me, sciocchina.
Da Tinynoemi
normalizzare non è il mio forte. io drammatizzo. nel bene e nel male, io esagero. non è che lo faccia di proposito, sia chiaro. a me viene proprio naturale esagerare, perché lo penso per davvero tutto l'esagerato che dico di pensare. è che ci provo pure ad essere ragionevole, davvero. ma poi essere me è più forte di me, così esagero. per questa faccenda qua, quella che ho nella testa ora, io ci ho provato a non esagerarla. le derive romantiche ho provato a tenerle a bada, fuori dalla testa, ma quelle bussano nel cervello con più insistenza di un recupero crediti. le derive romantiche di un decennale amore finito sono l'apoteosi della succulenta provocazione per una mente ostinatamente fuori tono, non si può resistervi. e non è che non ci abbia provato, sia chiaro. tutt'altro. per seguire un copione che mi assicuravano vincente, mi sono anche lasciata andare ad altre derive. ovviamente non l'ho fatto normale, no, l'ho fatto esagerando e mi piaceva quell'altro lì. era credibile, era diverso, era sanamente folle. "sono andata avanti", come piace dire al mondo con tono orgoglioso. "devi andare avanti", dicevano con aria sapiente di chi ne ha fatta di esperienza più di te. e io perplessa e fiduciosa ci sono andata e, devo dirlo, mi è riuscito bene andare avanti, e mi è pure piaciuto. finché non accorgermi che, essendo una che esagera, ero andata troppo avanti. è capitato che, ad un certo punto, quell'andare avanti si è spinto talmente avanti che io non mi vedevo più. mi son cercata un po' e mi sono ritrovata lì. ovvero qui. ero semplicemente ancora qui. ero ancora da qualche parte di me ad aspettarlo. ad aspettare quel ritorno ufficialmente scongiurato, ma che io nascostamente, di fatto, aspettavo. ora c'è chi aspetta me, che nel frattempo nemmeno aspetto più. ma che semplicemente mi sono accorta di andare avanti senza me, il che non è una gran cosa quando è te che dovresti portare in giro. è che io vorrei pure raccontarmele tante belle storie e stare al passo con chi mi vuole camminare accanto, ma ho il problema che le bugie, io non le so dire, nemmeno quelle placebo. ma non per morale, figuriamoci se non lo farei, se solo fossi capace. è semplicemente che non lo so fare. proprio non è il mio forte, sono negata. e se qualcuno vuole vivere con me che mi accorgo di vivere ancora altrove, seppur attualmente senza dove, io non so convincermi di esserci comunque. sono ancora lì, imbambolata su quella frase a cui ho creduto, del non si è mai abbastanza lontani per trovarsi, di un libro ormai ingiallito, mentre di quel libro era un'altra pagina a raccontarmi:
e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti del male. è lì che salta tutto, non c'è verso di scappare, più ti agiti più si ingarbuglia la rete, più ti ribelli più ti ferisci. Non se ne esce. quando era troppo tardi, io ho iniziato a desiderare. Con tutta la forza che avevo. mi sono fatta tanto di quel male che tu non te lo puoi nemmeno immaginare. (oceano mare)
e aspetto domani e la voglia di ridicolizzarmi un po', per ricominciare a prenderla con filosofia questa sdolcinata idiozia anacronistica ed autoreferenziale che mi prende.
e la lucidità per capire che fermi non si può stare.
Potrebbero interessarti anche :