Abbiamo trovato un altro collettivo che si occupa di combattere contro il sessismo nei giocattoli e nei prodotti per l’infanzia. Si chiama Medusa Colectivo e opera in Cile. Medusa Colectivo che si occupa di questioni di genere, ha creato una campagna contro i giocattoli sessisti con una strategia virale: appiccicare alle confezioni dei giocattoli etichette con lo scopo di indurre ai consumatori a non comprare quei giocattoli perché sessisti. Le targhette contengono la nota “giocattolo sessista”.
Una strategia simile è stata fatta da l’autrice del blog Totem Girl, che prendendo spunto dalle targhette attaccate alle sigarette, ha realizzato degli adesivi da attaccare ai cartelloni che veicolano un’immagine femminile stereotipata. Sulla loro pagina Facebook si legge:
Ci definiamo femministe per il nostro radicale desiderio di libertà politica per le donne. Il nostro principale interesse è la sfida femminista all’ “androcentrismo”, alla centralità del maschio, e la costruzione di spazi alternativi di libertà. Ci proproniamo di scardinarci dai ruoli che ci mantengono nella logica della dominazione e aspiriamo alla lotta per la libertà, rifiutando la femminilità naturale sulla quale si basa l’illusione di una identià comune a tutte. Il nostro progetto femminista è antineoliberista, antipatriarcale, anticapitalista e antipartitico. Ci appelliamo allo sradicamento del patriarcato in tutte le sua varianti attraverso la generazione di un cambiamento culturale, socializzando le conoscenze e diffondendo il pensiero critico.
Così, allo stesso modo, crediamo che le manifestazioni politiche siano utili per il sistema, perchè fanno sì che noi lo legittimiamo al tempo stesso annullando la nostra capacità di decidere per noi donne e uomini, perpetuando la relazione di potere e sottomissione: le leggi egualitarie non si traducono in una relazione egualitaria.
Noi usciamo dal binomio maschio/femmina perchè siamo esseri umani, non siamo frammentati e non possiamo continuare a crescere incasellati in ruoli assegnatoci ( tra i quali il maschile è sempre un ruolo di dominazione rispetto al femminile ).
Infine, vogliamo che le nostre relazioni obbediscano solo al desiderio e al piacere, questo proponiamo, usciamo dai ruoli imposti ( l’amore romantico, l’esclusività, il “per sempre”, la eteronormativtà, il sacrificio, la colpa e la stigmatizzazione della maternità ) dando un nuovo significato alla nostra soggettività e a questa forma di ribellarci alle imposizioni patriarcali, permettendoci di sentire, pensare e creare liberamente, recuperare il nostro corpo per disegnare le nostre proprie vite.”
Dopo le petizioni abbiamo a conoscenza un altro creativo metodo per far sentire il proprio disappunto verso chi è responsabile del mantenimento dell’ordine, tenendo ancora attuale la disuguaglianza di genere che penalizza sopratutto le bambine, le quali, costrette a vedersi vendere giocattoli che le suggeriscono di diventare brave cuoche, mamme, miss e casalinghe, potrebbero sviluppare un senso di inferiorità verso i maschietti e pensare che gli adulti da loro si aspettano solo questo.
E’ proprio in tenera età che si apprendono per scontati i ruoli di genere, che si inizia ad accettare cose che invece non sono altro che la radice di numerose discriminazioni che le donne subiscono ancora oggi. Molte donne introiettano atteggiamenti discriminatori perchè da bambine hanno appreso che questo è normale.
Se alla bambina si associa il bambolotto facilmente accetterà l’importanza di essere madri e che questo ruolo- quello della cura dei bambini- dev’essere svolto soltanto da lei. Perché un bambolotto dev’essere considerato femminile se in realtà ha ben poco di femminile?
Un maschietto non può giocare con un bambolotto? non può giocare a fare il papà? Non può apprendere che la cura dei bambini spetta anche a lui?
Se in Italia i lavori domestici e della cura gravano sulle donne é perché gli uomini e le donne lo hanno appreso durante l’infanzia. I giocattoli sono uno strumento didattico pericolosissimo ed è per questo che dobbiamo tenerne conto!