Di Gabriella Maddaloni. Sale pericolosamente la tensione tra israeliani e palestinesi in Medioriente. Il premier ebraico Netanyahu annuncia infatti che “Israele è pronto ad estendere gli attacchi anche alla striscia di Gaza”.
La comunicazione è giunta nelle scorse ore, prima dell’apertura settimanale del Consiglio dei Ministri e in seguito agli attacchi che la notte scorsa l’aviazione israeliana ha lanciato verso la Striscia di Gaza. L’esercito di Tel Aviv ha eseguito le ultime operazioni militari – colpendo nove obiettivi palestinesi – in risposta ad un lancio di razzi che gli avversari hanno lanciato verso Sderot, nel Neghev, distruggendo due capannoni. Il bilancio di questi ultimi scontri parla di sette feriti, quattro israeliani e tre palestinesi, tra cui un bambino.
“Negli ultimi giorni le nostre forze armate hanno colpito un gran numero di obiettivi in reazione agli spari da Gaza verso Israele. Siamo pronti ad estendere le nostre operazioni, a seconda delle necessità”, sono state le parole del premier israeliano. Il ministro degli Esteri ebraico, Lieberman, ha aggiunto che Israele ha due possibilità: “limitarsi a raid aerei o studiare l’occupazione della Striscia”.
Il portavoce militare ebraico, Peter Lerner, definisce “inaccettabile l’aggressione di Gaza; non sarà tollerata”, sottolineando che dall’inizio di giugno sessanta sono i razzi lanciati da Gaza verso Israele, e che ventotto di essi sono andati a segno.
Netanyahu attribuisce senza mezzi termini la responsabilità degli attacchi verso Israele all’Anp (Alleanza Nazionale Palestinese), dato che Hamas, che detiene il controllo di Gaza – vale a dire della zona da cui hanno origine gli attacchi verso lo stato ebraico – fa ormai parte del governo palestinese.
Tel Aviv non sta a guardare, e prepara le contromosse. Il governo ha infatti approvato un piano di sicurezza che prevede maggiori controlli su Gerusalemme est e sui trecentomila palestinesi che vi risiedono, informa il quotidiano Haaretz. Il giornale aggiunge che Israele investirà nel progetto ben 86 milioni di dollari per i prossimi cinque anni, “con il dichiarato proposito di evitare ogni possibile divisione della città come parte di un eventuale accordo futuro”.