Il coperchio tolto al vaso di Pandora di Finmeccanica, conservato come una reliquia assieme al presidente Orsi anche quando si sprigionava un forte odore di marcio, rivela qualcosa circa i meccanismi della tangentocrazia vigente. Soprattutto il sistema delle “commissioni” gonfiate per poi far rientrare ricchi premi e cotillons a consiglieri, presidenti e loro referenti politici: una pratica radicata ed evidentemente diffusa sia in entrata che in uscita, sulle vendite e sugli acquisti, la scia che un pollicino potrebbe tranquillamente seguire nel gioco dell’oca del declino per andare dalla casella elicotteri a quella grandi opere.
Tutto questo ci “narra” del Paese e della sua classe dirigente con note stridenti, ma ahimè conosciute e intuite. E a questo proposito non può che colpire l’ostinazione, anzi la protervia con cui vengono portate avanti operazioni del tutto inopportune nell’attuale situazione del Paese, ma spesso anche del tutto prive di una ratio comprensibile se non chiaramente improduttive e dannose. Cosa spinge i governi e il milieu politico ad aggrapparsi a progetti assurdi come la Tav Torino – Lione che rappresenta una ferita infetta per il bilancio dello stato, che non è voluta dall’Europa e nemmeno dal partner francese e che infine interviene su un traffico in costante diminuzione? E cosa spinge i medesimi boiardi a intestardirsi sull’acquisto degli F35 che sottraggono al Paese una preziosa progettualità, costituiscono una spesa stellare dentro un impoverimento del Paese e infine si sono rivelati un bidone che peraltro nessun pilota italiano è stato in grado di provare?
Una qualche ragione ci deve pur essere. Ed escludendo le ipotesi psichiatriche, forse bisognerebbe seguire le ricche briciole che guidano Pollicino nella foresta. Avvicinandoci potremmo sentire l’orco della corruzione che dice Ucci ucci sento odor di tangentucci. Ma purtroppo non è una favola.