccupato di cosa mangiasse Bersani, non vedo perché debba essere interessante sapere come Renzi e i suoi spendano i loro soldi per pranzare.
Passiamo oltre. Anche la scenografia della sala in cui si è svolta la segretaria è bocciata: è troppo “kitsch”: “il tavolo ingombro di cavetti, iPhone e Mac”, ricorda tanto, sostiene Merlo, “il tavolo nerd di Wikileaks”. La “R” stilizzata sullo sfondo poi, neanche a parlarne.
I termini inglesi “job act” e “civili partnership” sono “anglicismi da blackberry”.
La convocazione delle riunioni alle 7.30 del mattino “fa sorridere”.
Il fatto che giri in bicicletta è solo un “vezzo di nuovismo”, la “parodia dell’essere alla mano”. (La bicicletta è stata inventata nel 1818 da Karl Drais.)
Concludendo, Merlo fa riferimento al “cambiamento” considerando solamente lo stile e non le proposte che, anche se non sono propriamente novità, di nuovo c’è il fatto che questa volta almeno ci sono buone possibilità che si traducano sul serio in riforme.
Considerando quindi solo lo stile, Merlo sostiene che Renzi, proprio con il suo stile, sta sciupando il cambiamento che quello stile stesso aveva rappresentato. In pratica è come se Renzi stesse portando all’estremo il suo modo di essere. È, traducendo Merlo, come se Renzi stesse diventando una caricatura di se stesso.
Il rischio che per non logorarsi alzi sempre di più l’asticella fino a diventare patetico ovviamente c’è ma tutto ciò che ha criticato Merlo rappresenta Renzi sin dalla prima Leopolda. Più che sciupare il cambiamento, mi sembra che Renzi, per il momento, sia rimasto coerente con se stesso. In futuro si vedrà.
matteo renzi PD Repubblica 2014-01-05