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La Cina è vicina, si diceva tanti anni fa, guardando preoccupati o affascinati, secondo i punti di vista, al Paese della rivoluzione maoista. Anche oggi la Cina è vicina, molto vicina, diventata ormai la potenza politica ed economica con cui facciamo i conti da qualche anno. La Cina è vicina all'Italia, anche per gli scambi commerciali e gli interessi economici. Sui quali si esercitano politici, analisti e commentatori. Ma l'oriente cinese non è il solo che ci riguarda. C'è un altro Est, che è molto più vicino a noi e che è anche più importante di quello cinese. Ci riferiamo all'est europeo e per capire di cosa stiamo parlando basta dire che per ogni imprenditore italiano che investe in Cina ve ne sono quattro che fanno altrettanto e si spostano nell'Europa dell'Est.
Migliaia di imprese italiane hanno deciso di portare in tutto o in parte la loro produzione nei Paesi che una volta si trovavano oltre quella che era stata definita la “cortina di ferro”, nella parte di Europa che si è aperta al mercato dopo il crollo del muro di Berlino. Accanto agli imprenditori ci sono altre migliaia di italiani e italiane che, per i motivi più diversi, hanno deciso di lasciare il Belpaese e andare a vivere in quello che una volta era l'Europa comunista. E' un fenomeno importante, ma troppo spesso sottovalutato. A questa lacuna pone rimedio un libro uscito a maggio di quest'anno che racconta proprio le storie degli italiani che ha deciso di investire il proprio lavoro e la propria vita in questa parte del nostro continente e le realtà che hanno trovato e con cui devono fare i conti.
Il libro si intitola Me ne vado a Est. Imprenditori e cittadini italiani nell’Europa ex comunista, è pubblicato da Infinito Edizioni ed è stato scritto a quattro mani da Matteo Ferrazzi, laureato in Economia politica, ricercatore presso Prometeia ed economista all'ufficio studi di Unicredit, giornalista, ha partecipato come speaker a decine di conferenze internazionali sulle tematiche dell'Est Europa e ha scritto numerosi rapporti, contributi a libri e articoli (vive tra Vienna, l'Est Europa e Milano potete contattarlo scrivendo a [email protected]), e da Matteo Tacconi, giornalista indipendente che scrive di Balcani, Europa centro-orientale e area russa, ha all'attivo due libri (Kosovo, la storia, la guerra, il futuro e C'era una volta il Muro, viaggio nell'Europa ex comunista, entrambi editi da Castelvecchi, ha curato Narconomics, inchiesta a più mani sul narcotraffico internazionale (Lantana) e che oltre alle diverse testate per cui scrive (Europa, Limes, East, Narcomafie, Popoli, Reset, Linkiesta e altre ancora) potete trovare sul suo blog www.radioeuropaunita.wordpress.com
La registrazione dell'intervista è disponibile sul sito di Radio Radicale, oppure è ascoltabile direttamente qui
Me ne vado a EstImprenditori e cittadini italiani nell’Europa ex comunista
Di Matteo Ferrazzi e Matteo Tacconi
Introduzione di Federico Ghizzoni
Postfazione di Angelo Tantazzi
Con il patrocinio di Confindustria Balcani e East
“Me ne vado a Est è un volume unico nel suo genere. In una qualunque libreria si trovano libri sulla Cina, sull’India, sul Brasile, sulla Russia. Mai, però, un testo come questo, che sapesse dare una visione complessiva sull’Europa dell’Est e che avesse il coraggio e la capacità di raccontare le storie di coloro che hanno varcato l’ex Cortina di ferro”. (Federico Ghizzoni, a.d. UniCredit)
Migliaia di imprenditori e cittadini italiani hanno lasciato il Belpaese per andare a vivere e a produrre a Est, nei Paesi dell’Europa orientale e balcanica un tempo oltrecortina. Me ne vado a Est racconta le storie di chi ce l’ha fatta e di chi non ce l’ha fatta – imprenditori e manager, calciatori e veline. E, soprattutto, spiega le economie e i sistemi politici di questi Paesi con passione e semplicità, mettendo in evidenza luci e ombre di un processo che sta cambiando l’industria italiana e tutte le nostre vite.
Me ne vado a est ci spiega che l’80 per cento delle imprese italiane attive nell’Europa dell’Est lavora principalmente in quattro Paesi: Romania, Polonia, Ungheria e Bulgaria. Le aziende italiane con più di 2,5 milioni di euro di fatturato annuo attive in questi quattro Paesi sono 4.000 e rappresentano un quinto della presenza imprenditoriale italiana nel mondo. Sommando le aziende italiane attive in Serbia, Bosnia, Macedonia e altri Paesi, le cifre sono ancora più sorprendenti. Ancora più straordinario è il fatto che il numero di imprese italiane presenti nell’Europa dell’Est è quattro volte superiore a quello delle aziende, sempre italiane, attive in Cina. Se tenessimo conto anche delle piccole e piccolissime imprese, la proporzione sarebbe ancora più accentuata. Idem per l’import-export: importiamo dall’Europa orientale tre volte e mezzo quello che importiamo dalla Cina; esportiamo a Est un flusso di merci otto volte superiore a quello diretto verso il Dragone.
Me ne vado a Est prova a colmare un grave vuoto di conoscenza e a tracciare un’analisi dei Paesi di destinazione e a spiegare le ragioni, le delusioni e le difficoltà che spingono a varcare la frontiera.
“Il testo di Ferrazzi e Tacconi non è un libro solo per economisti. Mette insieme elementi di storia, di cultura e di politica, aneddoti, vicende sociali. È una piccola enciclopedia, adatta ai curiosi come ai viaggiatori, che aiuterà a riscoprire l’Est, una regione che è ormai parte integrante del nostro panorama produttivo e culturale”. (Angelo Tantazzi)
Per informazioni, Infinito edizioni: 06/93162414 www.infinitoedizioni.it
Maria Cecilia Castagna: 320/3524918
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