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Medium, il nuovo social network che la pensa come noi

Da Margheritapugliese

Medium

Giurin giurella: non l’abbiamo fatto apposta. Da un mese (circa) è nato LPB e abbiamo scoperto che qualcuno, oltreoceano, ha avuto un’idea analoga, solo un po’ più in grande (ma non andiamo troppo per il sottile): un blog-giornale, aperto e accessibile a tutti e dai contenuti ‘certificati’. 

Altro che notizie a pagamento. Questa si chiama ‘rivoluzione dell’informazione’. Del resto loro si chiamano Evan Williams e Biz Stone e – per la cronaca – sono due dei quattro fondatori di Twitter. Insomma, tipi che di web se ne intendono.
Williams e Stone hanno capito che 140 caratteri erano un po’ pochi (vabbé essere stringati, ma qui si esagera), e hanno pensato a un social network a mezzo tra un cinguettio e un articolo di giornale. Così è nato Medium (https://medium.com). In foto vedete lo screenshot della prima pagina. Stile minimal, piattaforma ‘pulitissima’. E’ lo strumento giornalistico perfetto, un più-che-quotidiano on line su cui tutti possono scrivere (si accede con l’account Twitter), senza i costi di carta e stampatori.
In più non ti devi neanche preoccupare di promuovere i tuoi contenuti, cruccio di blogger e seo. Ci pensa direttamente il sistema, che al momento della registrazione chiede cosa ti appassiona e seleziona automaticamente – per temi – i contenuti che ti possono interessare. Non solo: “Stiamo costruendo un sistema dove i buoni contenuti possono brillare e ad avere attenzione” ha annunciato Williams a Repubblica Affari e Finanza. E qui ai ‘malati’ del cartaceo scende una lacrimuccia. Ma in realtà Medium è una grande speranza. E’ infatti una risposta a chi dice che il giornalismo è un mestiere finito.
La sfida piace anche a noi di Lpb, anche perché è anche la nostra. Per cui anche il nostro blog fa squadra e dà il suo contributo sulla piattaforma Medium. Sperando che un piccolo gesto possa portare a una grande rivoluzione.

Filippo Manvuller


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