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Mattia Cacciatori, reporter fermato a Instanbul, è tornato

Creato il 09 luglio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

È un giorno fortunato per il fotoreporter Mattia Cacciatori, 24 anni, fermato sabato dalla polizia di Istanbul. Oggi è tornato a casa, a

attribution #occupygezi.

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San Giovanni Lupatoto (Verona). La sua liberazione è stata riferita dalla giunta regionale del Veneto e confermata dalla Farnesina. Cacciatori stesso, raggiunto telefonicamente dall’ANSA, è apparso sereno e ha elogiato l’opera del consolato italiano.

Il fotoreporter è stato fermato mentre documentava i disordini nei pressi di piazza Taksim: la polizia lo ha bloccato, lo ha messo contro il muro, scambiandolo per un contestatore. Lo hanno trattenuto per due giorni e mezzo ma, in assenza di crimini da imputargli, l’hanno rilasciato con l’obbligo di lasciare il Paese. A quanto pare non potrà tornare in Turchia per almeno un anno

Intanto ieri la polizia turca ha usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti: stavano tentando di forzare il blocco imposto dalle autorità di Istanbul di fronte all’entrata di Gezi Park. Le forze dell’ordine hanno circondato piazza Taksim in serata e al termine della serata di scontri, ci sono stati 80 arresti. Uno dei feriti è ricoverato in gravi condizioni per un’emorragia cerebrale.

Gezi Park ieri ha riaperto per tre ore con il tassativo divieto di nuove occupazioni e manifestazioni: “Non permetteremo più che si blocchi il parco, per farlo diventare uno spazio per le manifestazioni, limitandone così l’uso ai bambini, agli anziani e alla gente e causando problemi di sicurezza” ha affermato il governatore di Istanbul Huseyin Avni Mutlu. Il parco è stato però ribloccato dalla polizia, che ha impedito l’entrata di nuovi visitatori.

I manifestanti avevano infatti in programma nuovi raduni questa sera per tenere un forum di discussione sul futuro della Turchia e sulle proteste.

Continua quindi il tumulto nella megalopoli da 14 milioni di abitanti, la forza delle proteste antigovernative non si spegne nonostante i numerosi feriti e arrestati. Le proteste sono dilagate in tutta la Turchia. Un popolo che lotta.

Articolo di Sara Martinetto


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